É una colpa?
Benzina: la doppia velocità colpisce ancora
(Teleborsa) - Roma, 11 mag - Prezzi dei carburanti ancora al rialzo, ma in proporzione al caro greggio? Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori ed Adusbef ci dimostrano con i fatti la doppia velocità del prezzo della benzina.
Quando, infatti, il prezzo del petrolio si attestava a 50 Dollari al barile, il prezzo della benzina ci mise secoli per arrivare a valori attorno a 1,20 - 1,22 Euro al litro, anche se, per fare giusta polemica, avrebbe dovuto peraltro scendere ben al di sotto di tale prezzo, attestandosi a 1,07 - 1,08 Euro al litro.
Abbiamo assistito, quindi, ad un lento adeguamento, seguito poi da un blocco speculativo, si legge in una nota. Oggi siamo in presenza di incrementi del prezzo del petrolio a 57-58 Dollari al barile ed immediatamente, con la velocità della luce, vi è stato un adeguamento, che noi giudichiamo speculativo, a 1,26 Euro al litro. Dai nostri calcoli, invece, il prezzo si dovrebbe attestare a 1,11- 1,12 Euro al litro e comunque, dovrebbe seguire una diversa velocità, pari a quella a cui abbiamo assistito nella discesa del prezzo.
Alla solita richiesta di intervento da parte delle istituzione e del Ministero preposto alla sorveglianza del settore, chiediamo con grande determinazione che si avvii celermente il processo di liberalizzazione della vendita dei prodotti petroliferi, anche utilizzando i grandi centri commerciali, così come avviene in tutta Europa.
Se si raggiungesse l'obiettivo, da un lato, di evitare speculazioni attraverso la doppia velocità e, dall'altro, l'aumento delle pompe bianche attraverso la liberalizzazione, si potrebbero risparmiare 15 centesimi al litro sulla benzina, pari ad un risparmio annuo di 180 Euro per ciascun automobilista.
11/05/2009 - 15:55
L’Euribor crolla? Sale lo spread. E pagare meno resta un miraggio
SANDRA RICCIO
MARCO SODANO
MARCO SODANO
TORINO
Il calcolo si fa in un attimo: centomila euro in vent’anni. A tasso fisso paga il 5,90%, cioè l’Eurirs a 20 anni più uno spread del 2%». All’Unicredit di Torino, filiale di via Madama Cristina, a botta calda non vanno oltre le condizioni generali. «Poi si può trattare, si può vedere: ma per entrare nel dettaglio bisogna valutare la sua busta paga e l’immobile che desidera acquistare». A fine agosto 2008, con il tasso di riferimento Bce al 4,25% lo stesso mutuo costava il 5,94% (spread 0,89%). L’insalata di numerelli conferma: i prezzi salgono in fretta e scendono col contagocce. Per il mutuo di cui sopra, ad agosto la rata era 713 euro. Oggi sarebbe 711. Due euro di differenza, 24 l’anno: non molto a fronte del tasso Bce sceso all’1%. «Ma - spiegano in banca - la decisione è stata presa solo giovedì scorso, i risparmi verranno più avanti». Sarà: a gennaio il tasso Bce era al 2%, per comperare casa aspetteremo che vada sottozero. Altro tentativo: Ing Direct, la banca della zucca. La settimana scorsa 100 mila euro costavano il 5,70%. Anche qui, Eurirs più lo spread (1,75%). Ad agosto, l’interesse era al 5,92%, lo spread allo 0,85%. Le rate? Oggi 699 euro, nove mesi fa 712. Forse anche qui si può «vedere e valutare», ma la banca è elettronica. La schermata internet non interloquisce, fa solo finta: incolonna le cifre e arrivederci. Più generosa, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, Intesa Sanpaolo. Centomila euro costano - valore di partenza, perché poi le condizioni si vedono caso per caso - il 5,35%, 679 euro al mese. Ad agosto l’interesse era al 6,10%, rata a 719 euro. Il risparmio si fa palpabile, 40 euro al mese, ma dai prospetti è sparita l’indicazione dello spread: il tasso «è fissato dalla banca».
