SOLO QUELLI CHE SONO COSI' FOLLI DA PENSARE DI CAMBIARE IL MONDO, LO CAMBIANO DAVVERO (A.Einstein)

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martedì 8 dicembre 2009

LA MENNULARA (libro)


di Simonetta Agnello Hornby

"LUNEDì 23 SETTEMBRE 1963

1- Il dottor Mendicò assiste alla morte di una paziente

Il dottor Mendicò improvvisamente si sentì stanchissimo, con le gambe indolenzite e le braccia formicolanti. Era rimasto nella stessa posizione per più di un'ora, le mani della Mennulara strette fra le sue, accarezzandole le dita con un movimento circolare e delicato, incessante. Sollevò la mano destra, lasciando a palma aperta sul lenzuolo la sinistra, su chui poggiavano quelle ancora tiepide della defunta.
Era un momento solenne, che conosceva bene e sempre lo emozionava, l'ultimo compito di un medico sconfitto dalla morte.
Le chiuse le palpebre delicatamente. Poi le rassettò le mani intrecciandole le dita, gliele pose con cura sullo sterno, poi riordinò il lenzuolo tirandolo su fino a coprirle le spalle e finalmente si alzò per comunicare agli Alfallipe la morte della Mennulara.
Rimase con loro quanto necessario, diede a Gianni Alfallipe la busta contenente le ultime volontà della defunta e scese in fretta le scale della palazzina, incrociando le vicine che salivano per le scale a condolersi. Si era sentito soffocare in quella casa; apppena uscito dal portone prese a camminare a piccoli passi lenti, respirando a pieni polmoni l'aria ancora fresca della mattina."

TRAMA

Roccacolomba, Sicilia, 23 settembre 1963
E' morta la Mennullara, al secolo Maria Rosaria Inzerillo, domestica della famiglia Alfallipe, del cui patrimonio è stata da sempre -e senza mai venir meno al ruolo subalterno- oculata amministratrice. Tutti ne parlano perchè si favoleggia sulla ricchezza che avrebbe accumulato, forse favorita dalle relazioni con la mafia locale. Tutti ne parlano perchè sanno e non sanno, c'è chi la odia e la maledice e chi la ricorda con gratitudine. Senza di lei Orazio Alfallipe, uomo sensuale e colto, avrebbe dissipato proprietà e rendite. Senza di lei Adriana Alfallipe, una volta morto il marito, sarebbe rimasta sola in un palazzo immenso. Senza di lei i figli di Orazio e Adriana, Lilla, Carmela e Gianni, sarebbero cresciuti senza un futuro. Eppure i tre fratelli, tornati nel deserto palazzo di famiglia, credono di avere tutti dei buoni motivi per sentirsi illusi e beffati dalla donna, apparentemente rozza e ignorante, che ora ha lasciato loro uno strano testamento.

PERSONALE

Primo romanzo di una scrittrice di origini siciliane. Primo tentativo di molti altri ben riusciti.
Riesce con pochi tratti a schematizzare la vita e le abitudini di una comunità, che ruota tutta intorno a vecchie tradizioni, dove tutto è diviso in due. Da una parte chi fa parte del ceto medio-alto, dall'altra chi da generazioni è al servizio dei signori del paese.
Ricorda un po' alcuni romanzi o storie dei grandi scrittori siciliani, ma mancano i veri tratti del quadro delle passioni e dei profumi della meravigliosa Sicilia. Tutto sembra sfuocato, anche se l'atmosfera ricorda molto il teatro mediterraneo.
Qui si incastra una figura femminile, odiata o rispettata, intorno a lei sentimenti diversi agli antipodi. Donna che sfida tutto: dalle tradizioni alla mafia, riuscendo benissimo con durezza a portare avanti i suoi disegni. Alcuni sanno, ma non possono parlare legati alla tradizionale omertà e al rispetto per la defunta che hanno conosciuto meglio degli altri e stimato. Donna che anche da morta fa parlare di sè e induce a pettegolezzi e calunie chi non conosce la sua storia e il pesante fardello che ha dovuto portare negli anni per sopravvivere in una società dove come donna sarebbe stata schiacciata. Come finiranno quelli che sono stati protetti così bene per tutta la vita, adesso che la Mennulara è morta?

