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venerdì 19 febbraio 2010

GIBRAN parte seconda (3)

(continua...)

Il pomeriggio alla stazione si salutarono con un lungo bacio. Ogni volta le sembrava che il loro distacco fosse più doloroso. Perchè?

Durante il viaggio cercò di pensare ad un rapporto più stretto con Gibran, c'era qualcosa che ancora le sfuggiva.

Continuava a dirle che lui era un tipo solitario, che aveva i suoi interessi e che sapeva come passare il tempo. Le sembrò che fosse stato lui a trascinarla in questo che a vederlo dall'alto sembrava un Maelstrom, ma all'interno era proprio calma piatta: nemmeno un'increspatura nell'acqua.

Decise di non prendersela più se non s'incontravano, voleva solo capire se a lui però dipiacesse se aveva un altro uomo.

"Vivrò la mia vita come se non ci fosse....appena prenderà una decisione ... ne parleremo meglio."

Mentre stava guardando fuori dal finestrino e cercava di leggere ..."Scusi è libero?" "Sì, prego."

Mentre toglieva la borsa alzò gli occhi e lo vide. Sorrideva, baffi chiari capelli sul biondo grigio, fisico asciutto, non molto alto forse 1,70. Pensò che le piacevano sicuramente gli uomini belli. Il tono della voce profondo, caldo con un leggero accento ma non capì subito di dove. Non molto giovane fra i cinquanta e i sessantanni. Il suo sorriso apriva paradisi.

Nel sedersi le sfiorò la mano o il braccio, non se lo ricordava più ma ebbe un fremito, come i brividi che procura un amante quando ti vede dopo tanto tempo e comincia ad accarezzarti piano dolcemente. Chiuse gli occhi: vide la sua mano sui suoi capelli, che scendeva sulle guance poi sul collo e giù fino a....

Pensò come sarebbe stato un rapporto con lui. Poi si dette della stupida! Ma come non lo conosceva nemmeno e già pensava chissà che cosa! E poi che donna era, se già aveva due uomini! Uno l'amante fisso carnale al quale non sapeva rinunciare, l'altro etereo fatto di poesia di telefonate e sms, parole che sembravano uscite dai bigliettini dei baci.

Ma i pensieri cominciarono ad affacciarsi sempre più insistentemente.

Dopo pochi minuti si misero a parlare e venne a sapere che era un giornalista. Si considerava un tipo inossidabile e a lei venne spontanea una battuta :"Ma in Italia esistono ancora gli inox?" Lui fu colpito. Per tutto il viaggio non smisero di parlare di scambiarsi opinioni di ridere e quando lei scese oh! meraviglia si fermò anche lui alla stessa stazione. Non gli aveva nemmeno chiesto dove abitava!

In un percorso di poche ore era nato tra loro qualcosa. Lui aveva tutto quello che lei desiderava.

L'affinità fra loro era tangibile, fisica e intellettuale. Una calamita li stava attirando per tenerli uniti per sempre.

Si baciarono come se uno dei due fosse appena arrivato dopo una lunga assenza.

Dov'era finito il "vecchietto".... dove Gibran?

Pensò a loro solo un attimo. Se esistono le favole, lei era appena entrata in quella più bella senza orchi nè mostri nè streghe.

Il suo cuore cominciò a battere, sulle labbra affiorò un sorriso. Stretta a lui uscì dalla stazione felice che la vita le avesse appena concesso una possibilità tutta da vivere.

Lo guardò.... No, lui non era Gibran: aveva parlato di cose semplici ma dirette al cuore. Nessun dubbio per il futuro.

Avrebbe vissuto questo nuovo amore come se fosse stato l'unico nella sua vita. Il suo intelletto era soddisfatto: aveva trovato l'oasi che stava cercando da tanto tempo, il cuore si era aperto. Lo sguardo di lui, ogni suo passo, la mano che la stringeva... la sua mano le dicevano soltanto:" Adesso che ti ho trovato.....non ti lascerò più." i dubbi e le incertezze che l'avevano bloccata che non le avevano permesso di portare avanti la storia con colui che la riempiva di poesie soltanto, non c'erano.

Pensò che Gibran era totalmente egoista, pieno di paure. Metteva regole su regole, dire cosa voleva e cosa non voleva era soltanto un fuggire dalla responsabilità di un rapporto che per crescere si nutriva di complessità, di compromessi accettazioni e rinunce.

No, Gibran non avrebbe mai saputo come lei avrebbe potuto amarlo, come gli si sarebbe concessa senza limiti nè tabù.

Si ricordò alcuni versi del suo poeta preferito:

" L’amore non dà nulla se non sè stesso,
non coglie nulla se non da sè stesso:
L’amore non possiede né è posseduto:
l’amore basta all’amore."
(Kahlil Gibran)

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