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lunedì 29 giugno 2009

TUTTO NORMALE....

(di Lorena B.G.)

SECONDA PARTE

(continua...)
..............

C'era stata una richiesta di intimità fra loro, intimità che per lei avrebbe chiuso il cerchio del loro rapporto, che per lei era una cosa tanto naturale fra due persone che si amano.Lui invece li trovava... come li trovava?
Disse delle cose, in effetti non aveva mai proposto di andare oltre.
Aveva sempre rimandato a giorni futuri, senza fretta.
Ma lei non capiva, gli disse che se avesse spiegato meglio forse avrebbe potuto accettare i motivi, magari insieme avrebbe potuto anche provare a capirli.
Ogni giorno provava a comprendere come si può amare una donna e, contemporaneamente, non desiderarla. Anzi peggio rifiutarla.
Cominciò a dirle che voleva ritagliarsi dei "momenti di libertà individuale".
Momenti che veramente lei non capiva.
Cosa voleva dire quell'espressione per una coppia che già s'incontrava raramente: indipendenza, libertà?
Oppure sarebbe stato più sincero se avesse voluto dire che voleva stare da solo?
Forse aveva conosciuto un'altra e non voleva più lei? Ma se era così perchè non interrompere e basta?
La sua amica aveva altre idee ... tutto normale! Sai gli uomini hanno bisogno dei loro spazi, anche di andare al bar con gli amici, una partita di calcetto, un aperitivo, una chiaccherata in piazza... spazi dove noi non dobbiamo esserci....
Ma a lei non andava giù. Aveva cercato nonostante la lontananza di dividere sempre tutto.
Lei gli raccontava la sua giornata, come se lui fosse lì e renderlo partecipe del suo tempo. Spesso gli descriveva anche i suoi sentimenti, il suo modo di vedere le cose.
Le emozioni che provava verso altre persone. I suoi desideri, i suoi sogni,i regali che faceva agli amici. Tutto perchè lui si sentisse parte della sua vita totalmente, senza riserve senza segreti.
La parola esatta fino a quel momento era stata "condivisione".
Ma ultimamente era diventata "con-divisione", e la parola "divisione" era saltata sulle tre lettere "con" come fosse una torta al cioccolato e se l'era mangiata.
....Tutto normale?... chiese lei piangendo all'amica... secondo te è tutto normale?....Un giorno per caso erano capitate in un bar. Avevano voglia di chiaccherare un po' di raccontarsi tante cose. Presero un caffè, e poi un tramezzino. Volevano stare lì insieme più che potevano e dopo un po' si alzarono e scelsero un dolce al cucchiaio. Così nessuno dei camerieri avrebbe potuto dire niente che occupavano un tavolo mentre c'erano altre persone che aspettavano. La vita le aveva allontanate, lavori diversi, ma la loro amicizia era rimasta immutata. Al telefono si dicevano alcune cose, ma ogni tanto era obbligatorio questo appuntamento per fare il riassunto di tutto e magari spendere più parole per chiarire. Anche per ridere un po', come quando erano bambine che si chiudevano in camera e lì passavano pomeriggi interi prima a giocare con le bambole inventando storie e poi da adolescenti e sognare amori impossibili con i ragazzi conosciuti.
Il lavoro le aveva divise, ma non la vita. Si volevano bene come due sorelle, anzi molto di più.
Sapevano che niente e nessuno avrebbe mai potuto separarle.
Si confidavano tutto: ogni segreto, ogni amore, ogni dubbio.
E aveva cominciato proprio con lei a parlare di questo.
I ragazzi che aveva avuto prima non si facevano certo pregare per darle un bacio, per allungare le mani e toccarla e poi, se il rapporto era più serio, anche andare a letto insieme. Lei vedeva questo toccarsi e cercarsi come la conclusione di un "patto d'amore". L'atto sublime che portava due persone ad avvicinarsi così tanto che poi da sposati si cerca un figlio.
Non c'erano stati molti uomini nella sua vita, ma qualcuno era stato più importante.
Così importante che aveva desiderato una vita insieme, una casa, un gruppo di amici comuni con cui incontrarsi.
Ma quasi tutti si erano allontanati alla fine. Forse per un po' questo sogno era vivo, lei lo viveva come possibile, poi forse cominciavano i problemi: se in ufficio lui guardava un'altra, se cominciava dare segni di debolezza o di stanchezza.
Se rifiutava di andare a mangiare fuori.
Tutte scuse banali, ma che per lei diventavano importanti. Parlando con la sua amica aveva cercato di capirsi, di spiegare il perchè del suo comportamento.
E' chiaro che dopo un po' di tempo a furia di scenate, musi lunghi e risposte un po' troppo sopra le righe gli uomini si allontanavano.
E siccome l'ufficio aveva diverse filiali chiedevano tutti il trasferimento e quindi non doveva nemmeno affrontare il dopo di un rapporto finito. Loro erano tranquilli e lei invece rimaneva con tanto amaro in bocca, ma soprattutto non sapeva mai che, se si fossero continuati a frequentare, anche se giornalmente in quell'ambiente, forse sarebbe potuta ricominciare. Non aveva mai avuto cioè la possibilità di dire mai a nessuno... scusa, ho sbagliato... non li vedeva più e basta.
Erano arrivate entrambe alla conclusione che nonostante tanti discorsi, poi il problema forse era lei! Lei che desiderava stare con un uomo, costruire un futuro insieme e contemporaneamente forse aveva paura delle responsabilità che comporta una vita da condividere.

(continua...)

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