SCHEDA

Genere - Romanzo
Titolo - LA MENNULARA
Autore - Simonetta Agnello Hornby
Editore - Universale Economica Feltrinelli

(22° libro del I anno)

venerdì 4 dicembre 2009

I SOLDI DEVONO RESTARE IN FAMIGLIA (libro)


di Alain Alkann

"Isaia Levi, ancora assonnato, caminava di fretta sotto i portici di Corso Vittorio. Aveva al collo una sciarpa grigia, l'aria gli pungeva il viso. La città cominciava a svegliarsi, i rumori del traffico crescevano. Nonostante il torpore e il freddo Isaia era contento di incontrare David Weil, il figlio di Ada Ottolenghi. Lo aveva visto una sola volta, da bambino, al tempio, per la benedizione dei Cohanim.
Il giorno del diciottesimo compleanno di sua figlia Esther, Isaia aveva sognato di vederla sposare David Weil nel tempio grande, in giugno, i paggetti vestiti di bianco. Lui la accompagnava al cospetto del rabbino capo indossando il doppiopetto blu che gli aveva lasciato in eredità il generale Lattes e la lobbia nera di suo padre. Al matrimonio interveniva tutta la comunità e da quel giorno sua figlia avrebbe fatto parte di una delle più illustri famiglie ebree piemontesi. Poi i giovani sposi partivano per il viaggio di nozze con una grande automobile scura.
Le cose però erano andate in un altro modo, Esther era morta schiacciata da un camion a vent'anni.
"Il povero Isaia!"
Per tutta la vita lo avevano chiamato così."

TRAMA

Olli Ottolenghi, matriarca di autentica tradizione ebraica, è morta lasciando un testamento che obbliga una famiglia di ebrei a ricongiungersi in una Torino invernale. Sono state le leggi razziali del 1938 a disseminarli per il mondo. Ora, se vuole entrare in possesso dell'eredità, la famiglia deve ricomporsi, riscoprendo le proprie radici e accettando che sia il denaro a ricucire le ferite che le ha inferto la storia. Ma quel denarto scotta e funziona da detonatore dei conflitti, soprattutto individuali, che serpeggiano sotterranei nel nucleo familiare... Destini incrociati e dissonanti si inseguono nelle pagine, assieme alle schegge del tempo, ai paesaggi di tante città del mondo, agli amori, non ultimi quelli proibiti che nascono e muoiono.

PERSONALE

Forse ho sbagliato fin dall'inizio la lettura di questo romanzo.
Speravo di ritrovare l'atmosfera de"Il giardino dei Finzi-Contini", i contenuti de "L'Ebreo errante", il dramma di "Se questo è un uomo".
Mi sono ritrovata e leggere un romanzetto di "quarta categoria". Ma ripeto probabilmente ho preteso troppo da queste pagine. Si legge è vero velocemente, ma non viene assolutamente scavato nell'animo dei protagonisti: è un susseguirsi troppo fugace di figure e nomi, non da tempo al lettore di capire quale personaggio ha davanti. I sentimenti quasi inesistenti, come se la semplice descrizione fosse la cosa più difficile di questo mondo. La guerra, la Seconda Guerra Mondiale con lo sterminio degli Ebrei, i campi di concentramento, i rastrellamenti ecc. talmente lontana che anche chi avrebbe dovuto essere una testimonianza fa la parte del semplice spettatore. Vi confesso che ho dovuto prendere un foglio di carta e scrivere i nomi per capire la trama e come le varie vicende dei protagonisti si potessero intrecciare.
Da leggere senza pensare e non immaginare niente. Solo una lettura di due ore e basta.

