Stasera è già la seconda o terza volta che i miei lettori superano di numero quelli del blog di Epicuroelaborsa. Se pensiamo che questo blog è arrivato al 75° posto nelle classifiche vuol dire che chi scrive lo sta facendo nel migliore dei modi. Speriamo soltanto che non intervengano elementi di disturbo, ma sicuramente verranno subito allontanati.
Per quanto riguarda questo blog con i suoi 100 lettori circa al giorno (per adesso !) dove sarà? Mi diverto, sono contenta, è un po' faticoso tutti i giorni inventare storie, soprattutto confrontarsi con altre persone. Però mi piace, soprattutto mi piace quando ho davanti degli ascoltatori validi. Io riconosco la loro intelligenza e loro riconoscono la mia. Ammiro sempre chi reputo superiore ho solo da imparare, e la mia proverbiale curiosità sicuramente mi aiuta. Nel mio "girovagare" ho trovato questo raccontino che mi ha veramente entusiasmato ,come al solito onore a chi l'ha scritto...
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Nel prato di un giardino pubblico, con il tiepido sole della primavera, in mezzo all'erba tenera, erano spuntate le foglie dentellate e robuste dei Denti di Leone. Uno di questi esibì un magnifico fiore giallo, innocente, dorato e sereno come un tramonto di Maggio.
Dopo un po' di tempo il fiore divenne un "soffione": una sfera, leggera, ricamata dalle coroncine di piumette attaccate ai semini, che se ne stavano stretti stretti al centro del soffione. E quanti progetti facevano i piccoli semi!"Dove andremo a germogliare?"."Chissà?"."Solo il vento lo sa!".
Un mattino il soffione fu afferrato dalle dita invisibili e forti del vento. I semi partirono attaccati al loro piccolo paracadute e volarono via. "Addio...Addio...", si salutavano i piccoli semi. Mentre la maggioranza atterrava nella buona terra degli orti e dei prati, uno, il più piccolo di tutti, fece un volo molto breve e finì in una screpolatura del cemento di un marciapiede. C'era un pizzico di polvere depositato dal vento e dalla pioggia, così meschino in confronto alla buona terra grassa del prato!
"Ma è tutta mia!", si disse il semino. Senza pensarci due volte, si rannicchiò ben bene e cominciò subito a lavorare di radici. Davanti alla screpolatura nel cemento c'era una panchina sbilenca e scarabocchiata. Proprio su quella panchina si sedeva spesso un giovane. Era un giovane dall'aria tormentata e lo sguardo inquieto. Nubi nere gli pesavano sul cuore e le sue mani erano strette a pugno. Quando vide le due foglioline dentate verde tenero che si aprivano la strada nel cemento... Rise amaramente:"Non ce la farai! Sei come me!", e con un piede le calpestò. Ma il giorno dopo vide che le foglioline si erano rialzate ed erano diventate quattro. Da quel momento non riuscì più a distogliere gli occhi dalla testarda, coraggiosa pianticella. Dopo qualche giorno spuntò il fiore, giallo brillante, come un grido di felicità. Per la prima volta dopo tanto tempo il giovane avvilito sentì che il risentimento el'amarezza che gli pesavano sul cuore cominciavano a sciogliersi.
Rialzò la testa e respirò a pieni polmoni. Diede un gran pugno sullo schienale della panchina e gridò:"Ma certo! Ce la posso fare!". Aveva voglia di piangere e di ridere. Sfiorò con le dita la testolina gialla del fiore. Le piante sentono l'amore e la bontà degli esseri umani. Per il piccolo e coraggioso Dente di Leone la carezza del giovane fu la cosa più bella della sua vita.
Non chiedere al Vento perché ti ha portato dove sei. Anche se sei soffocato dal cemento, lavora di radici e vivi! Tu sei un messaggio.
Dopo un po' di tempo il fiore divenne un "soffione": una sfera, leggera, ricamata dalle coroncine di piumette attaccate ai semini, che se ne stavano stretti stretti al centro del soffione. E quanti progetti facevano i piccoli semi!"Dove andremo a germogliare?"."Chissà?"."Solo il vento lo sa!".
Un mattino il soffione fu afferrato dalle dita invisibili e forti del vento. I semi partirono attaccati al loro piccolo paracadute e volarono via. "Addio...Addio...", si salutavano i piccoli semi. Mentre la maggioranza atterrava nella buona terra degli orti e dei prati, uno, il più piccolo di tutti, fece un volo molto breve e finì in una screpolatura del cemento di un marciapiede. C'era un pizzico di polvere depositato dal vento e dalla pioggia, così meschino in confronto alla buona terra grassa del prato!
"Ma è tutta mia!", si disse il semino. Senza pensarci due volte, si rannicchiò ben bene e cominciò subito a lavorare di radici. Davanti alla screpolatura nel cemento c'era una panchina sbilenca e scarabocchiata. Proprio su quella panchina si sedeva spesso un giovane. Era un giovane dall'aria tormentata e lo sguardo inquieto. Nubi nere gli pesavano sul cuore e le sue mani erano strette a pugno. Quando vide le due foglioline dentate verde tenero che si aprivano la strada nel cemento... Rise amaramente:"Non ce la farai! Sei come me!", e con un piede le calpestò. Ma il giorno dopo vide che le foglioline si erano rialzate ed erano diventate quattro. Da quel momento non riuscì più a distogliere gli occhi dalla testarda, coraggiosa pianticella. Dopo qualche giorno spuntò il fiore, giallo brillante, come un grido di felicità. Per la prima volta dopo tanto tempo il giovane avvilito sentì che il risentimento el'amarezza che gli pesavano sul cuore cominciavano a sciogliersi.
Rialzò la testa e respirò a pieni polmoni. Diede un gran pugno sullo schienale della panchina e gridò:"Ma certo! Ce la posso fare!". Aveva voglia di piangere e di ridere. Sfiorò con le dita la testolina gialla del fiore. Le piante sentono l'amore e la bontà degli esseri umani. Per il piccolo e coraggioso Dente di Leone la carezza del giovane fu la cosa più bella della sua vita.
Non chiedere al Vento perché ti ha portato dove sei. Anche se sei soffocato dal cemento, lavora di radici e vivi! Tu sei un messaggio.
Anche i pensieri del mio blog sono semi portati dal vento.
Dove atterreranno e che cosa faranno solo la rete Web lo sa...
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