SOLO QUELLI CHE SONO COSI' FOLLI DA PENSARE DI CAMBIARE IL MONDO, LO CAMBIANO DAVVERO (A.Einstein)

PER TUTTI
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domenica 28 febbraio 2010

GIBRAN terza parte (1)


Cercò di riprendere un piccolo contatto con Gibran. Ma lui si nascondeva. Non rispondeva nè agli sms nè alle emails che lei mandava. Non era un ripensamento, non voleva ritornare sulle sue decisioni: avrebbe solo voluto chiarire alcune cose. Pensava che era stata troppo veloce questa chiusura da parte sua. Non aveva voluto sapere nessuna spiegazione. Il suo ostinato mutismo era l'atteggiamento più infantile che potesse avere. Lei gli aveva detto che era un uomo VUOTO, ma avrebbe voluto dirgli perchè lo pensava. Si era offeso: le aveva risposto che se lei non poteva delineare i suoi confini o se le cose non erano come voleva non andava bene niente. Forse era vero: voleva capire qualcosa di più, ma non c'era riuscita.
Il "percorso", il famoso percorso che lui voleva creare insieme a lei era rimasto solo nella sua mente. La strada da tracciare va costruita: inizia in un punto e poi va studiata, preparato il terreno, spesso si incontrano imprevisti e si cerca di risolverli..... INSIEME.
Lei non era stata coinvolta in questo progetto, ne aveva solo sentito parlare: lui lo diceva spesso negli ultimi giorni ma non spiegava come avrebbero dovuto comportarsi. Si aspettava qualcosa da lei, ma non faceva intravedere l'inizio da cui partire. Sembrava che lui avesse in mente un disegno preciso che andava seguito alla lettera e lei invece aveva cominciato a vedere delle trappole: buche in cui sarebbe inciampata, non voleva commettere errori e per un nonnulla perdere tutto. Preferiva non iniziare per non sentirsi cieca, al buio. Era meglio lasciar stare: non voleva passare ogni minuto di ogni giorno a chiedersi se stava sbagliando e se era quello che avrebbe dovuto dire o fare.
Aveva affermato in maniera categorica delle cose che a lei non erano piaciute: non intendeva cominciare e portare avanti nessuna relazione con quelle premesse "...anche questo rapporto come tutti gli altri avrà un inizio e una fine....",".... non pensare che io faccio 70 km per vedere te !..."
Niente è eterno, ma partire subito dicendo che tutto sarebbe finito, perchè dovevano iniziare allora? Spreco di tempo ed energie! E in che modo poi dovevano stare insieme? Adesso si stava chiedendo ancora perchè non le dispiacesse avere chiuso. Ripensava continuamente ai giorni che si erano parlati al telefono. Telefono, cellulare, computer... non importava cosa, era sempre e comunque una cosa fredda che li teneva lontani. I motivi del suo no erano tanti. Non era un giudizio, ma una semplice analisi. Non si era sentita coinvolta mai in questo rapporto. Sì, è vero aveva avuto l'illusione che lui fosse diverso. Per due volte aveva provato brividi che l'avevano accecata, ma poi, finito tutto, era l'atteggiamento di lui che ostinatamente metteva la realtà in primo piano. Ripensava ancora a quante volte le aveva detto "ti voglio" e a quante volte invece aveva voluto avere solo "rapporti" al telefono. "Sto riscoprendo me stesso, dei lati di me che avevo dimenticato o che non conoscevo." "Molto lieta!" lei pensava, ma quelle telefonate le sembravano così assurde con lui che sbuffava dall'altra parte. Parlavano di storia e sociologia e lui di là che aveva un orgasmo. Si chiedeva allora cosa aveva nella voce di così erotico ed eccitante da provocare questa sua reazione.
Gli aveva dato tutta la sua disponibilità di tempo e fisica, e si trovava ad aspettare che lui si ricordasse che le aveva promesso che si sarebbero incontrati. Per due volte lo aveva aspettato preparandosi anche mentalmente per capire più cose che poteva, per aprirsi a.... Ma invano. In serata aveva poi saputo che era andato a Napoli o a Milano, e quindi l'appuntamento che lei pensava ci fosse, che fosse così importante per tutti e due, erano state solo parole.
PAROLE! Quante ne aveva sentite nella sua vita. C'era cascata un'altra volta. La parola, pensava, non è altro che un'anomalia della specie umana, che nella sua riproduzione nella sua crescita si era creata come una mostruosità, una deformità che però aveva portato ad un'evoluzione... Era servita sicuramente ad avvicinare molto gli uomini, ma poi il genere umano si era veramente incontrato o era stato un modo per inventare sempre più scuse per allontanarsi?
Pensava a Gibran e a come per lui non fossero importanti le cose che diceva, ma soprattutto quello che le prometteva. Sembrava che aprisse bocca perchè il silenzio lo spaventava. Anche lei prima parlava molto, poi negli ultimi tempi aveva cominciato un lento cambiamento. Ascoltava. Le piaceva ascoltare, e adesso parlava meno. Alcune volte cercava frasi che producessero un effetto in chi aveva davanti e aspettava la reazione. Non erano banalità. Ogni giorno si rendeva conto che le sue letture portavano frutti. Soprattutto a se stessa. Non si era mai sentita così bene. Invece lui non ascoltava nemmeno le sue parole!
Soprattutto quella frase....., ma che rapporto si sarebbe creato fra loro senza mai vedersi, senza un contatto fisico, senza mai nemmeno il piacere di una passeggiata insieme, una chiaccherata guardandosi negli occhi? Cosa facevano? stavano al telefono lui in auto che guidava e magari lei con il cellulare all'orecchio in cucina metteva la pentola per cuocere la pasta oppure condiva l'insalata per la cena? Conosceva altre persone, ma con loro non c'era niente e non avevano parlato di amore. Quindi andava bene un contatto così a distanza anomalo e indifferente. Perchè con lui doveva creare un rapporto emotivo e viverlo via etere? Era veramente un'assurdità! Cosa c'era che lo spaventava tanto? Ogni volta che non si era presentato, lei aveva affrontato tutto con calma, non ne era rimasta delusa come se se lo aspettasse.
(continua....)

