L'ha ricordata Emma Mercegaglia in una sua intervista di fine anno: le imprese italiane attendono dalla pubblica amministrazione ben 70 miliardi di euro di pagamenti arretrati. Una montagna di soldi che, se venisse inoculata nel sistema, porterebbe una boccata d'ossigeno all'economia reale. Rappresenterebbe, forse,lo "starter" per la ripresa economica.
Il presidente della commissione Finanze della Camera, Gianfranco Conte, ha annunciato che negli emendamenti al decreto anticrisi ne verrà inserito uno dedicato proprio a velocizzare questi incassi. E si sa che la Sace, l'assicurazione controllata dal Tesoro, si sta attrezzando per svolgere la funzione di "fattorizzazione" di quei crediti che il decreto le affida.
Resta il nodo di fondo, paradossale: quei pagamenti sono già nel bilancio pubblico, ovvero già sono conteggiati nel famoso rapporto deficit/Pil, quello che sta andando per l'Italia al 3,5%. Perchè, allora, il Tesoro non tira fuori gli euro per consentire i pagamenti? Perchè dovrebbe procurarseli emettendo nuovi titoli di Stato, e da una teme di far fatica a collocarli, dall'altra non vuole aumentare l'altro parametro tabù di Maastricht, quello del rapporto debito/Pil, oggi attorno al 105%.
Come dire: l'Italia reale funziona, e attende pagamenti legittimi; quella euroburocrazia blocca tutto. E i mercati speculano contro i Paesi (apparentemente) più deboli. Bell'affare....
ECONOMY 7/1/2009
SOLO QUELLI CHE SONO COSI' FOLLI DA PENSARE DI CAMBIARE IL MONDO, LO CAMBIANO DAVVERO (A.Einstein)
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