Nei giorni scorsi è stato presentato a Roma, nella sede nazionale dell'Unicef Italia, dal Presidente Vittorio Spadafora e dal Ministro per le Pari Opportunità, Maria Rosaria Carfagna, il Rapporto Unicef 2009, 'La condizione dell'infanzia nel mondo', dedicato alla salute materna e neonatale.
(da Simone Baroncia )
Dal Rapporto, emerge chiaramente la connessione tra salute e vita delle mamme e dei loro neonati, tra povertà e mortalità, tra rispetto dei diritti della donna e tassi di sopravvivenza di madre e bambino. Nel mondo in via di sviluppo, il rischio di mortalità materna è mille volte superiore a quello che corrono le donne nei Paesi industrializzati. Il 99% della mortalità materna globale è concentrato nei Paesi più poveri, quelli in primo luogo dell'Africa Subsahariana e dell'Asia meridionale. I dieci paesi con il più alto rischio di mortalità materna sono: Niger; Afghanistan; Sierra Leone; Ciad; Angola; Liberia; Somalia; Repubblica democratica del Congo; Guinea-Bissau; Mali. In questi paesi il rischio di mortalità materna va da 1 su 7 in Niger (corrispondente a 1 su 8.000 nel mondo industrializzato) a 1 su 15 in Mali.
Dal 1990, anno di partenza per gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, 10 milioni di donne sono morte per complicazioni legate alla gravidanza e al parto, e circa 4 milioni di neonati sono morti ogni anno nei primi 28 giorni di vita. I progressi fatti nei confronti della salute materna e neonatale non sono andati di pari passo con quelli fatti nei confronti della sopravvivenza infantile, che hanno registrato una riduzione del 27 % nel tasso globale di mortalità sotto i 5 anni tra il 1990 e il 2007. Il rapporto dell'Unicef è dedicato alla salute materna e neonatale e identifica gli interventi e le azioni da applicare su larga scala per salvare vite umane quanto più possibile. La maggior parte delle morti materne e neonatali possono essere evitate attraverso interventi provati (nutrizione adeguata; migliori pratiche igieniche; cure antenatali; personale qualificato durante il parto; assistenza ostetrica e neonatale d'emergenza; visite post-natali per madri e neonati), forniti attraverso una continuità di assistenza in grado di collegare famiglie e comunità al sistema sanitario.
La ricerca rivela che, se le donne avessero accesso ai servizi essenziali di maternità e assistenza sanitaria di base, sarebbe prevenibile circa l'80% delle morti materne. Per accelerare il progresso nella salute materna e infantile è assolutamente necessario porre un accento più forte sull'Africa e l'Asia. Questi due continenti presentano le sfide più grandi per la sopravvivenza e la salute di donne e bambini, contando il 95% delle morti materne e circa il 90% di quelle infantili. Nel 2008, l'UNICEF, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione e la Banca Mondiale si sono accordate per collaborare al fine di aiutare ad accelerare il progresso nella salute materna e neonatale nei paesi con i tassi più alti di mortalità. La gravidanza e la maternità precoci mettono a serio rischio la salute delle ragazze. Infatti, più giovane è una ragazza quando rimane incinta, maggiori sono i rischi sanitari per lei e per suo figlio.
Oltre tutto, matrimoni e gravidanze precoci, HIV e AIDS, violenza sessuale e altri abusi legati al genere aumentano il rischio che le ragazze abbandonino la scuola, il che, a sua volta, stabilisce il circolo vizioso della discriminazione di genere, la povertà, e gli alti tassi di mortalità materna e infantile. L'istruzione delle bambine e delle ragazze è uno dei mezzi più potenti per evitare la trappola della povertà e creare un ambiente di sostegno per la salute materna e neonatale. Mettendo insieme le forze per espandere la copertura dei servizi essenziali e rafforzando i sistemi sanitari con azioni per proteggere le ragazze e le donne si può realmente accelerare il progresso. Mentre si avvicina la data limite del 2015 per gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, la sfida per migliorare la salute materna e infantile va al di là del raggiungimento degli obiettivi; si tratterà di prevenire le tragedie umanitarie evitabili.
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