giovedì 25 febbraio 2010

LA BIDDINA (BIDDRINA)


Ciccio Cipresso, molti anni fa, era riuscito ad avere in affitto dal cavaliere Moscato, in contrada “La Monica”, sei tumuli di terra soggetti alla irrigazione benefica delle acque del fiume che scorre a pochi metri. In esso voleva far crescere dei vivai di mandorli, delle caselle di sammarinese, di lattughine fresche, di cipolle, di sedani e di tante altre verdure piacevoli del nostro ambiente.
Agricoltore operoso e instancabile, da quel terreno era riuscito a ricavarci il sostentamento suo e della sua famiglia.
I suoi due figlioli Angelo e Concetta, ormai erano passati a nozze, si erano sistemati anche loro e gli portavano i loro rampolli che si divertivano con le loro manine paffutelle a tirare la barba del nonno che rideva e li baciava appassionatamente.
Alto, quadrato, nelle sue ampie spalle, all'età di 75 anni zappava ancora, innaffiava con acqua regolarmente, ed ogni mattina, dopo aver riempito due bisacce, risaliva verso il paese portando in bottega o in piazza mercato i prodotti della terra. Viveva sempre in campagna e la domenica mattina saliva ad indossare l'abito della festa per ascoltare la Santa Messa, poi acquistava due pacchetti di trinciato forte, faceva quattro chiacchiere con i suoi coetanei in piazza, passava dal macellaio, comprava un chilo di busecca di cui era ghiotto, e ...... per quel giorno si mangiava carne ed era festa in famiglia! In tanti anni di duro lavoro quel terreno era diventato un vero giardino rigoglioso dove le ciliegie cappuccie, le nespole, le pere papali, le bifare, le noci, le arance, i gelsi bianchi e neri, scoppiavano "di salute", si ingrossavano, maturavano sotto gli occhi amorevoli di Ciccio Cipresso.
Tutti sapevano che in quel pezzo di terra la frutta non mancava mai in qualunque tempo. Era riuscito a trapiantare anche l'uva passa di Lampedusa. Tutto ciò costituiva pertanto la tentazione dei grandi e dei monelli, i quali spesso e volentieri cercavano di scavalcare il filo spinato, di aprire una breccia, lasciandovi attaccati i brandelli delle loro camiciole e rischiando di andare in galera.
Quando al governo ebbe l'idea di fabbricare la strada ferrata ed aprire proprio lì, a qualche metro di distanza dal terreno, il piazzale della stazione, nel costone della montagna, i guai di Ciccio Cipresso aumentarono, perché la gente che aspettava il treno, portandosi ai margini del piazzale, aveva, lì sotto, a un tiro di schioppo quel giardino di incanto, quell'angolo di paradiso che solleticava la gola e il ventre. Tutto ciò inchiodava il povero Ciccio notte e giorno nei suoi campi e borbottava:
- Figli di cane, la colpa non è vostra: è di quel farabutto di governo che gli è venuto in testa di far la ferrovia!
Cominciò allora ad imprecare: se tutto fosse rimasto com'era nessuno si sarebbe permesso di attentare ai prodotti del suo giardino e di farlo arrabbiare.
Acquistò allora un archibugio ad avancarica, sicuramente risalente alla battaglia di Calatafimi, ed ogni tanto, durante le notti serene lasciava scappare qualche colpo per dire alla gente malintenzionata:"Badate, qui ci sono io!", ma non ebbe mai la forza di denunciare o di sparare contro qualcuno.
- Eccellenza! Signor Maresciallo mio! Mi creda non ne posso più!- Don Ciccio che vi succede?!
- Prima che costruissero quella maledetta strada ferrata, io vivevo tranquillo nel mio vignale, perché nessuno si sognava di spingersi fino ad esso; ma oggi sono rovinato; non riesco a fermare più ne' grandi ne' piccini........e non si accontentano di mangiare a quattro ganasce, ma si riempiono lo sparato della camicia e portano tutto a casa lasciandomi con un palmo di naso. Parola d'onore, qualche volta sparo dritto e faccio venire loro qualche indigestione di lupara.... di quelle grosse.........Il Maresciallo ascoltò sorridendo lo sfogo di Ciccio Cipresso e da buon napoletano risponde:
- Guagliò.., che ti gira pe' la capa.....questa è la volta che ti faccio assaggiare le manette.
- Gesù Maria alla mia età.....!E con la mano, con profonda fede, fece la santa croce per scacciare la tentazione.
- Ma intanto come si rimedia? Me lo dica vossignoria!- Acciuffane uno, portamelo qui e la pagherà per tutti!
- É una parola eccellenza, mi ci proverò!E, più confuso che persuaso, dopo un profondo inchino, lasciò la caserma ruminando nel suo cervello chissà quali progetti.
Dopo alcuni giorni per tutto il paese si sparse come un lampo un voce che suscitò i commenti di chicchessia.
Nei caffè, nelle bettole, nei saloni si ciarlava, si commentava il fatto nuovo.
- Ma sì! te lo dico io, dieci schioppettate a dir poco…stamani all'alba!- Povero zio Ciccio..,ha fatto bene! Gli vanno a rubare la frutta...
- Ti sbagli, qui non si tratta di frutta, ma di qualcosa di più grave: anche lui è stato costretto a sloggiare dal terreno!
- La Biddina!! Capisci? La biddina…. lunga almeno dieci metri e grossa così! e nel dire ciò l'uomo forma un cerchio con le braccia
- Ma... l' hanno ammazzata?-Tu credi che quello sia un animale così stupido che si lascia accoppare facilmente?! Ma quello e' un serpente grosso, lungo che striscia tra le fratte, tra le erbe, tra le canne e fugge facilmente.
- E allora è ancora viva?!- Sicuro c'è il pericolo che salga qui in paese: è capace di ingoiare un bambino, una capra, un asino.........!
- Don Ciccio lo avete detto e lo avete fatto: che cosa e' questa faccenda delle schioppettate?
- Eccellenza qualche cosa la dovevo fare........Vossignoria mi ha aperto le braccia, e ci sono andati di mezzo un po' di polvere nera, quattro lupare, e quattro stoppacci.....
- Ma mi hanno detto che avete sparato un decina di schioppettate.
- Signor maresciallo mio, non li ho contati eravamo io e mio figlio........
- A chi avete sparato ?!- In aria, alla luna....come sempre......
-E la biddrina? -
- Eccellenza, quella è frutto della fantasia di tutti i tempi, e di tutte le epoche! Io non l'ho mai vista e nessuno in paese sa che cosa sia....
- Ma mi hanno detto che è un serpente grosso che mangia i bambini.......e' vero?
- Mi è venuta per la testa di spolverare questa leggenda e di metterla in circolazione per il paese: ho tirato qualche schioppettata per avvalorare la leggenda: sono convinto che la gente, sentendo dire che nel mio fondo c'é la biddina..... non viene a cogliere la frutta perché, credetemi, ha più paura della biddina.... che della mia lupara! Vedete.., dacché il vignale l'ho lasciato solo e l'ho abbandonato alla biddina, non c'e' stato un mascalzone che si sia permesso il lusso di cogliermi una ciliegia e finché questa favola circola.......io sono a posto!....Scusatemi quanti bambini avete?
- Quattro! Ma perché questa domanda?- risponse accigliato il maresciallo.
- Perché le ciliegie che dovevano mangiare quei mascalzoni che me le vengono a rubare, le faccio mangiare ai vostri bambini. Non vi arrabbiate.....sono buone assai! Ve ne porterò domani un panierino e vedrete che ho ragione!
S'inchinò profondamente ed uscì esclamando:
- Vostra Eccellenza mi benedica e mi sappia compatire.
- Guagliò, tu si......'na bella faccia...!!!!..
Esclamò il maresciallo ridendo di cuore.

