Su uno scoglio sulla Stretto di Messina viveva Cariddi, una creatura mostruosa figlia della Terra e di Poseidone. Simbolo di voracità, secondo la mitologia tre volte al giorno ingurgitava enormi quantità dell'acqua che scorreva davanti a lei, con tutto ciò che contenevano, navi incluse, e poi rigettava tuto in mare. Dei tanti malcapitati che passavano davanti a Cariddi, solo Ulisse riuscì a salvarsi, riuscendo ad aggrapparsi ad un albero di fico.
Sulla sponda opposta della Stretto, un'altra leggenda e un altro pericolo attendevano il passaggio di barche e naviganti. Il suo nome era Scilla, figlia di Niso re di Megara, un mostro marino dai cui fianchi spuntavano cani inferociti.
Su come questa fanciulla sia divenuta un essere spaventoso esistono diverse versioni.
Secondo alcuni, la maga Circe, rifiutata da Glauco che le preferì Scilla, per gelosia versò un intruglio di erbe nell'acqua della fonte preferita dalla giovane che, quando si bagnò, si trasformò in un essere orrendo.
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