SOLO QUELLI CHE SONO COSI' FOLLI DA PENSARE DI CAMBIARE IL MONDO, LO CAMBIANO DAVVERO (A.Einstein)

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lunedì 9 febbraio 2009

COME IL MARE D'INVERNO


(di Lorena B.G.)

PRIMA PARTE
Sono tornata dove sono nata. Ho bisogno di pensare, di raccogliere le mie idee. Quanti uomini hanno chiesto di venire con me al mare nella mia casa? Tanti, troppi. Ma nessuno è mai stato invitato, nessuno.
Questo è il mio rifugio, dove riesco ad essere sola, a non pensare a niente, dove però sono nate le idee migliori. Qui dove ho pianto e nessuno ha visto le mie lacrime.
Dove ho sofferto per amori che mi hanno chiesto tanto e poi mi hanno deluso, qui dove ho spento il cellulare per non ricevere telefonate e poi accenderlo all'improvvviso per vedere se c'era qualche sms.
Qui dove ho fatto rivivere dieci olivi centenari abbandonati nel campo vicino e potati con cura, e poi tutti i giorni sono andata a trovarli come fossero amici malati prima, e in convalescenza poi. Ques'anno ho raccolto le olive, piccole selvatiche un po' amarognole, ma eccezionali quando vengono cotte nel pomodoro con la carne. Qui dove ho lasciato i miei libri dei vent'anni quelli del liceo, dell'università. Libri comprati per leggere per il solo piacere di leggere.
Qui dove ritrovo sempre i ricordi di cose che mi sembra non mi appartengano più.
La vita mi ha insegnato a staccarmi da tutto, gli uomini mi hanno insegnato che niente è eterno, niente. Anche l'attimo di felicità viene sempre offuscato da qualcosa che viene detto o da un gesto fuori luogo.
Il dolore, le lacrime di amori andati in fumo hanno forgiato il mio carattere.
Non la vita con le sue lotte, con i suoi orrori e lordure, ma solo la sofferenza che deriva da un amore, dove ti viene chiesto tutto senza riserve e poi vieni offesa come se non ci fosse mai stato niente, nessun sentimento.

Decido di andare al mare. Oggi 7 febbraio bellissima giornata di sole.
Adoro il mare d'inverno, è molto più bello per me che non d'estate.
Prendo la bicicletta, sono solo due km e poi un po' di movimento mi fa bene. Voglio scaricare un po' questa voglia che ho dentro. Ho deciso che oggi non apro il computer, oggi non scrivo. Le idee si accalcano una dietro l'altra comincio nella mia testa a impostare già tre o quattro racconti. Rimando tutto alla notte. Non voglio affrontare la stesura di un romanzo, troppo lungo, non mi sento di impegnarmi in questa avventura.
La strada non è grande, e passo accanto a poderi circondati da alberi, alcuni hanno anche foreste di cactus da un lato. I mandorli hanno gli ultimi fiori e le mimose ancora non hanno sviluppato bene i primi fiori, sono un po' indietro, probabilmente la stagione è stata troppo piovosa e troppo fredda per queste piante.
Guardo con ammirazione i campi che hanno cominciato a diventare verdi.
La natura è meravigliosa, quando mi immergo così in queste giornate mi sembro Rossella O'Hara in Via col vento, quando ritorna alla sua terra per attingere la forza che le manca.
Ed ecco che mi torna in mente la scena finale....

Rhett la lascia sulla porta di casa, rispondende alla domanda di Rossella: «Se te ne vai, che sarà di me?» con la frase:
« Francamente me ne infischio. »
Altrettanto memorabile è la frase pronunciata da Rossella tra le lacrime :
« E troverò un modo per riconquistarlo. Dopotutto, domani è un altro giorno! »

Sapete la frase di Rossella io non l'ho mai pronunciata per intero solo ...domani è un altro giorno,..... il primo giorno senza di te. Come farò a sopravvivere ?...ecco questa è stata la mia frase ogni volta che mi sono lasciata con un uomo.
Sempre prima ho dovuto toccare il fondo della solitudine, e dopo sono riuscita a risalire con fatica e ogni volta il cammino mi è sembrato sempre più faticoso e più lungo. Eppure se subito dopo c'è stato un incontro mi sono ributtata nuovamente a capofitto in un nuovo amore ridando tutta me stessa senza limiti e senza riserve.
Arrivo alla spiaggia, non sono sola ci sono altre persone che come me vogliono godersi questa bellissima giornata.
C'è un po ' di vento. Non mi da noia, anzi...
Comincio a camminare verso il sole, si proprio con il sole negli occhi, le guance cominciano a scaldarsi. Mani in tasca, mi tiro su il colletto della giacca a vento e mi sistemo meglio la sciarpa. Vado avanti. Ogni volta prendo come meta un tronco d'albero sulla spiaggia e ogni volta proseguo per quello dopo.
Non so quanto ho camminato, non mi ricordo nemmeno se ho pensato qualcosa. Da lontano vedo due barche a riva rovesciate.
In un attimo ricordo tutto.

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