(di GERO RINDONE da Naro)

Rivisto e corretto da Antichirimedi.

Il racconto mi è stato mandato gentilmente dal dott. Lillo Novella, funzionario dei Beni Culturali del Comune di Naro (Agrigento).

mercoledì 24 febbraio 2010

Richiesta di collaborazione!


I nostri lettori avranno già capito che questo non è un blog ma solo una parte di un discorso più ambio.
Discorso di cui fanno parte anche altri blog. Quello che si occupa di salute, nutrizione, erbe ecc..
Quello che si occupa di investimenti finanziari e non ultimo un blog che si occupa delle forme. difficile da spiegare ma facile da intuire.
Durate delle ricerche mi sono imbattuto su questo documento che potete trovare on-line
www.baronebella.com/cronisto2001.doc
a pag. 18 si legge:

Tra i miti e leggende è anche da ricordare” La Biddrina” (dall’arabo grosso serpente d’acqua), che nella fantasia popolare diventa un mostro ferocissimo dagli occhi rossi e che divorava con la sua enorme bocca capretti e agnelli. Si dice che una Biddrina sarebbe stata stata uccisa a Cammuto dove esiste scolpita in una fontana la sua figura e la data dell’evento. Un’altra nella contrada Cosciu (Casa Gaetani-Saeli-Bella) negli anni 60: erano presenti all’evento i Carabinieri e il signor Saverio Santamaria. La contessina Saeli-Bella-Gaetani ordinò che il rettile fosse bruciato. Sempre nel Salso negli anni 50 furono uccisi altri due esemplari da alcuni pastori nella vallata sotto il monte Saraceno.


Ora chiedo aiuto a chi ci legge, soprattutto ai siciliani.
Potreste inviarmi la foto della fontana che è su citata?
I comuni interessati sono Naro e Campobello di Licata, entrambi in provincia di Agrigento.
L'indirizzo di posta è sempre quello:
gold.indi@gmail.com
Grazie

lunedì 22 febbraio 2010

COMINCIAMO LA SETTIMANA......


Qualcuno mi deve spiegare perchè devo essere considerata UNA DONNA DIFFICILE, se al mondo ci sono tanti imbecilli!?

Detesto la stupidità, la saccenteria, il sentirsi superiore ad un altro, credere di essere un pozzo di cultura solo perchè si è letto l'ultimo libro di Vespa, il sentirsi meglio di un altro perchè si ha l'auto più grossa o si va in vacanza in un villaggio turistico in un'isola!