SCHEDA

Genere - Romanzo
Titolo - I SOLDI DEVONO RESTARE IN FAMIGLIA
Autore - Alain Elkann
Editore - Bompiani Tascabili
(23° libro del I anno)

lunedì 30 novembre 2009

PAROLE DETTE di Kahlil Gibran


Ognuno ha qualcosa che desidera donare:
e così, troppo spesso,
nessuno è disposto a prendere.
Poniamo che io abbia una casa
e inviti gente.
Verranno e accetteranno la mia casa,
il mio cibo e perfino le mie idee,
ma non il mio amore.
E invece proprio l'amore è ciò che la maggior parte di noi
desidera donare sopra ogni altra cosa.

venerdì 27 novembre 2009

LIBRI PER IL FINE SETTIMANA


Ho deciso di farvi diventare un popolo di "acculturati"!

- Giovanni Verga
STORIA DI UNA CAPINERA
Oscar Mondadori

- Niccolò Machiavelli
LA MANDRAGOLA
Biblioteca Universale Rizzoli

- Simonetta Agnello Hornby
LA MENNULARA
Universale Economica Feltrinelli

- Andrea Camilleri
IL TAILLEUR GRIGIO
Arnoldo Mondadori Editore

- Thomas A.Harris
IO SONO OK,TU SEI OK
Biblioteca Universale Rizzoli

- Georges Simenon
MAIGRET E IL PORTO DELLE NEBBIE
Oscar Mondadori

giovedì 26 novembre 2009

LIBRI DA LEGGERE


Vi propongo tre romazi e la storia di una ricerca.

- John Maddox Roberts
S.P.Q.R.
Sonzogno

- Tim Willocks
RE MACCHIATI DI SANGUE
Oscar Mondadori

-Elisabetta Rasy
LA SCIENZA DEGLI ADDII
Rizzoli

- Douglas Preston
DINOSAURI IN SOFFITTA
Alacràn Edizioni

martedì 24 novembre 2009

GLI DEI DELLA TERRA (libro)


di Kahlil Gibran

"Quando cadde la era della dodicesima era
e il silenzio, alta marea della notte, sommerse le
alture,
i tre dei della terra, i Titani signori della vita, apparvero sui monti.

Vorticavano fiumi ai loro piedi;
nebbia fluttuante li avvolgeva al petto,
e le teste si ergevano maestose al di sopra del
mondo.

Poi parlarono, e come il tuono lontano
le voci rimbombarono di pianura in pianura.

PRIMO DIO

Il vento soffia verso levante.
Voglio volgermi a sud:
ho le narici colme di odori di cose morte.

SECONDO DIO

Profumo di carne bruciata, soave e intenso:
voglio inebriarmene.
E' l'odore della natura mortale, arsa dalla sua
stessa fiamma languente.
Ristagna greve nell'aria
e come fetido miasma di fogna
mi offende i sensi.
Voglio volgermi a nord: di là non vengono
odori."

TRAMA

"Quando dal caos emerse la terra e noi, figli del principio, scorgemmo l'un l'altro nella luce inerte, articolammo il primo suono soffocato e tremulo animando le correnti dell'aria e del mare. E muovemmo i primi passi, mano nella mano, nel vago colore del mondo bambino; e dagli echi di quei primi passi incerti nacque il tempo, quarta divinità, che affonda il piede nelle nostre orme, segue come un'ombra i nostri pensieri e desideri e vede solo attraverso i nostri occhi.E sulla terra venne la vita e nella vita venne lo spirito, melodia alta dell'universo. E noi regnavamo sulla vita e sullo spirito e nessuno tranne noi conosceva la misura degli anni nè il peso dei sogni nebulosi degli anni, finchè a mezzogiorno della settima era, demmo l'acqua del mare in matrimonio al sole. E dalle segrete stanze della loro estasi nuziale demmo vita all'uomo, creatura che, sia pur debole e malferma, porta per sempre i segni della sua origine. Tramite l'uomo che cammina sulla terra con occhi fissi alle stelle, troviamo vie per le regioni remote della terra: e dell'uomo, umile canna che cresce a lato delle acque cupe, facciamo un flauto attraverso il cui cuore cavo la nostra voce giunge al mondo avvolto nel silenzio".