Filiale che vai, prezzo che trovi
Se si è colti da un principio di capogiro - comprensibile - si può provare a tornare alla fonte. E consultando le statistiche periodiche pubblicate da Banca d’Italia si trova, messa nero su bianco, la sorpresa. Il tasso medio applicato ai mutui con una durata superiore a 10 anni a febbraio è salito: 5,13% rispetto al 5,10% di gennaio. Ai primi di gennaio il tasso Bce - va ricordato, a rischio di risultare noiosi - era sceso al 2 (dal 2,5 stabilito a dicembre). Ai primi di marzo l’indice della Banca centrale europea è sceso ancora, all’1,5%, e finalmente qualcosa s’è mosso: ieri Bankitalia ha registrato che l’indice medio è sceso al 5,01%. Molto più lesti - e sostanziosi - sono stati però gli adeguamenti al contrario: negli stessi bollettini di Via Nazionale si legge, per esempio, che gli interessi medi pagati dalle banche sui conti correnti delle famiglie sono precipitati di pari passo con gli indici di riferimento stabiliti a Francoforte: dall’1,43% di novembre 2008 sono passati allo 0,91% di gennaio 2009, esempio di efficienza. E lo spread medio? Era allo 0,70% ad aprile 2008, al 2 % un anno dopo.
«Ma adesso scenderanno»
Insomma, tutta colpa dello spread: «ampiezza», «margine». L’ennesima parolina anglofona che da un gergo - quello dei banchieri - s’è trasferita nelle ciance da bar e nei rendez-vous da ascensore. Non c’è da meravigliarsi, ai tempi della grande crisi. «Lei quanto paga di spread?». «Ho trovato un mutuo al 2%». «Bravo te: e lo spread?». Gianfranco Torriero capo del Centro studi Abi, spiega: «Lo spread è una componente del prezzo complessivo. Il rialzo è legato alla situazione generale che ha reso la raccolta delle banche più costosa. Oggi rastrellare capitali a medio lungo termine è diventato più costoso. Mancano investitori per gli strumenti finanziari di medio lungo termine e se li scelgono vogliono ritorni economici più alti». Ma Torriero è fiducioso: «I segnali di queste settimane lasciano sperare in una fine della discesa e potrebbero aprire le porte a spread più bassi». Allora meglio aspettare.
Poche sorprese
Anche perché, la passeggiata a caccia del mutuo, una volta capito il meccanismo, non riserva grandi sorprese. Banca Carige - sempre da agosto ad oggi - ha portato lo spread dallo 0,95% all’1,50%. Prendendo a prestito centomila euro (sempre alle condizioni di cui sopra) se ne pagheranno 683 al mese. Ad agosto sarebbero stati 716. Naturalmente anche qui si può «valutare». Insomma si direbbe che le associazioni dei consumatori non abbiano del tutto torto quando sostengono che è necessaria più trasparenza sulle varie voci di costo applicate ai mutui, oltre a nuova maggiore spinta alla concorrenza fra le banche che operano sul territorio italiano. Per Fabio Picciolini di Adiconsum le banche dovrebbero fare di più per le famiglie. «Non è possibile che i tassi sui mutui applicati dalle banche rimangano al 5% nonostante la discesa dell’Euribor - ieri ha segnato il nuovo minimo all1,30% - e Bce». Altrimenti a che pro discutere di spread di fronte al caffé del mattino?
Il calcolo si fa in un attimo: centomila euro in vent’anni. A tasso fisso paga il 5,90%, cioè l’Eurirs a 20 anni più uno spread del 2%». All’Unicredit di Torino, filiale di via Madama Cristina, a botta calda non vanno oltre le condizioni generali. «Poi si può trattare, si può vedere: ma per entrare nel dettaglio bisogna valutare la sua busta paga e l’immobile che desidera acquistare». A fine agosto 2008, con il tasso di riferimento Bce al 4,25% lo stesso mutuo costava il 5,94% (spread 0,89%). L’insalata di numerelli conferma: i prezzi salgono in fretta e scendono col contagocce. Per il mutuo di cui sopra, ad agosto la rata era 713 euro. Oggi sarebbe 711. Due euro di differenza, 24 l’anno: non molto a fronte del tasso Bce sceso all’1%. «Ma - spiegano in banca - la decisione è stata presa solo giovedì scorso, i risparmi verranno più avanti». Sarà: a gennaio il tasso Bce era al 2%, per comperare casa aspetteremo che vada sottozero. Altro tentativo: Ing Direct, la banca della zucca. La settimana scorsa 100 mila euro costavano il 5,70%. Anche qui, Eurirs più lo spread (1,75%). Ad agosto, l’interesse era al 5,92%, lo spread allo 0,85%. Le rate? Oggi 699 euro, nove mesi fa 712. Forse anche qui si può «vedere e valutare», ma la banca è elettronica. La schermata internet non interloquisce, fa solo finta: incolonna le cifre e arrivederci. Più generosa, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, Intesa Sanpaolo. Centomila euro costano - valore di partenza, perché poi le condizioni si vedono caso per caso - il 5,35%, 679 euro al mese. Ad agosto l’interesse era al 6,10%, rata a 719 euro. Il risparmio si fa palpabile, 40 euro al mese, ma dai prospetti è sparita l’indicazione dello spread: il tasso «è fissato dalla banca».