E poi qualcuno, ma ce la deve mettere tutta.....vuole dirmi perchè devo cedere ad un uomo solo perchè crede di essere "il meglio del meglio"?

Il concetto di bellezza è relativo ed a me la bellezza in senso lato non piace. L'uomo bello sa di essere corteggiato, accumula solo un numero di donne come una collezione. Perchè devo far parte del "numero"?

L'abitudine ad avere tutto! Con me la perde, perchè dico immediatamente di no!

Io mi considero SOLA E UNICA.

Mi piacciono gli uomini brutti!

E di belli in giro ultimamente ne ho visti pochi, ma solo tanti "palloni gonfiati"!

Ciao buona giornata

venerdì 19 febbraio 2010

GIBRAN parte seconda (3)

(continua...)

Il pomeriggio alla stazione si salutarono con un lungo bacio. Ogni volta le sembrava che il loro distacco fosse più doloroso. Perchè?

Durante il viaggio cercò di pensare ad un rapporto più stretto con Gibran, c'era qualcosa che ancora le sfuggiva.

Continuava a dirle che lui era un tipo solitario, che aveva i suoi interessi e che sapeva come passare il tempo. Le sembrò che fosse stato lui a trascinarla in questo che a vederlo dall'alto sembrava un Maelstrom, ma all'interno era proprio calma piatta: nemmeno un'increspatura nell'acqua.

Decise di non prendersela più se non s'incontravano, voleva solo capire se a lui però dipiacesse se aveva un altro uomo.

"Vivrò la mia vita come se non ci fosse....appena prenderà una decisione ... ne parleremo meglio."

Mentre stava guardando fuori dal finestrino e cercava di leggere ..."Scusi è libero?" "Sì, prego."

Mentre toglieva la borsa alzò gli occhi e lo vide. Sorrideva, baffi chiari capelli sul biondo grigio, fisico asciutto, non molto alto forse 1,70. Pensò che le piacevano sicuramente gli uomini belli. Il tono della voce profondo, caldo con un leggero accento ma non capì subito di dove. Non molto giovane fra i cinquanta e i sessantanni. Il suo sorriso apriva paradisi.

Nel sedersi le sfiorò la mano o il braccio, non se lo ricordava più ma ebbe un fremito, come i brividi che procura un amante quando ti vede dopo tanto tempo e comincia ad accarezzarti piano dolcemente. Chiuse gli occhi: vide la sua mano sui suoi capelli, che scendeva sulle guance poi sul collo e giù fino a....

Pensò come sarebbe stato un rapporto con lui. Poi si dette della stupida! Ma come non lo conosceva nemmeno e già pensava chissà che cosa! E poi che donna era, se già aveva due uomini! Uno l'amante fisso carnale al quale non sapeva rinunciare, l'altro etereo fatto di poesia di telefonate e sms, parole che sembravano uscite dai bigliettini dei baci.

Ma i pensieri cominciarono ad affacciarsi sempre più insistentemente.

Dopo pochi minuti si misero a parlare e venne a sapere che era un giornalista. Si considerava un tipo inossidabile e a lei venne spontanea una battuta :"Ma in Italia esistono ancora gli inox?" Lui fu colpito. Per tutto il viaggio non smisero di parlare di scambiarsi opinioni di ridere e quando lei scese oh! meraviglia si fermò anche lui alla stessa stazione. Non gli aveva nemmeno chiesto dove abitava!

In un percorso di poche ore era nato tra loro qualcosa. Lui aveva tutto quello che lei desiderava.

L'affinità fra loro era tangibile, fisica e intellettuale. Una calamita li stava attirando per tenerli uniti per sempre.

Si baciarono come se uno dei due fosse appena arrivato dopo una lunga assenza.

Dov'era finito il "vecchietto".... dove Gibran?

Pensò a loro solo un attimo. Se esistono le favole, lei era appena entrata in quella più bella senza orchi nè mostri nè streghe.

Il suo cuore cominciò a battere, sulle labbra affiorò un sorriso. Stretta a lui uscì dalla stazione felice che la vita le avesse appena concesso una possibilità tutta da vivere.

Lo guardò.... No, lui non era Gibran: aveva parlato di cose semplici ma dirette al cuore. Nessun dubbio per il futuro.

Avrebbe vissuto questo nuovo amore come se fosse stato l'unico nella sua vita. Il suo intelletto era soddisfatto: aveva trovato l'oasi che stava cercando da tanto tempo, il cuore si era aperto. Lo sguardo di lui, ogni suo passo, la mano che la stringeva... la sua mano le dicevano soltanto:" Adesso che ti ho trovato.....non ti lascerò più." i dubbi e le incertezze che l'avevano bloccata che non le avevano permesso di portare avanti la storia con colui che la riempiva di poesie soltanto, non c'erano.

Pensò che Gibran era totalmente egoista, pieno di paure. Metteva regole su regole, dire cosa voleva e cosa non voleva era soltanto un fuggire dalla responsabilità di un rapporto che per crescere si nutriva di complessità, di compromessi accettazioni e rinunce.

No, Gibran non avrebbe mai saputo come lei avrebbe potuto amarlo, come gli si sarebbe concessa senza limiti nè tabù.

Si ricordò alcuni versi del suo poeta preferito:

" L’amore non dà nulla se non sè stesso,
non coglie nulla se non da sè stesso:
L’amore non possiede né è posseduto:
l’amore basta all’amore."
(Kahlil Gibran)

mercoledì 17 febbraio 2010

GIBRAN parte seconda (2)

(continua...)

All'improvviso lo squillo del cellulare :"E' il tuo."