PERSONALE

Grande poeta o forse cittadino del mondo, colui che già all'inizio del secolo XX capì che per allargare i suoi orizzonti che per dare luce alle sue esperienze non poteva rimanere emarginato nella scrittura della lingua araba, ma decise di imparare e scrivere in inglese.
Meravigliosa mescolanza di attributi, di idee di allegorie e miti che si intrecciano nei suoi versi. Le parole sembrano ispirate, i suoi personaggi creati per non avere età e racchiudere ogni idea tutte le idee del mondo umano e divino.
I personaggi sono al di sopra di tutto, immobili e immutabili nell'eternità ma aggrappati alla vita nella sua fatalità.
Riflessioni di uomini non di dei.

"...ma noi, noi insonni e consapevoli,
noi siamo dispensati dalla sorte incerta e dalle
congetture.
Non ci soffermiamo, non attendiamo il balenare
dell'idea,
superiori a ogni inquieto interrogare.
Accontentati e lascia andare i sogni."


Il libro è ormai fuori catalogo, ma se guardate su internet lo trovate.
Il consiglio che posso darvi non dedicategli solo quel poco tempo che richiede, ma gustatelo un pezzo alla volta e poi rileggetelo altre tre volte per capire appieno i suoi versi.

SCHEDA

Genere - Poesia
Titolo - GLI DEI DELLA TERRA
Autore - Kahlil Gibran
Editore - SE

( libro del I anno)

lunedì 23 novembre 2009

IL TIRANNO (libro)


di Massimo Valerio Manfredi

"L'uomo arrivò poco dopo il tramonto quando le ombre cominciavano ad allungarsi sulla città e sul porto. Avanzava a passo svelto portando a tracolla una bisaccia, e si volgeva intorno di tanto in tanto con una certa aria apprensiva. Si fermò nei pressi di un'edicola di Persefonte, e il lume che ardeva davanti all'immagine della dea ne rivelò l'aspetto: i caperlli brizzolati di chi ormai aveva superato la mezza età, il naso dritto e la bocca sottile, gli zigomi alti e le guance scavate, in parte coperte da una barba scura. Lo sgurdo, inquieto e sfuggente, manteneva tuttavia un'espressione di dignità e di contegno che contrastavano con l'aspetto dimesso e con il vestiario consunto, rivelando una condizione elevata anche se decaduta.Imboccò la strada che conduceva al porto orientale e cominciò a scendere verso la darsena, dove erano più numerose le bettole e le osterie frequentate dai marinai, dai commercianti, dagli scaricatori e dai soldati della flotta."

TRAMA

Sicilia, 412 a.C.: comincia il duello infinito fra un uomo e una superpotenza. Duello sferrato a colpi di micidiali macchine da guerra ed eserciti oceanici, lungo cinque guerre e decine di battaglie. La superpotenza è Cartagine, signora dei mari e megalopoli mercantile. L'uomo è Dionisio di Siracusa, combattente intreepido con tre ferree convinzioni:le democrazie sono inefficienti;i cartaginesi sono mortali nemici dell'ellenismo e devono essere sradicati dalla Sicilia;l'unico uomo in grado di condurre a termine una tale impresa è lui.Per realizzare il suo progetto non teme di dannare la propria memoria per i secoli a venire:di essere marchiato a fuoco come "il Tiranno".Ma chi è stato davvero Dionisio? Valerio Massimo Manfredi ne ripercorre la vicenda umana e storica,dando vita a un personaggio potente e indimenticabile.

