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mercoledì 24 giugno 2009

AMORE " TOSSICO "

(di Lorena B.G.)

TERZA PARTE

(continua....)

Dopo qualche settimana ripresero i loro incontri, lui sempre più convinto a non lasciarla andare, a volere un futuro con lei. Ma ancora una volta con tutta se stessa lei gridò no.
Ma non riuscì nè a lasciarlo andare nè a staccarsi. Lo amava, e lo odiava perchè lo amava. Lo odiava perchè esisteva. Perchè l'aveva legata a lui per un progetto di lavoro e ogni volta c'era una scusa per non tagliare i ponti, anche se giurava e spergiurava a tutte le sue amiche che voleva liberarsene.
Andò avanti così tutto l'inverno. L'avvocato sembrava più tranquillo, la loro vita si divideva fra le promesse di lui e i rimpianti di lei, fra le cause, i clienti, i loro incontri notturni.
Dopo una serie di convegni cui erano andati come due innamorati felici, lei volle partire per l'Inghilterra, dove aveva prenotato un corso di inglese.
Il suo soggiorno all'estero non le procurò quella pace che aveva pensato lontano dall'Italia, dal cambiare ambiente per qualche settimana. Cominciò a stare male. Cominciò ad aumentare la sua paura della solitudine e ogni giorno aveva sempre più spesso manifestazioni di panico.
Quando lei ebbe il coraggio di dirgli quello che provava lui la raggiunse, come il principe azzurro sul cavallo bianco, come un paladino per salvarla. Passarono dieci giorni a Londra come una favola: si sentiva libera di amare ed essere amata senza pregiudizi e paure; senza pensare se era giusto o ingiusto.
Al ritorno in Italia l'avvocato ricominciò ad opprimerla con la sua gelosia e le sue ossessioni, perchè un giorno l'aveva vista davanti al portone dello studio legale che parlava e rideva con un praticante. Era arrivato al punto da proibirle di avvicinare chiunque, sembrava morboso. Anche il camminare per la strada o andare a fare la spesa o salutare qualcuno lo insospettiva. Stava poi tutto il giorno a farle domande su chi aveva visto e con chi aveva parlato.
Intanto lei aumentò il suo malumore e finì in una spirale di sensi di colpa soprattutto con la sua famiglia. Allora decise di allontanarsi.
Lasciò lo studio e cercò un altro lavoro e una casa in una città più lontana da dove era lui.
Con la casa in città cominciò a subire i ricatti affettivi dei genitori, come figlia unica avrebbero voluto averla più vicina.
Contemporaneamente anche le amiche di sempre si allontanarono un po' per costruire il loro futuro in storie stabili: matrimonio, casa, figli, lavoro. Lei invece iniziò a pensare che nella sua vita c'era una storia sbagliata da cui non sapeva uscire, un lavoro nuovo è vero, ma che l'aveva ancora portata ad avere contatti con lui, niente di concreto solo angosce, dolore e sofferenza...
Rientrò in una spirale che rasentava la paranoia e che durò qualche mese.
Il giorno del suo compleanno, decise di andare da un'amica neurologa e di cominciare una terapia con degli ansiolitici: era sempre stata contraria ai farmaci, ma adesso li vide come un'ancora cui aggrapparsi.
Poi lo studio legale dove lavorava le offrì la possibilità di andare qualche giorno a Venezia per un corso di aggiornamento.
Lo rincontrò lì nella hall dell'albergo e senza dire niente lui chiese una camera matrimoniale.
Venezia, la città dei sogni. Passarono delle giornate da favola. Ogni giorno attraversavano i canali su una gondola.
Marco, il gondoliere, soprannominato El Todaro, come la colonna di San Marco, li portava di qua e di là e da bravo veneziano spiegava ogni angolo nascosto, ogni storia sconosciuta e che nessuno avrebbe mai trovato nei libri. Quando attraversava i rii con la sua gondola toccava i muri dei palazzi con una carezza, si capiva che era innamorato della sua città.
Il gondoliere diventò la loro guida in questo "viaggio" d'amore sulle acque della laguna più bella del mondo. Alto, bello nel suo costume caratteristico con la maglietta a righe sembrava anche il loro custode, affinchè tutto fosse perfetto e niente e nessuno potesse turbare quell'atmosfera.
Come Euriloco che accompagnò sempre fedelmente il prode Ulisse nelle sue avventure, così Marco diventò il loro timoniere e il loro compagno.
Tornarono a Venezia ancora da soli per alcuni fine settimana. Si facevano dare sempre la solita camera. Stavano bene come non era mai successo. Lei smise di prendere i farmaci, sembrava felice: vedeva la vita sorriderle ancora.
Pensava al futuro, a dei figli con lui, si dava della pazza per tutto il tempo che aveva perso a rincorrere dei sogni, quando l'unica realtà era lì vicino a lei. E non poteva avere dubbi: lui la voleva e glielo dimostrava.
Al ritorno decise di non rinnegarlo più, di vivere questa storia fino in fondo perchè in questo tira e molla non riusciva più a concludere niente. La sua vita era uno schifo, e non voleva viverla così.
L'avvocato affrontò la moglie, disse tutto ai figli.
Nessuno riuscì a controbattere, e dovettero cedere di fronte alla realtà: loro due stavano bene insieme ed erano innamorati.

(continua...)

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