"Pronto.." era Gibran. Le scocciava quella telefonata! Non voleva rispondere. Avrebbe dovuto mentire a tutti e due.

Questa doppia relazione non le dava fastidio, si sentiva pulita.

Sarebbe stato il suo segreto, le sembrava così naturale poter in futuro andare avanti alternandosi fra loro. Due uomini: città diverse, tempi diversi, lavori che le avrebbero permesso di portare avanti tutto fino a quando avesse voluto.

Ma perchè così velocemente aveva lasciato il suo primo amante?

Riusciva a riempire la giornata con questo incontro. La meravigliosa sensazione che le lasciava le bastava per un po'. Poi ricominciavano subito a ricercarsi. E' vero fisicamente non era mai stato travolgente come Gibran, solo un ottimo amante, ma forse era il suo Io interiore che veniva appagato e ne usciva fuori soddisfatta.

Gibran? Era ricaduta nuovamente nei dubbi dei primi giorni. Non si incontravano mai. Il lavoro di lui lo portava lontano, ma quando lei gli aveva proposto anzi no gli aveva chiesto di cercare un posto tranquillo dove stare qualche ora insieme lui le aveva risposto con un rifiuto. Le bastava anche l'angolo del tavolino come le altre volte. Si sentì offesa. Avrebbe voluto più spazio più tempo, ma sembrava che lui rifuggisse un incontro più lungo. Diceva che voleva stare con lei tanto tempo poi mentre parlava riduceva le ore.... un giorno, una mattina, tra un incontro di lavoro e l'altro. Inizialmente aveva cercato di organizzare una giornata se lui le avesse detto di sì, poi aveva smesso: aveva capito che non ci sarebbe mai stata. C'era in lui un blocco, ma ancora non riusciva a capire quale o forse non aveva voglia di capirlo. Si era chiesta come aveva portato avanti altri rapporti che aveva avuto, se si era comportato anche con le altre così e se avevano accettato stando zitte.

Ecco perchè lei era tornata indietro nelle sue posizioni iniziali. Si era nuovamente "seduta".

Non si sentiva uno spettatore, questo ruolo è rivestito da chi partecipa alla storia: piange e ride a seconda delle battute, in questo caso era un osservatore. Guardava da lontano cosa succedeva senza emozioni. Si era chiusa nuovamente.

Quando gli aveva scritto:"E' troppo presto per dirti ti amo ?"

La risposta di lui fu:"L'amore è una scelta."

Nel sentirlo ebbe un piccolo tremito, molto piccolo, durò solo un attimo ma rimase impresso.

Prese la solita "bilancia" e cominciò a paragonare i due uomini.

Non avrebbe voluto farlo, ma Gibran la costringeva ancora una volta.

Il suo modo di fare era molto distante, anche se l'enfasi che metteva quando parlava con lei poteva far pensare che stesse costruendo un luogo paradisiaco per il loro amore, chissà perchè la lasciava sempre indifferente.

Non riusciva a vedere la porta per entrare.

Era un bell'uomo le piaceva, le aveva dato sensazioni che non aveva mai avuto, aveva sentito parole che l'avevano fatta vibrare, ma.....

Quella comunione intellettuale che cercava, che era diventata importante per lei .... NON C'ERA.

Più ci pensava e più la realtà era questa.

Con il suo "vecchietto" quasi riusciva ad anticipare le parole che avrebbe sentito. Il suo cervello era aperto, attento a carpire le sue frasi. Niente era banale o scontato. Le loro discussioni erano uno scambio di idee vivo e costruttivo, non importava di cosa parlassero: a tutti e due piaceva come si ponevano davanti alle critiche. Sui libri avevano idee comuni, per il teatro e la musica i gusti erano identici.

Solo che non parlavano mai d'amore. Non ne sentivano il bisogno, il loro era un rapporto fatto di rispetto, sicuramente in qualche angolino nascosto c'era anche un sentimento che li teneva uniti, ma non lo confessavano per paura forse che le parole potessero sciupare la loro complicità.

Invece Gibran più parlava e meno lei capiva cosa volesse dire, sembrava sempre che ripetesse una pagina di qualche testo universitario che stava studiando. Non sentiva nelle sue parole niente di personale o forse non era capace di comunicare cosa aveva elaborato. Non discuteva mai, non cercava uno scambio. Questo la infastidiva. Come avrebbero potuto conoscersi se non parlavano?

Le ripeteva spesso :"Mi piaci mi piaci mi piaci..."

Lei lo aveva interpretato inizialmente come un invito a stare insieme, ma quest'incontro non avveniva.

Ritornò alla telefonata:"Sei ancora fuori per lavoro? Quando torni?"

Rimase sola in camera, l'amante andò in bagno con la scusa di fumare una sigaretta.

Fu un gesto carino, ma lei non desiderava che lui pensasse che voleva rimanere sola per dire chissà cosa.

Chiuse velocemente e aprì la porta..."Mi mancavi, voglio un bacio."

Gli spiegò chi era che aveva telefonato e che avrebbe voluto studiare con lei per laurearsi in psicologia. Si misero a ridere.

In camera a letto lui le toccò delicatamente i capelli accompagnando la testa verso il basso."C'è "qualcuno" che ha bisogno di te!"

Il pomeriggio alla stazione si salutarono con un lungo bacio. Ogni volta le sembrava che il loro distacco fosse più doloroso. Perchè?