PERSONALE

Il nostro solito Manfredi!
Riesce sempre a mescolare storia e fantasia. Questo romanzo mi ha dato la risposta ad una serie di domande che mi sono fatta in questi ultimi mesi. Mi ha fatto capire la "solitudine di chi è ai vertici". Il comportamento di chi non può fidarsi di nessuno, nemmeno di un fratello, di come spesso il contrastare un suo comando può portare al fallimento di un'azione perfetta. La sua crescita da soldato a tiranno. Il cambiamento di un uomo che prima ama con tutto se stesso e poi, con la fine crudele del suo amore, si concentra nel suo ruolo fino ad annullare qualsiasi sentimento per perseguire il fine ultimo: la cacciata e la sconfitta dei Cartaginesi dalla sua amata Sicilia.
La sua vita scorre fra decisioni da prendere, sentimenti, l'odio e il rancore di chi non lo vorrebbe a capo dell'esercito. La sua giovane età, eppure già la determinazione di chi ha idee precise sulle azioni da compiere.
Questo romanzo è meno scorrevole degli altri che ho letto, forse per la puntigliosità delle battaglie peraltro descritte minuziosamente. Ma ogni volta che gli eserciti o i gruppi di soldati si muovevano mi davano quasi l'impressione che le distanze enormi per quel tempo si annullasero immediatamente e che la Sicilia fosse racchiusa in pochi centimetri di territorio.
Con Manfredi sto ripassando un po' di storia antica.

SCHEDA
Genere - Romanzo
Titolo - IL TIRANNO
Autore - Valerio Massimo Manfredi
Editore - Oscar Mondadori
( libro del I anno)

venerdì 20 novembre 2009

IL PICCOLO PRINCIPE (libro)



di Antoine De Sain-Exupery


"Un tempo lontano, quando avevo sei anni, in un libro sulle foreste primordiali, intitolato "Storie vissute della natura", vidi un magnifico disegno. Rappresentava un serpente boa nell'atto di inghiottire un animale. Eccovi la copia del disegno. C'era scritto:" I boa ingoiano la loro preda tutta intera, senza masticarla. Dopo di che non riescono più a muoversi e dormono durante i sei mesi che la digestione richiede."
Meditai a lungo sulle avventure della jungla. E a mia volta riuscii a tracciare il mio primo disegno. Il mio disegno numero uno. Era così:...."

TRAMA

E' la storia dell'incontro tra un aviatore, costretto da un guasto ad un atterraggio di fortuna nel deserto, e un ragazzino alquanto strano, che gli chiede di disegnargli una pecora. Il bambino viene dallo spazio e ha abbandonato il suo piccolo pianeta perchè si sentiva troppo solo lassù: unica sua compagna era una rosa. Un libro che si rivolge ai ragazzi e "a tutti i grandi che sono stati bambini ma non se lo ricordano più", come dice lo stesso autore nella dedica del suo libro.

PERSONALE

Qualche settimana fa sono andata tutta seria alla mia libreria... vorrei IL PICCOLO PRINCIPE di A. De Saint-Exupery....
Mi portano nella sezione bambini... no, no mi scusi lei ha capito male... e ripeto il titolo.... signora, non conosco nessun altro libro con questo titolo....
Non sto a raccontarvi altro!
Avevo pensato che fosse un romanzo!
L'ho letto tutto d'un fiato in poco meno di un'ora.
Scritto da un adulto che ha ricordato di essere stato bambino.
Il protagonista? Un ..... senza età e tutte le età.
Non l'uomo spensierato che ha conservato in sè la fanciullezza come in Peter Pan, ma chi ricordando non vuole più dimenticare di avere avuto sei anni.
Un libro anche per coloro che ormai hanno acquistato con il passare del tempo comportamenti irragionevoli e inutili dettati dalle "etichette" della vita.
Poche frasi per ogni personaggio servono all'autore a descrivere molto bene i difetti che spesso troviamo in giro.
Perchè i suoi ricordi si sono fermati all'età del primo trauma, quando è stato bloccato dall'ottusità degli adulti e non ha più disegnato. Quando il suo mondo non ha più avuto come riferimento la figura maschile per la morte del padre.
Il caricarsi di responsabilità... il piccolo principe la mattina spazzava accutatamente i vulcani, anche quello spento, non si sa mai! (tipico degli adulti fare le cose in previsione di...), strappava i germogli di baobab...
Ma anche rimanere attaccato al modus operandi dei fanciulli....il piccolo principe non rinunciava mai ad una domanda che aveva fatta...
E come succede spesso nella vita la realtà piomba sempre addosso con la sua crudeltà, il prendere coscienza dei propri sbagli, non importa se grandi o piccoli, il peso di quello che abbiamo lasciato per rabbia e per impulsività.
E i pensieri vanno all'unica compagna sul suo pianeta in alto in mezzo alle stelle: UNA ROSA.
Poche pagine su questo piccolo fiore, ma la sua presenza aleggia fra le righe, rimbalza fra una parola e l'altra.



