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lunedì 8 giugno 2009

IL VIAGGIO


(di Lorena B.G.)

PRIMA PARTE

Sto scendendo dal treno. Sono arrivata a Roma alla stazione Termini con l'Eurostar: il viaggio è durato meno di due ore, non me ne sono quasi accorta.
Appena scendo chiamo.
... Ciao Giacomo sono arrivata, dove mi aspetti?...
...Con i binari alle spalle gira a destra, esci, trovi un grosso marciapiede, una fila di camion, purtroppo io non riesco a parcheggiare: sono con la macchina, dopo quello rosso...
...Ok l'ho visto...
...allora ti aspetto...
Comincio a camminare, ma "quello rosso" che ho adocchiato non è il primo, non me ne sono neanche accorta, ma uno in fondo.
...Ehi, Lory sono qua...
...Ciao tesoro fatto bene il viaggio... sì grazie...
I saluti, il solito bacio, partiamo.
Giacomo: barbetta o meglio pizzetto, che io chiamo "pinzetto", baffi, occhi vivaci, capelli castani, molto carino, occhi ..? sai che non lo so forse verdi, dietro gli occhiali, non li ho mai guardati bene. La voce è profonda molto sensuale, accattivante. E' avvocato civilista- penalista- diritto internazionale, e quant'altro non so, viaggia molto all'estero.
E' un amico, ma oggi per me è un amico-avvocato, soprattutto un avvocato.
Non mi sono fidata di nessuno dove abito, devo parlargli.
Spiegare tutto, avere dei consigli, affidarmi a lui completamente. Raccontargli cose che poi lui valuterà guardandomi negli occhi.
Non il solito avvocato, come mi è capitato, che non sa nemmeno chi ha davanti, che fa finta di interessarsi a me e ai miei problemi e invece nel frattempo nella sua testa valuta soltanto i soldi che riuscirà a spillarmi con la mia causa e quanto la potrà far durare.
Ho bisogno di avere accanto una persona che conosco e che mi conosce. Cosa mi aspetto da questo incontro? Forse sicurezza, parole di conforto, poter mettere la mia vita in mani fidate.
Ho pensato tante volte in questi giorni a cosa avrei detto, ma adesso mi accorgo che nessun discorso può essere preparato. Avverrà tutto spontaneamente e dovrò solo rispondere ad alcune domande che mi farà. Parlando al telefono mi è sembrato che per lui fosse tutto semplice, quasi scontato. E forse è per questo che sono venuta qua.
Ritorno con i piedi per terra. Lo guardo come fosse la prima volta.
E' passato tanto tempo. Abbiamo speso tante parole, ma saranno state parole d'amore o erano solo momenti in cui ci siamo sentiti più vicini, che avevamo bisogno di sentirci vicini?
Poteva esserci una storia fra noi, lunghe telefonate, emails interminabili, siamo stati molto uniti per qualche mese, ma la lontananza e altri problemi non ci hanno mai fatto avvicinare troppo e la "simpatia" è diventata una grossa amicizia.
Mentre guida mi guarda, me ne accorgo...sai, sei più bella di quello che ricordavo... divento rossa: i complimenti ... non ci sono abituata: mi vergogno sempre un po'.
Viaggiamo per le strade di Roma per un'ora, non mi ricordavo che lo studio fosse tanto distante. Forse lo capisce perchè mi spiega che andiamo a casa sua così siamo più tranquilli, altrimenti lì allo studio non avrebbe avuto pace e non poteva stare con me. Ha preso mezza giornata libera.
In auto comincia a squillare il primo cellulare, sì il primo perchè alla fine ne conto quattro. Credevo di essere pazza io con due cellulari, ma lui addirittura quattro. Poi mi spiega di fronte alla mia perplessità che uno è per i suoi genitori, e il numero ce l'ho anch'io. Solo noi due e basta. Accidenti quale onore! Gli altri sono, a seconda dell'importanza, per i clienti ed uno lo sta chiudendo. E' un sistema che adotta ogni quattro o cinque mesi: chiude un numero per aprirne uno nuovo ed evitare che i clienti vecchi continuino a telefonare a lui. Dopo devono passare quindi dalla segretaria e lì naturalmente c'è la selezione.
In un'ora riceve minimo trenta telefonate: un cellulare va e uno viene.
Entro in crisi. Meno male ha preso mezza giornata, altrimenti non so cosa sarebbe successo.
Cerco di tenere come punto fermo quello che devo dirgli, vorrei distrarmi guardare fuori del finestrino. Un'auto della Polizia ci passa accanto con la sirena spiegata, anche due motociclette e un'auto blu con le bandierina di Malta. Strade su strade, incroci, auto di tutti i colori, palazzi palazzi palazzi...
E guida e telefona senza auricolare, che bello!, ma a Roma tutto è permesso: nessuno ti ferma, nessuno ti dice niente. La radio è accesa su una stazione che da minuto per minuto la situazione cittadina del traffico. Per evitare gli ingorghi penso che facciamo minimo "dieci" km in più e mi sembra una gran perdita di tempo. Ma se è così sempre, ma perchè non siamo andati in un bar?
(continua....)

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