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martedì 6 gennaio 2009

LA PANCHINA NEL PARCO


Mano nella mano, occhi bassi. Non riescono a guardarsi. Fa freddo, sono seduti sulla panchina di un parco. Solo qualche uomo con il cane al guinzaglio per la solita passeggiata pomeridiana.
Com'era cominciata ? Lo ricordavano molto bene. Nessuno dei due avrebbe voluto questa storia, nessuno dei due l'aveva cercata. Era solo successo e basta. Erano stati travolti e non avevano opposto resistenza. Si erano fatti trasportare così, come se questo amore fosse stata un'onda gigantesca.
Storia assurda! Lei quarant'anni, lui diciotto di meno .
Erano ad una svolta, non potevano andare avanti.
Lei cosa poteva promettere a lui? Che ogni giorno che passava sarebbe invecchiata sempre di più, che la sua pelle avrebbe ceduto ai segni del tempo e dell'alcool. Sì, alcool! perchè da quando era cominciata lei aveva cominciato a bere per reggere questa situazione, per poter inventare ogni settimana bugie credibili per allontanarsi da casa in modo che il marito non capisse, che l'uso o l'abuso degli alcolici era aumentato. Finora aveva retto bene, non se n'era accorto nessuno. Nemmeno lui, ma per quanto?
E lui cosa poteva promettere e cosa poteva mantenere? Non aveva un lavoro fisso, fino a ieri aveva pagato lei le camere d'albergo dove andavano, poi avevano cercato posti sempre meno cari fino a trovare una stanza in affitto per pochi euro a volta.
Stanza vecchia, mobili cadenti, lenzuola che sembravano sporche e usate da altri. Ma per stare insieme anche questo poteva bastare.
Un'altra donna avrebbe chiuso, anzi non avrebbe nemmeno iniziato, ma lei era entrata da sola nella gabbia.
Non lavorava, finora il marito aveva pensato a tutto, si potevano definire una famiglia del ceto medio. Ma il continuo uscire con lui e pagare sempre lei, l'avevano costretta piano piano a vedere i soldi calare e a non poter più comprare tante cose. Il marito ancora non aveva notato niente, solo che sempre più spesso la sera la trovava stanca, la casa sempre più in disordine, il frigorifero vuoto. La cena spesso era consumata con un pasto veloce: poche cose ...uova, tonno, pomodori, mozzarella... Prima mentre saliva le scale dopo una giornata di lavoro gli sembrava di sentire l'odore dei piatti cucinati da lei in fondo alle scale. Le camicie rimanevano da stirare sulla sedia, aveva imparato a stirarle da solo.
Ma questa sistuazione cominciava a pesargli. Non capiva il suo malumore e il suo lasciar stare tutto così senza far niente.Un giorno le aveva detto che se a casa si annoiava poteva cercarsi un lavoro magari part-time, per passare un po' il tempo e non sentire più la solitudine.
E lei aveva dato retta al marito, più che altro le si era accesa una lampadina...ecco dove avrebbe recuperato i soldi che le servivano.
Alla fine lei aveva cominciato a lavorare andando a fare le pulizie in giro nei palazzi: le scale, negli appartamenti, panni da stirare, cani da portare a passeggio,...tutto! avrebbe fatto tutto pur di avere un po' di soldi. Ma questi soldi? Li dava a lui per le sigarette, la benzina, il bollo della macchina, il cellulare...
Ogni giorno era sempre più stanca, non vedeva più le amiche, si vergognava.
I vestiti sempre i soliti, i capelli? dal parrucchiere non era più andata, anche le mani... sciupate per i troppi lavori che era costretta a fare.
Lui invece aveva trovato il paese di Bengodi (come diceva mia nonna), sì è vero all'inizio lei lo aveva attratto : una bella donna ben curata lo aveva affascinato. Lui il classico ragazzo che non aveva voluto studiare, però bello. Aveva vissuto di espedienti di piccoli lavori, finchè non aveva trovato un ristorante dove non si lavorava tanto come cameriere, ma i clienti davano buone mance.
E lui aveva imparato presto, con qualche accortezza qualche gentilezza alla donna del tavolo riusciva sempre ad avere una mancia migliore degli altri camerieri. Una sera si presentò lei con il marito, bella coppia ma lui si accorse subito che lei lo guardava, che negli occhi aveva la luce di chi desidera qualcosa che non aveva mai avuto.
Qualche occhiata, poi un attimo di distrazione e lui le fa scivolare sotto il piatto il suo numero di cellulare.
Non ci aveva sperato molto, ma il giorno dopo lei lo chiamò.
Si incontrarono e la volta dopo erano già amanti. Lei riceveva attenzioni che non aveva mai avuto, lui i soldi che gli servivano pur di non lavorare.
Le aveva fatto credere che non c'era nessuna donna come lei, che nonostante la differenza di età lui era pazzo d'amore. Non doveva nemmeno fingere a letto, si sa a quell'età la voglia è tanta. E lei si sentiva una regina. Quanti uomini dicono alle donne che sono la loro regina e quanti mantengno poi quello che dicono?, salvo dirlo subito ad un'altra?
Per lei era stata un'onda gigantesca, uno tzunami; per lui sono un'onda che aveva cercato di sfruttare il più possibile.
Ormai era giunto alla fine, quando erano insieme non la toccava più.
Forse la stanza così squallida, forse lei sempre stanca e ogni giorno sempre più trascurata. Non era più la donna di un tempo, le sembrava quasi che puzzasse non aveva più il profumo dei primi giorni.
Non poteva più guardarla, stare vicino a lei senza avere un moto di schifo, ma non voleva ferirla.
Poteva essere definito in tanti modi e non si sarebbe offeso, ma in questo caso qualcosa lo commuoveva nel modo di fare di lei.
Le aveva dato appuntamento lì al parco. Non sapeva come dire qualcosa, le prese solo le mani. Non ebbe nemmeno il coraggio di guardarla. Dopo qualche minuto si alzò e basta senza dire niente.
Lei ebbe un brivido, da quant'era che era lì seduta da sola su quella panchina. Le mani aperte in grembo erano gelate, aveva sognato? ad occhi aperti? Non lo ricordava . Prese dalla borsa la bottiglia che ormai non la lasciava più. Una sorsata, una lunga sorsata e sentì un po' di caldo.
Ecco il cuore aveva ricominciato a battere, ma per chi ? anche questo non lo ricordava più...si strinse un po' di più nel misero cappotto, sapeva che tra poco qualcuno sarebbe andato a prenderla.
Rimase seduta ed aspettò.

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