(continua...)

martedì 16 febbraio 2010

I Curiani


Oggi andando in ufficio odoravo l'aria di Torino, era ancora buio e il gelo aveva coperto i vetri delle macchine obbligando a dar mano di raschietto.
Ma torniamo all'aria una puzza di bruciato di non ben inedificabili sostanze, un miscuglio nauseabondo e meno male che ieri aveva anche nevicato.
Il mio cervello mi riportò ai profumi che sentivo in questo periodo quando ero ragazzo.
Gli odori brutti erano quelli dello stallatico che veniva sparso nei campi.
Mentre fantastici erano gli odori che le potature di ulivi e delle viti diffondevano nell'aria.
Ma anche l'odore della terra smossa che dalle mie parti avveniva ancora a forza di braccia con attrezzi che risalivano a epoche passate, zappe e "zappuni"; era questo lo strumento principe del bracciante a giornata.
Questi venivano chiamati da mio Nonno e da mio Padre "Curiani", non so bene da dove deriva questo termine, forse dal fatto che tanti latifondi nelle nostre zone erano in mano alla chiesa e quindi alle Curie, ma non ho trovato riscontri su questa ipotesi.
Il Curiano nella mia immaginazione era un fenotipo ben preciso, scarsa intelligenza, forza sproporzionata ma indolenza atavica.
Quasi un deriva parallela dell'evoluzione, la sua rozzezza era anche nel cibo di cui si nutriva, cipolle crude pane e vino, e a questo bisognava fare molta attenzione poiché non riusciva a trattenersi e se il datore di lavoro faceva l'errore di metterne a disposizione troppo, ti ritrovavi con la mano d'opera ubriaca e il lavoro non finito a fine giornata.
Mi ricordo quando uno di essi un po' brillo, mentre scalzo portava a compimento la sua mansione di preparare la vigna per l'estate con la così detta "rifunnuta", scambiò il suo pollicione che usciva dal monticello di terra, per la testa di una vipera e si tronco l'alluce con un colpo di zappuni. O quanto spinto da un bisogno corporale dopo aver mischiato uva e fichi d'india durante la vendemmia non riuscì ad appartarsi in tempo e lasciò una pista di un color marroncino chiaro lungo il filari di vite.
Era uso dai proprietari della vigna far mangiare i fichi d'india prima di iniziare la vendemmia, questo per evitare che poi i braccianti si servissero dell'uva ben più preziosa, infatti la combinazione dei due frutti dà un risultato, diciamo, dirompente.
Ma avvolte in queste famiglie venivano fuori dei fiori inattesi.
Uno di questi colpì così tanto le fantasie di un mio fraterno amico che fu veramente dura dissuaderlo dallo dichiararsi in casa del così detto giglio.
Ma questa è una storia che mi riprometto di raccontare un'altra volta.

lunedì 15 febbraio 2010

GIBRAN parte seconda (1)



Dopo l'euforia iniziale tutto si era attenuato. Continuava ad osservare Gibran da lontano. Le parole non corrispondevano alla realtà.

Le sensazioni che le aveva dato non sapeva spiegarle. Ma era come se fossero rimaste racchiuse in quello spazio di tempo e non fossero andate oltre. Non sentiva la loro mano su di sè. Durante la giornata spesso pensava ad altre cose e si dimenticava di lui.

Mentre invece aveva sempre in mente il suo "vecchietto".

Continuavano a telefonarsi tutti i giorni.

E.... decisero di rincontrarsi.

"Finalmente. Il tuo sapore di tabacco!" gli disse quando lo baciò alla stazione. Le sembrava di essere rientrata in un luogo sicuro, un luogo da cui si era allontanata per poco, distratta da una luce che poi si era affievolita.

Si sentiva protetta.

Era un uomo che non poteva passare inosservato. Alto bel fisico capelli bianchi barba bianca. Curatissimo.

La sua sicurezza era una nota caratteristica, molti potevano pensare che fosse freddezza, ma non era così.

Per lei donna sicura ci voleva un uomo sicuro.

Molti ostentano una "facciata" costruita con grandi sforzi nei rapporti con gli altri, nelle riunioni, nelle cene, ma lui era così sempre. Non l'aveva mai sentito vacillare, non aveva mai trovato una nota di fragilità. Mentre invece la sentiva subito in tutti gli altri.

La camera nel solito albergo! avevano pattuito un prezzo di comodo per la loro frequenza.Quella volta il direttore diede loro un euro di resto perchè andavano via prima delle 15.00. Si misero a ridere guardandosi... un euro di sconto sullo sconto già in essere. Uno di loro avrebbe preso un caffè offerto gentilmente dall'albergo!

"Camera 709, settimo piano."

Mentre entravano nell'ascensore lei disse:" Hai fatto caso che ogni volta siamo saliti di un piano?"

".... ci daranno solo il letto.... la camera è sempre più piccola..." commentò ancora quando entrarono.

Quella volta le sarebbe piaciuto che l'avesse spogliata lui, piano un pezzo alla volta mentre l'accarezzava e la baciava, ma quando uscì dal bagno lo trovò quasi nudo. Non fece a meno di pensare che per l'età che aveva il corpo era asciutto e la pelle bella e liscia. Nessuna ruga, nessun cedimento nelle braccia o nelle spalle. Un po' di peli bianchi sul petto che la eccitavano sempre quando li accarezzava. Si spogliò lentamente per far sì che la guardasse, mentre pensava che aveva voglia di sentire il suo profumo e il suo sapore presto.

La sua reazione fu veloce.

"Vieni, ti voglio."

Quello che le chiese non le dispiacque, con lui era tutto naturale. Niente era costruito o programmato, nessuna richiesta era mai offensiva.

