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mercoledì 9 dicembre 2009

BARTLEBY LO SCRIVANO ed altri racconti americani (libro)


di Herman Melville

"Sono un uomo abbastanza avanti in età. La natura della mia professione negli ultimi trent'anni mi ha messo a contatto più del consueto con quella che parrrebbe una specie di uomini interessante e piuttosto singolare di cui, per quanto ne so, non si è mai scritto nulla: voglio dire i copisti legali o scrivani. Ne ho conosciuto moltissimi, professionalmente e privatamente, e se volessi potrei raccontare diverse storie che farebbero sorridere i gentiluomini di animo affabile, e piangere le anime sentimentali. Ma rinuncio alle biografie di tutti gli altri per qualche tratto della vita di Bartleby, che fra gli scrivani fu il più strano che mai avessi o di cui sentissi dire. Mentre degli altri copisti potrei scrivere la vita intera, per Bartleby ciò sarebbe del tutto impossibile. Ritengo che non esistano materiali da cui ricavare una biografia completa e soddisfacente di quest'uomo. E' una perdita irreparabile per la letteratura. Bartleby era uno di quegli esseri su cui nulla si può appurare, se non dalle fonti originali, e nel caso suo queste fonti sono scarsissime."

Scrittore tra i più amati, colui che ha scritto Moby Dick, la balena bianca.
Parlerò però solo del primo racconto di questo libro, quello dello scrivano, gli altri li lascio giudicare a voi.
Mirabile interpretazione dell'animo umano, della solitudine. Solitudine di chi si è chiuso in se stesso e si difende solo con poche parole. La sua frase lascia lo smarrimento giusto per non dare origine a manifestazioni violente nei suoi confronti. Semplicemente è un...PREFERISCO DI NO.
Non dice NO, NON VOGLIO o NO, NON LO FACCIO semplicemente risponde PREFERISCO DI NO.
Mi sono immersa in quella piccola stanza ho fatto parte dei muri anch'io mentre leggevo non percepivo niente solo rassegnazione alla vita.Una vita triste che non è caduta addosso al protagonista ma l'ha assorbito come una spugna rendendolo inane.
Ricordo che quando scrissi un mio racconto ci fu chi mi accusò di giansenismo. E leggendo queste frasi ho ricordato che la vita è ineluttabile, come una riga segnata e dalla quale non riusciamo a staccarci per paura dell'ignoto. Ma la vita stessa è ignoto, è lordura quando non da niente di bello, quando rende tutto grigio monotono, quando cancella tutti i sogni che un uomo può aver avuto da bambino e allora si lascia morire così senza ribellarsi. Nessuna scusa può mai ridare la luce al suo cuore. La sua unica ribellione è dire semplicemente "I would prefer not to ".
Come un rifiuto assoluto di tutto... la vita non mi vuole ed io rifiuto la vita che è in me.
La morte è solo la decisione personale di chi vuole ancora essere padrone di se stesso fino alla fine.
Leggendolo mi sono ricordata dello scarafaggio di Kafka.

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