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mercoledì 3 marzo 2010

GIBRAN terza parte (2)


(continua....)

Ogni volta che non si era presentato, lei aveva affrontato tutto con calma, non ne era rimasta delusa come se se lo aspettasse

I rapporti che aveva con gli uomini adesso erano vissuti in maniera diversa. Ognuno di loro rimaneva in lei un po'. Una parte dei suoi pensieri era fatta di un puzzle che non le apparteneva, ma faceva parte del suo io. Non aveva assorbito nessuna idea con cui era venuta in contatto, ma ognuno di loro aveva irrimediabilmente decretato la sua crescita. Quando si lasciavano, quando la porta della camera veniva chiusa anche lei cessava ogni contatto. Pensava agli ultimi uomini che aveva avuto: il "vecchietto", così pragmatico così dolce. Il chirurgo che cercava emozioni, ma poi alla fine non riusciva a lasciarsi andare e rimaneva segregato nei soliti schemi sessuali. Il giornalista, una bellissima storia vissuta intensamente, ma che l'aveva stancata. La gelosia, l'assillo morboso delle telefonate, il dover sempre spiegare tutto e dov'era e con chi e cosa stava facendo o dicendo. Perchè? Non faceva niente di male, viveva la sua vita, voleva e doveva per se stessa avere contatti con molte persone, non sarebbe riuscita a stare isolata. Ma non per questo con ognuno di loro doveva esserci per forza una "storia".
Gibran.... aveva fatto parte anche lui della sua "conoscenza": si erano incontrati, ma come compagni di viaggio non andavano bene. Almeno se lui le avesse fatto capire o intuire soprattutto cosa cercava o si aspettava da lei. Si era stancata degli uomini saccenti che sanno tutto e pretendono che la donna che hanno accanto "sappia" cosa vogliono. Non era un'indovina e non voleva "studiare" per diventarlo. Desiderava solo semplicità, ma non riusciva a trovarla.
Ricordava di aver letto "Chi è stato torturato, rimane torturato": un filosofo! forse Jean Améry, ma non era sicura. La frase era rimasta scolpita dentro di lei. Aveva sempre pensato che le esperienze avute segnano indissolubilmente la vita di ognuno. Si chiama "esperienza" perchè è fatta di cose belle e brutte, ma chissà come nella vita il brutto viene ricordato di più e forma il carattere e il comportamento. Avrebbe voluto essere diversa. Sentiva dentro di sè un mondo di amore, voleva tranquillità, ma con gli altri si comportava in maniera indifferente e cinica. Aveva paura che se si fosse lasciata andare sarebbe stata calpestata ancora. Non voleva dare più a nessuno la possibilità di farlo.
Gibran! il poeta. Aveva comprato le sue opere in inglese, aveva ricominciato a rileggerlo per capire se nella lingua originale le note della musicalità e della poesia che l'avevano fatta "innamorare" erano diverse. Si chiedeva come aveva potuto prendere un abbaglio così grosso. Come aveva potuto pensare che solo perchè un qualsiasi uomo conosceva qualche rigo di una poema potesse "cantare" come un angelo. Le parole, le poesie che lui le aveva scritto non avevano mai suscitato in lei alcuna emozione. Quando le aveva detto che aveva avuto altri rapporti si era chiesta che tipo di donne fossero. Parlava parlava parlava solo lui e dava l'impressione che si compiacesse ad ascoltarsi. Molte cose che aveva detto l'avevano fatta riflettere... "Ma come può uno vivere nel mondo e parlare così!...le donne che ha avuto sono rimaste "fulminate" da queste parole, ma hanno intuito qualcosa? Che tipo di cultura possono avere, saranno riuscite a penetrare nell'animo dei suoi discorsi?" pensava che fossero così ignoranti che davanti ad un buon parlatore si sarebbero calate gli slip sempre. Non capivano sicuramente cosa diceva con quel linguaggio strano che usava: le aveva affogate di parole! e quindi a bocca aperta erano rimaste lì davanti a lui completamente rincitrullite! buttandosi poi tra le sue braccia come fosse l'uomo migliore che poteva capitare loro nella vita.
Ma perchè lei non la pensava così? Fin dal primo momento lo aveva guardato, aveva cominciato a farsi domande a chiedersi cosa significavano tutti quei discorsi che faceva da solo come se davanti a lui non ci fosse nessuno. Ma soprattutto cosa voleva dire? Sì, era vero, lei aveva bisogno di mettere le sue "tesserine" al posto giusto e in quella confusione non ci riusciva e per questo era rimasta semplicemente ad osservare.

(continua....)

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