Quando si erano conosciuti le aveva detto che erano anni che non veniva dentro una donna, non ne era capace. Forse un blocco psicologico che non aveva mai capito, ma con lei riuscì a fare anche questo.

Erano felici tutti e due quando successe. E lei sentì che si erano avvicinati ancora di più.

Come d'abitudine, parlavano sempre un po'. Ma questa volta fu diverso. Lui aveva voglia di confidarsi. Era arrivato il momento che lei non aveva mai cercato lasciando a lui la scelta dell'attimo giusto. Era molto discreta, non chiedeva mai, lasciava all'altro la possibilità di raccontare e raccontarsi se lo avesse voluto.

La sua percezione era molto sviluppata: aveva imparato a non forzare i tempi. Era ridicolo farlo, spesso una domanda di troppo non aveva ottenuto niente o una reazione che l'aveva lasciata con l'amaro in bocca.

Dicendogli che il suo carattere aveva bisogno di spazio che come tipo di uomo aveva bisogno di molto spazio, colse nel segno. Lui fu un torrente in piena parlò per più di un'ora raccontando tante cose che lei non conosceva ma che aveva intuito.

Ascoltò senza interromperlo, non era il caso di fare domande. Perchè poi? Lui le stava aprendo se stesso: le sue sensazioni i suoi sentimenti, cosa l'aveva sostenuto nella carriera e gli scogli che aveva dovuto superare, i problemi in famiglia e con i figli.

Era una donna che sapeva ascoltare.

All'improvviso lo squillo del cellulare :"E' il tuo."

(continua....)

venerdì 12 febbraio 2010

DOMANI OFFRO UN PRANZO A INDI....


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CROSTINI CON FEGATINI

PENNE AL LAMPREDOTTO

RIBOLLITA
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LAMPREDOTTO AL PIATTO

STRACOTTO DI MANZO
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CHIANTI BORGIANNI - TENUTA VOLPAIA

ACQUA NATURALE E GASSATA

CAFFÈ
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(come al solito niente dolce!)

mercoledì 10 febbraio 2010

VOGLIO ANDARE VIA DALL'ITALIA!


Chiamatemi BASTARDA!

Ma anche stamattina devo leggere l'ennesima castroneria!

Sono scurrile? per forza! come si fa a non esserlo!
Ma quante ne inventano a pro suo!
Sapete perfettamente che ho un negozio da una vita! Ebbene ne ho subite di angherie da parte di leggi normative pagamenti multe interessi impiegati che non capivano un ....lasciamo stare cosa!
Un giorno decido di aiutare un povero cristo che cercava lavoro. Mi distribuisce i volantini! Non solo ho perso due mattinate per i permessi, ma siccome l'impiegato ha riempito come voleva lui il foglio (secondo me l'ha fatto apposta), dopo due mesi mi è arrivata anche una multa! Dopo quello che avevo pagato e la rottura per fare i permessi.
L'ULTIMA CHE MI HA FATTO ARRABBIARE?
Ebbene siccome stiamo entrando in campagna elettorale per le regionali hanno firmato il condono per i cartelli elettorali. Libertà assoluta solo per chi e per cosa vogliono certi personaggi, mentre per noi cittadini che paghiamo!!!!!! cosa ci rimane?
Aspetto soltanto che firmino anche un condono per tutto l'abusivismo edilizio che sta facendo crollare mezza Italia con danno e deturpamento del paesaggio, ma la cosa più grave con decine di morti!
Il tesoriere che conta i soldi.....quelli non li mette mai in conto vero?

Link

martedì 9 febbraio 2010

NESSUNO SI SOTTRARRÀ ALLA GIUSTIZIA.....


Eccomi qua mi presento....

LA SOLITA INGENUA !

Ho letto stamattina una notizia apparsa qualche giorno fa, magari se avessi un giorno di 72 ore potrei fare tutto e invece qualche cosa rimane sempre indietro.

Sono settimane mesi che si sente la solita musica. L'orchestra è talmente stanca che ormai è diventata stonata: stecche da tutte le parti.

Dunque ritorniamo sul palcoscenico con la solita rappresentazione, soltanto che le commedie di Shakespeare possono essere replicate anche dieci volte al giorno che avranno sempre un pubblico attento e innamorato, ma adesso noi, il pubblico, di questa rappresentazione non ne possiamo più.

Ho rinvangato quante volte sono stata puntuale nel presentare dei documenti, a quanti appuntamenti sono arrivata in anticipo, quante notti ho fatto in bianco rinunciando a incontri con amici o altri divertimenti per poter studiare altrimenti perdevo tutto.

Mi chiedo allora perchè io devo "subire" come molti altri le regole dello Stato in cui viviamo, accettandole e seguendole nel miglior modo possibile.... e invece c'è chi non ha tempo? o lo impiega a governare il Paese o a studiare i faldoni dei processi cui dovrebbe presentarsi!

Se non ricordo male non è l'imputato che dovrebbe leggere i documenti ma i suoi avvocati e dopo riferirglieli per riassumere le accuse.

Se non ricordo male è stato puntualizzato che i processi, dove vengono mosse denunce anche pesanti, non possono essere presieduti, mentre invece per le udienze per la separazione dalla moglie e per la ricerca di un palazzo a Venezia che richiedono sicuramente un bel po' di tempo .... c'è spazio e disponibilità.

Se non ricordo male invece di emanare norme leggi e altro per sospendere i processi "fino a nuovo ordine!" in Italia esiste anche il processo in contumacia o sbaglio?