Filiale che vai, prezzo che trovi
Se si è colti da un principio di capogiro - comprensibile - si può provare a tornare alla fonte. E consultando le statistiche periodiche pubblicate da Banca d’Italia si trova, messa nero su bianco, la sorpresa. Il tasso medio applicato ai mutui con una durata superiore a 10 anni a febbraio è salito: 5,13% rispetto al 5,10% di gennaio. Ai primi di gennaio il tasso Bce - va ricordato, a rischio di risultare noiosi - era sceso al 2 (dal 2,5 stabilito a dicembre). Ai primi di marzo l’indice della Banca centrale europea è sceso ancora, all’1,5%, e finalmente qualcosa s’è mosso: ieri Bankitalia ha registrato che l’indice medio è sceso al 5,01%. Molto più lesti - e sostanziosi - sono stati però gli adeguamenti al contrario: negli stessi bollettini di Via Nazionale si legge, per esempio, che gli interessi medi pagati dalle banche sui conti correnti delle famiglie sono precipitati di pari passo con gli indici di riferimento stabiliti a Francoforte: dall’1,43% di novembre 2008 sono passati allo 0,91% di gennaio 2009, esempio di efficienza. E lo spread medio? Era allo 0,70% ad aprile 2008, al 2 % un anno dopo.
«Ma adesso scenderanno»
Insomma, tutta colpa dello spread: «ampiezza», «margine». L’ennesima parolina anglofona che da un gergo - quello dei banchieri - s’è trasferita nelle ciance da bar e nei rendez-vous da ascensore. Non c’è da meravigliarsi, ai tempi della grande crisi. «Lei quanto paga di spread?». «Ho trovato un mutuo al 2%». «Bravo te: e lo spread?». Gianfranco Torriero capo del Centro studi Abi, spiega: «Lo spread è una componente del prezzo complessivo. Il rialzo è legato alla situazione generale che ha reso la raccolta delle banche più costosa. Oggi rastrellare capitali a medio lungo termine è diventato più costoso. Mancano investitori per gli strumenti finanziari di medio lungo termine e se li scelgono vogliono ritorni economici più alti». Ma Torriero è fiducioso: «I segnali di queste settimane lasciano sperare in una fine della discesa e potrebbero aprire le porte a spread più bassi». Allora meglio aspettare.
Poche sorprese
Anche perché, la passeggiata a caccia del mutuo, una volta capito il meccanismo, non riserva grandi sorprese. Banca Carige - sempre da agosto ad oggi - ha portato lo spread dallo 0,95% all’1,50%. Prendendo a prestito centomila euro (sempre alle condizioni di cui sopra) se ne pagheranno 683 al mese. Ad agosto sarebbero stati 716. Naturalmente anche qui si può «valutare». Insomma si direbbe che le associazioni dei consumatori non abbiano del tutto torto quando sostengono che è necessaria più trasparenza sulle varie voci di costo applicate ai mutui, oltre a nuova maggiore spinta alla concorrenza fra le banche che operano sul territorio italiano. Per Fabio Picciolini di Adiconsum le banche dovrebbero fare di più per le famiglie. «Non è possibile che i tassi sui mutui applicati dalle banche rimangano al 5% nonostante la discesa dell’Euribor - ieri ha segnato il nuovo minimo all1,30% - e Bce». Altrimenti a che pro discutere di spread di fronte al caffé del mattino?
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