L'allarme lanciato dal presidente Lazzaro in un'audizione al Senato
"Potrebbe esserci un incremento della pressione, in particolare dell'Irpef"
Federalismo, Corte dei Conti
"Rischi di aumento delle tasse"
Tullio Lazzaro, presidente della Corte dei conti
ROMA - Con il federalismo fiscale disegnato dal ddl di delega attualmente all'esame del Parlamento si corre il rischio di determinare un aumento della pressione fiscale, in particolare per quanto riguarda l'Irpef. L'avvertimento arriva dalla corte dei Conti.
"Il sistema di finanziamento degli enti territoriali configurato dal ddl - spiega il presidente Tullio Lazzaro nel corso dell'audizione davanti alle commissioni Affari costituzionali, Bilancio e Finanze del Senato - comporterà lo spostamento di rilevanti quote di gettito Irpef dal centro alla periferia. Ciò può comportare rischi che vanno opportunamente valutati", anche perché il federalismo fiscale "può portare ad un aumento della pressione tributaria, in particolare dell'Irpef, e a una forte dilatazione in ragione del ruolo centrale assegnato nel finanziamento del federalismo fiscale all'Irpef" per quel che riguarda la perequazione.
Un primo rischio, ha precisato Lazzaro, è che "il 'reticolo' dei principi e delle prescrizioni che animano il disegno di legge delega porti, non già, come si vorrebbe, ad una riduzione, ma ad un aumento della pressione tributaria ed in particolare dell'imposizione personale sui redditi, insieme ad una forte dilatazione del ricorso alla perequazione, in ragione del ruolo centrale assegnato nel finanziamento del federalismo fiscale all'Irpef, nonostante la sperequata distribuzione del suo gettito sul territorio nazionale".
Un altro rischio è che "le ipoteche che interessano la base imponibile e la conseguente frantumazione del gettito, oltre all'effetto, scontato, di ridimensionare il gettito erariale, finiscano con l'intaccare le finalità redistributive tradizionalmente assegnate all'imposta personale sul reddito". E ancora: "L'aumento del ruolo delle addizionali, la previsione di un'aliquota riservata o di una riserva di aliquota e la possibilità di intervenire sulla struttura dell'imposta modificando i parametri impositivi (aliquote e base imponibile) si potrebbero risolvere nella sterilizzazione del principale strumento di politica fiscale oggi a disposizione del governo centrale".
Nel corso dell'audizione, Lazzaro ha parlato anche del ricorso ai contratti derivati da parte degli enti territoriali, definendolo "un problema enorme" anche perché "a pagare alla fine sono sempre i contribuenti".
"Non abbiamo un'esatta quantificazione del fenomeno" e questo perché "i contratti dovevano essere comunicati al ministero dell'Economia" pena la loro efficacia. Ma questa comunicazione non sarebbe arrivata lasciando di fatto la legge 'lettera morta'. Così, aggiunge Lazzaro, "neanche il ministero dell'Economia conosce esattamente la dimensione del problema". Per questo il presidente della corte dei Conti ritiene che sarebbe stato meglio "assegnare alla magistratura contabile un controllo preventivo sulla sottoscrizione di questi strumenti finanziari".
( 17 novembre 2008)
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