Ma come? io semplice cittadino se non seguo a bacchetta le leggi e co. vengo preso a casa dai Carbinieri e invece chi siede nei "palazzi dorati" si gira i Codici fra le mani e si mette anche a fare il giocoliere?


VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA !!!

lunedì 8 febbraio 2010

QUANTE VOLTE OFFENDERANNO ANCORA I NOSTRI MORTI?


Finito il liceo desideravo diventare un avvocato! Mi vedevo in mezzo all'aula con la toga nera a difendere un innocente, mi muovevo come Perry Mason.
Io donna sarei stata un avvocato terribile. La scelta è stata diversa e non me ne pento, ma mi è rimasto sempre la voglia di giustizia.
GIUSTIZIA!

Termine superato obsoleto, quante volte sono stata delusa in questi anni. Ogni vota che ho letto sotto il banco dei giudici
LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI
Quante volte ho assistito alla televisione alla vista nelle aule dei tribunali al pianto dei parenti delle vittime innocenti, quante volte alle loro grida, quanti di loro hanno urlato che non esiste giustizia.
Ebbene anche stamattina ho trovato quello che mi ha inorridito: un articolo che riguarda i morti di Nassiriya.
Secondo una nuova norma "blocca-processi" non verrà fatto probabilmente nessun processo sulla strage dei NOSTRI MILITARI. Si sono così liberati dal fastidio delle udienze e dal pericolo di una condanna per gli alti ufficiali imputati di non aver fatto in Iraq tutto il possibile per proteggere gli impianti e gli uomini loro affidati.
La norma, del 29 Dicembre 2009 e pubblicata nella Gazzetta il 31, è nascosta molto bene nelle righe che prorogano le missioni all'estero. Nascosta così bene che gli avvocati di parte civile se ne sono accorti solo ora. Se non interverrà qualcuno a cambiare le cose, anche questa volta sarà un' offesa a chi è morto in una missione di pace, un insulto a chi ha lasciato la famiglia in un ambiente protetto ed è andato a difendere chi da solo non riesce a farlo, uno stupro a chi voleva portare un po' di tranquillità fatta di cibo scuole assistenza sanitaria a chi non sa cosa vuol dire.
A quante offese, a quanti "stupri" ancora dovremmo assistere nel prossimo domani?
Non c'è vergogna in quello che viene fatto e fatto subdolamente, per quanto tempo ancora potrò chiudere gli occhi di mia figlia prima di cominciare a farle vedere cosa viene fatto in Italia?
ITALIA! ma esiste ancora negli animi di chi scrive e inventa certe norme il concetto di Patria?
Esiste ancora nei loro cuori l'onestà, l'orgoglio di essere Italiani o sono parole che i nostri ragazzi leggeranno solo nel vocabolario non comprendendo assolutamente il significato perché nessuno da un esempio?

PERCHÈ PERMETTIAMO DI OFFENDERE I NOSTRI MORTI?
VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA!!!!!!!

martedì 2 febbraio 2010

ANCORA VELENI NELLA NOSTRA BELLA ITALIA!




Appena ieri ho denunciato la presenza di navi piene di sostanze radioattive affondate nei nostri mari meravigliosi, bambini che si ammalano, intere famiglie con problemi tumorali, danni ambientali irrimediabili,.....

E... gli operatori turistici ignari che continuano a far pubblicità e ad invitare ad andare sulle nostre spiagge.

C'è voluto la denuncia dell'associazione ambientalista Greenaction Transantional, di un gruppo di speleologi e della rivista National Geographic che si è fatta carico di mettere in risalto lo scempio perpetuato per anni ai danni del nostro patrimonio paesaggistico, per sapere che adesso anche le montagne del Carso, teatro di tanti combattimenti, di morti atroci, tesoro della nostra storia, sono inquinate in maniera assurda e vergognosa.

Discariche a ciel sereno accettate da amministrazioni compiacenti, liquami di prodotti petroliferi che sono penetrate e continuano a espandersi nella falde acquifere con quale danno per la salute e l'ambiente? Terra di confine adoperata per eliminare e nascondere i residui di una guerra non dichiarata con i paesi che non fanno parte della NATO?

Ma è meglio che leggiate gli articoli che abbiamo trovato in rete.


http://www.greenaction-planet.org/index.php?option=com_content&task=view&id=62&Itemid=33


http://www.informatrieste.eu/blog/blog.php?id=5644


http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/Carso:-discariche-in-cento-grotte-e-50-doline/2026272

BUON COMPLEANNO INDI


Questo è solo l'antipasto, in cucina ci sono Gargantua e Pantagruel pronti e desiderosi di cominciare a cucinare per te.


TANTI AUGURI DI BUON COMPLEANNO

lunedì 1 febbraio 2010

CIRCOLA QUESTO PER LA RETE......



Non penso che sia un fotomontaggio, ma come mai nessuno ne parla?
Come mai tante persone che conosco così attente a denunciare notizie "catastrofiche", che raccolgono in giro, non me ne hanno mai accennato?
Come mai fra tanti "osservatori" attenti ai vari gruppi di pedofili, ai gruppi che inneggiano alla violenza, denunce di stupri, e manifestazioni varie contro ogni forma di ipocrisia.....NON SI E' FORMATO ANCHE UN GRUPPO DI OSSERVATORI A FAVORE DELLA SALUTE PUBBLICA?
Oppure pensiamo che noi uomini o il nostro pianeta possa ancora reggere nei secoli dei secoli questi abomini?