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sabato 17 gennaio 2009

LO STUDIO A CASA :UN RINVIO SISTEMATICO ALLE INEGUAGLIANZE SOCIALI E FAMILIARI.


Nella mia "carriera" di genitore e partecipante alla vita delle scuola in generale con varie mansioni interne, ho notato ogni giorno che passava il problema dello studio da parte di alcune famiglie.
Ho sempre detto a mia figlia quanto sia fortunata ad avere "a disposizione" due genitori che possono aiutarla nello studio.
In una libreria ho trovato questo :

UNIVERSALE ECONOMICA FELTRINELLI
I COMPITI A CASA - Philippe Meirieu
Spero vi possa essere utile per avere almeno un'infarinatura su come affrontare i problemi più importanti.
Poi ogni bambino, ogni scuola, ogni insegnante e noi stessi genitori siamo diversi con caratteri e caratteristiche, completamente dissimili.
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Non viene mai abbastanza insistito sul fatto che qualsiasi rinvio sistematico dello studio a casa è in realtà un rinvio all'ineguaglianza: ineguaglianza delle condizioni abitative, ma anche e soprattutto dell'ambiente familiare e culturale. Chi dispone di una stanza propria in cui studiare, chi può ricorrere ad un fratello o ad un amico, chiedere aiuto a parenti che hanno già letto il libro che deve studiare, consultare un'enciclopeda o un atlante, consigliarsi con chi lo circonda circa i propri metodi di studio... costui non è affatto in condizioni di eguagliaza con chi studia in una stanza in cui la televisione è sempre accesa, senza interlocutori cui fare riferimento in caso di difficoltà, senza sostegno in caso di sconforto, senza altro consiglio che l'esortazione di rito :"Studia!".
Certo bisogna rifuggire le interpretazioni troppo semplicistiche: ci sono famiglie modeste che garantiscono ai propri figli un aiuto più efficace rispetto a quello di certe famiglie agiate. Un ambiente sereno, adulti attenti e fiduciosi, scambi autentici fra genitori e figli costituiscono importanti punti di riferimento che non sempre si trovano in famiglie che pure sono definite privilegiate. Accade persino che la presenza di ricche biblioteche e di numerosi strumenti informatici connessi direttamente ad Internet non riesca a far dimenticare i pasti consumati in fretta, durante i quali non c'è tempo per parlarsi, gli sguardi fugaci sul libretto delle comunicazioni o su un compito di cui il ragazzo è orgoglioso e sul quale, però, non riesce a far soffermare neppure per pochi secondi l'attenzione del padre e della madre.
Per questo un artigiano che si prende il tempo per spiegare alla propria figlia come ha raggiunto una certa capacità professionale la aiuterà certamente di più, quanto a esiti scolastici, di un dirigente che si limitasse a depositarla all'ingresso di un museo. Una madre di famiglia che discute con il proprio figlio della rivista che lei ha appena letto o del film che lui ha appena visto lo aiuta certamente di più che se lo abbandonasse a una dozzina di giornali educativi e culturali....Perchè qui non c'è niente di "automatico": se le condizioni economiche sono palesemente cruciali, in realtà è il tipo di ambiente familiare a essere davvero determinante. A parità di svntaggi e vantaggi socioeconomici, si possono registrare differenze significative. Affermiamo questo,evidentemente, non certo per minimizzare tali fattori nè per esonerare i poteri istituzionali da un impegno nel campo degli aiuti materiali ai genitori in difficoltà, ma per sottolineare tutta l'importanza dell'ambiente familiare e, con ciò, l'imprescindibile necessità di combattere la diseguaglianza anche nella scuola e tramite la scuola. Se si vuole che la scolarità non penalizzi i ragazzi in funzione del loro ambiente familiare, è fondamentale attirare l'attenzione dei genitori, degli insegnanti, delle strutture educative, dei rappresentanti locali e dei responsabili politici sui pericoli dello "studio a casa". Democratizzare autenticamente l'accesso alla conoscenza presuppone più che mai che venga garantito agli studenti, in classe e nelle strutture istituzionali idonee, il sostegno che manca loro altrove: studi assistiti, controlli individualizzati ecc.

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