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venerdì 19 marzo 2010

GIBRAN parte quarta (3)


(continua....)

Non aveva voglia di corteggiarlo per provare a riavvicinarsi. Il suo egoismo la sua stupidità il sentirsi offeso il suo silenzio e.... lei non sapeva per cosa... cosa avrebbe potuto aggiungere a tutto questo? Già! la cosa più importante quello che gli aveva detto subito.... ERA UN UOMO VUOTO.


Vuoto.... aridità.... come un deserto dove non nasce niente come un luogo dove le uniche cose che lei scorgeva erano le figure mostruose delle sue paure. Una volta aveva letto un racconto dove questi mostri uscivano fuori all'improvviso dalla sabbia per mangiare ed uccidere chi si avventurava in quel pezzo di territorio. Ma lei non aveva paura stava passando in quel deserto ma i "blemmi" non erano comparsi. Avvertiva la loro presenza, la voglia di divorarla di spezzarla di domarla. Ma lei era più forte più lucida dominava i suoi stati d'animo. Pensava alle classiche frasi che spesso vengono dette... in amore chi è più forte vince! Qui non si trattava di vincere niente. Non si sentiva in un campo di battaglia. Non era un confronto o un braccio di ferro.
Quel "noi" continuava a non esserci e senza questa presenza come poteva Gibran pensare di affrontare il famoso "percorso"?
Nella sua vita si era costruito uno spazio chiuso dove entrava solo quello che voleva lui: la musica i soliti amici nessuna donna qualche libro. La politica era diventata marginale.
Si compiaceva di stare bene da solo di non avere problemi a vivere una vita così, e allora cosa significava per lui il "PERCORSO"?
Non l'aveva mai spiegato, diceva solo che bisognava costruirlo!
Ma su quali basi se loro due in quei giorni non aveva più nessun contatto nemmeno telefonico?
Lei non era una donna a disposizione! Capiva e sapeva che la loro vita si svolgeva su tempi diversi su piani costruiti nel tempo, ma bastava un po' di buona volontà e si sarebbero potuti incontrare ogni tanto.
Il VUOTO... era solo questo che percepiva ogni volta che pensava a lui.
Se lei avesse scritto questa storia e qualcuno l'avesse letta "... ecco..." avrebbe detto "... lei non è innamorata di Gibran ma del vecchietto!... fa tutte queste storie solo per questo motivo!..." Aveva pensato anche a questo. No, non era così: il suo amante era prezioso per lei, era una presenza che le riempiva la vita, ma non era amore non lo era per tutti e due. Sapevano perfettamente che sarebbe potuta finire in qualsiasi momento e in qualsiasi momento c'era la cruda realtà di un distacco doloroso dove nessuno dei due avrebbe saputo cosa fosse successo all'altro.
Non augurava a nessuna donna di vivere con questo pensiero.
"Non ti sposerò mai... non farò mai 70 km per vederti... non voglio basare questo rapporto sul sesso.... io sto bene da solo... io ho scopato tanto.... questa storia finirà come finiscono tutte le storie..." cos'altro aveva detto insistentemente in continuazione ogni volta che si erano parlati?
Queste erano le basi per costruire il "percorso". Non si ricordava che lui avesse mai accennato ad altro e se lo aveva fatto era stato in maniera così nascosta che non se n'era mai accorta.
Ma soprattutto... perchè aveva dovuto chiedere a Gibran di stare insieme? perchè lui non voleva incontrarla per qualche ora? perchè cercare di avere qualcosa che sarebbe stato naturale e spontaneo ricevere?
Risposte fatte di parole vuote che non avevano nessun significato.
Quanti uomini si comportavano così, ma anche quante donne avrebbero sopportato tanto a lungo.
Stavolta avrebbe chiuso senza problemi: la prima volta c'era stato un ripensamento, la voglia di dare a questo rapporto una seconda opportunità, ma era stato uno sbaglio.
Non scomodò il suo poeta: non volle cercare nè pensare qualche rima che andava bene.
Non ne aveva bisogno. Lei ci sarebbe sempre stata se lui avesse avuto voglia di parlare, ma come "stampella" NO! non era questo il suo ruolo.
Soprattutto non lo avrebbe più chiamato Gibran, ma avrebbe usato il suo nome.
Il suo vero nome.

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