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mercoledì 17 febbraio 2010

GIBRAN parte seconda (2)

(continua...)

All'improvviso lo squillo del cellulare :"E' il tuo."

"Pronto.." era Gibran. Le scocciava quella telefonata! Non voleva rispondere. Avrebbe dovuto mentire a tutti e due.

Questa doppia relazione non le dava fastidio, si sentiva pulita.

Sarebbe stato il suo segreto, le sembrava così naturale poter in futuro andare avanti alternandosi fra loro. Due uomini: città diverse, tempi diversi, lavori che le avrebbero permesso di portare avanti tutto fino a quando avesse voluto.

Ma perchè così velocemente aveva lasciato il suo primo amante?

Riusciva a riempire la giornata con questo incontro. La meravigliosa sensazione che le lasciava le bastava per un po'. Poi ricominciavano subito a ricercarsi. E' vero fisicamente non era mai stato travolgente come Gibran, solo un ottimo amante, ma forse era il suo Io interiore che veniva appagato e ne usciva fuori soddisfatta.

Gibran? Era ricaduta nuovamente nei dubbi dei primi giorni. Non si incontravano mai. Il lavoro di lui lo portava lontano, ma quando lei gli aveva proposto anzi no gli aveva chiesto di cercare un posto tranquillo dove stare qualche ora insieme lui le aveva risposto con un rifiuto. Le bastava anche l'angolo del tavolino come le altre volte. Si sentì offesa. Avrebbe voluto più spazio più tempo, ma sembrava che lui rifuggisse un incontro più lungo. Diceva che voleva stare con lei tanto tempo poi mentre parlava riduceva le ore.... un giorno, una mattina, tra un incontro di lavoro e l'altro. Inizialmente aveva cercato di organizzare una giornata se lui le avesse detto di sì, poi aveva smesso: aveva capito che non ci sarebbe mai stata. C'era in lui un blocco, ma ancora non riusciva a capire quale o forse non aveva voglia di capirlo. Si era chiesta come aveva portato avanti altri rapporti che aveva avuto, se si era comportato anche con le altre così e se avevano accettato stando zitte.

Ecco perchè lei era tornata indietro nelle sue posizioni iniziali. Si era nuovamente "seduta".

Non si sentiva uno spettatore, questo ruolo è rivestito da chi partecipa alla storia: piange e ride a seconda delle battute, in questo caso era un osservatore. Guardava da lontano cosa succedeva senza emozioni. Si era chiusa nuovamente.

Quando gli aveva scritto:"E' troppo presto per dirti ti amo ?"

La risposta di lui fu:"L'amore è una scelta."

Nel sentirlo ebbe un piccolo tremito, molto piccolo, durò solo un attimo ma rimase impresso.

Prese la solita "bilancia" e cominciò a paragonare i due uomini.

Non avrebbe voluto farlo, ma Gibran la costringeva ancora una volta.

Il suo modo di fare era molto distante, anche se l'enfasi che metteva quando parlava con lei poteva far pensare che stesse costruendo un luogo paradisiaco per il loro amore, chissà perchè la lasciava sempre indifferente.

Non riusciva a vedere la porta per entrare.

Era un bell'uomo le piaceva, le aveva dato sensazioni che non aveva mai avuto, aveva sentito parole che l'avevano fatta vibrare, ma.....

Quella comunione intellettuale che cercava, che era diventata importante per lei .... NON C'ERA.

Più ci pensava e più la realtà era questa.

Con il suo "vecchietto" quasi riusciva ad anticipare le parole che avrebbe sentito. Il suo cervello era aperto, attento a carpire le sue frasi. Niente era banale o scontato. Le loro discussioni erano uno scambio di idee vivo e costruttivo, non importava di cosa parlassero: a tutti e due piaceva come si ponevano davanti alle critiche. Sui libri avevano idee comuni, per il teatro e la musica i gusti erano identici.

Solo che non parlavano mai d'amore. Non ne sentivano il bisogno, il loro era un rapporto fatto di rispetto, sicuramente in qualche angolino nascosto c'era anche un sentimento che li teneva uniti, ma non lo confessavano per paura forse che le parole potessero sciupare la loro complicità.

Invece Gibran più parlava e meno lei capiva cosa volesse dire, sembrava sempre che ripetesse una pagina di qualche testo universitario che stava studiando. Non sentiva nelle sue parole niente di personale o forse non era capace di comunicare cosa aveva elaborato. Non discuteva mai, non cercava uno scambio. Questo la infastidiva. Come avrebbero potuto conoscersi se non parlavano?

Le ripeteva spesso :"Mi piaci mi piaci mi piaci..."

Lei lo aveva interpretato inizialmente come un invito a stare insieme, ma quest'incontro non avveniva.

Ritornò alla telefonata:"Sei ancora fuori per lavoro? Quando torni?"

Rimase sola in camera, l'amante andò in bagno con la scusa di fumare una sigaretta.

Fu un gesto carino, ma lei non desiderava che lui pensasse che voleva rimanere sola per dire chissà cosa.

Chiuse velocemente e aprì la porta..."Mi mancavi, voglio un bacio."

Gli spiegò chi era che aveva telefonato e che avrebbe voluto studiare con lei per laurearsi in psicologia. Si misero a ridere.

In camera a letto lui le toccò delicatamente i capelli accompagnando la testa verso il basso."C'è "qualcuno" che ha bisogno di te!"

Il pomeriggio alla stazione si salutarono con un lungo bacio. Ogni volta le sembrava che il loro distacco fosse più doloroso. Perchè?

(continua...)

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