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domenica 28 febbraio 2010

GIBRAN terza parte (1)


Cercò di riprendere un piccolo contatto con Gibran. Ma lui si nascondeva. Non rispondeva nè agli sms nè alle emails che lei mandava. Non era un ripensamento, non voleva ritornare sulle sue decisioni: avrebbe solo voluto chiarire alcune cose. Pensava che era stata troppo veloce questa chiusura da parte sua. Non aveva voluto sapere nessuna spiegazione. Il suo ostinato mutismo era l'atteggiamento più infantile che potesse avere. Lei gli aveva detto che era un uomo VUOTO, ma avrebbe voluto dirgli perchè lo pensava. Si era offeso: le aveva risposto che se lei non poteva delineare i suoi confini o se le cose non erano come voleva non andava bene niente. Forse era vero: voleva capire qualcosa di più, ma non c'era riuscita.
Il "percorso", il famoso percorso che lui voleva creare insieme a lei era rimasto solo nella sua mente. La strada da tracciare va costruita: inizia in un punto e poi va studiata, preparato il terreno, spesso si incontrano imprevisti e si cerca di risolverli..... INSIEME.
Lei non era stata coinvolta in questo progetto, ne aveva solo sentito parlare: lui lo diceva spesso negli ultimi giorni ma non spiegava come avrebbero dovuto comportarsi. Si aspettava qualcosa da lei, ma non faceva intravedere l'inizio da cui partire. Sembrava che lui avesse in mente un disegno preciso che andava seguito alla lettera e lei invece aveva cominciato a vedere delle trappole: buche in cui sarebbe inciampata, non voleva commettere errori e per un nonnulla perdere tutto. Preferiva non iniziare per non sentirsi cieca, al buio. Era meglio lasciar stare: non voleva passare ogni minuto di ogni giorno a chiedersi se stava sbagliando e se era quello che avrebbe dovuto dire o fare.
Aveva affermato in maniera categorica delle cose che a lei non erano piaciute: non intendeva cominciare e portare avanti nessuna relazione con quelle premesse "...anche questo rapporto come tutti gli altri avrà un inizio e una fine....",".... non pensare che io faccio 70 km per vedere te !..."
Niente è eterno, ma partire subito dicendo che tutto sarebbe finito, perchè dovevano iniziare allora? Spreco di tempo ed energie! E in che modo poi dovevano stare insieme? Adesso si stava chiedendo ancora perchè non le dispiacesse avere chiuso. Ripensava continuamente ai giorni che si erano parlati al telefono. Telefono, cellulare, computer... non importava cosa, era sempre e comunque una cosa fredda che li teneva lontani. I motivi del suo no erano tanti. Non era un giudizio, ma una semplice analisi. Non si era sentita coinvolta mai in questo rapporto. Sì, è vero aveva avuto l'illusione che lui fosse diverso. Per due volte aveva provato brividi che l'avevano accecata, ma poi, finito tutto, era l'atteggiamento di lui che ostinatamente metteva la realtà in primo piano. Ripensava ancora a quante volte le aveva detto "ti voglio" e a quante volte invece aveva voluto avere solo "rapporti" al telefono. "Sto riscoprendo me stesso, dei lati di me che avevo dimenticato o che non conoscevo." "Molto lieta!" lei pensava, ma quelle telefonate le sembravano così assurde con lui che sbuffava dall'altra parte. Parlavano di storia e sociologia e lui di là che aveva un orgasmo. Si chiedeva allora cosa aveva nella voce di così erotico ed eccitante da provocare questa sua reazione.
Gli aveva dato tutta la sua disponibilità di tempo e fisica, e si trovava ad aspettare che lui si ricordasse che le aveva promesso che si sarebbero incontrati. Per due volte lo aveva aspettato preparandosi anche mentalmente per capire più cose che poteva, per aprirsi a.... Ma invano. In serata aveva poi saputo che era andato a Napoli o a Milano, e quindi l'appuntamento che lei pensava ci fosse, che fosse così importante per tutti e due, erano state solo parole.
PAROLE! Quante ne aveva sentite nella sua vita. C'era cascata un'altra volta. La parola, pensava, non è altro che un'anomalia della specie umana, che nella sua riproduzione nella sua crescita si era creata come una mostruosità, una deformità che però aveva portato ad un'evoluzione... Era servita sicuramente ad avvicinare molto gli uomini, ma poi il genere umano si era veramente incontrato o era stato un modo per inventare sempre più scuse per allontanarsi?
Pensava a Gibran e a come per lui non fossero importanti le cose che diceva, ma soprattutto quello che le prometteva. Sembrava che aprisse bocca perchè il silenzio lo spaventava. Anche lei prima parlava molto, poi negli ultimi tempi aveva cominciato un lento cambiamento. Ascoltava. Le piaceva ascoltare, e adesso parlava meno. Alcune volte cercava frasi che producessero un effetto in chi aveva davanti e aspettava la reazione. Non erano banalità. Ogni giorno si rendeva conto che le sue letture portavano frutti. Soprattutto a se stessa. Non si era mai sentita così bene. Invece lui non ascoltava nemmeno le sue parole!
Soprattutto quella frase....., ma che rapporto si sarebbe creato fra loro senza mai vedersi, senza un contatto fisico, senza mai nemmeno il piacere di una passeggiata insieme, una chiaccherata guardandosi negli occhi? Cosa facevano? stavano al telefono lui in auto che guidava e magari lei con il cellulare all'orecchio in cucina metteva la pentola per cuocere la pasta oppure condiva l'insalata per la cena? Conosceva altre persone, ma con loro non c'era niente e non avevano parlato di amore. Quindi andava bene un contatto così a distanza anomalo e indifferente. Perchè con lui doveva creare un rapporto emotivo e viverlo via etere? Era veramente un'assurdità! Cosa c'era che lo spaventava tanto? Ogni volta che non si era presentato, lei aveva affrontato tutto con calma, non ne era rimasta delusa come se se lo aspettasse.
(continua....)

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