"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante."


Ho pensato ad una cosa che mi è successa negli ultimi mesi... mi sono sentita quella rosa, c'è chi mi ha fatto sentire importante, grazie.

SCHEDA

Genere - Favola (per bambini, ma anche per adulti, che hanno dimenticato di essere stati bambini!)
Titolo - IL PICCOLO PRINCIPE
Autore - Antoine De Saint- Exupéry
Editore - Bompiani

( libro del I anno)

mercoledì 18 novembre 2009

LIBRI DA LEGGERE

Anche oggi visitina dalla mia "vecchina", ho trovato per pochi euro dei libri un po' inusuali, ma la sfida di questa lettura è la cosa più bella che ci possa essere.

- Georges Minois
STORIA DELL'ATEISMO
Editori Riuniti

- Cesare Brandi
VIAGGIO NELL'ANTICA GRECIA
Editori Riuniti

- Gilbert K.Chesterton
SAN TOMMASO D'AQUINO
Lindau

- Brett Shapiro
L'INTRUSO
Universale Economica Feltrinelli

- Kahlil Gibran
GLI DEI DELLA TERRA
SE

- Frederic Portal
SUI COLORI SIMBOLICI
Luni Editrice

- Daniel Pipes
IL LATO OSCURO DELLA STORIA
Lindau

- Wilhelm Fraenger
LE NOZZE DI CANA
SE

lunedì 16 novembre 2009

INVICTUS


di William Earnest Henley

Dal profondo della notte che mi avvolge
nera come il più profondo abisso, da un polo all'altro,
io ringrazio quali che siano gli dèi
per la mia anima invincibile.
Nella morsa delle circostanze,
non mi sono tirato indietro, né ho gridato a squarciagola:
sotto i colpi di maglio della sorte
il mio capo sanguina, ma non si china.
Oltre questo lido di ira e lacrime
Non giace altro che l'Orrore dell'ombra,
E tuttavia la minaccia degli anni
Mi trova e mi troverà senza timore.
Non conta quanto sia stretta la porta,
quanto sia piena di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.

Manuale di conversazione (LIBRO)




Ho riletto in questo fine settimana un testo di un autore che non può mancare in una libreria nella voce grandi autori italiani.
E volevo fare omaggio ricordandolo..


Manuale di conversazione

Le grammatiche su cui si studiano le lingue saranno utilissime per impararle, ma non altrettanto per la logica e il buon senso. Il che, tuttavia, non rappresenta un danno in ogni senso. Anzi potrebbe contribuire a dare ai rapporti fra le persone un carattere quanto mai spensierato e fantasioso che conferirebbe alla vita un aspetto dei piu' piacevoli.
Dalla grammatica inglese:
" Portaste il binocolo? ".
" No, ma portai il vostro ventaglio. "
Col che si imparano parecchi vocaboli, non c'e dubbio. Ma non e' chi non veda un ventaglio esser tutt'altra cosa che un binocolo. Non c'e' niente in comune fra i due oggetti. Come e' possibile parlare di ventaglio a chi vi chiede notizie del binocolo?
Vediamo: dove, quando e perche' si puo' domandare a qualcuno se ha portato il binocolo? In teatro, o in occasione di una gita in luoghi panoramici, o per esigenze belliche.
Ora, ammesso che in un teatro possa essere utile anche un ventaglio, benche' abbia tutt'altra funzione e non sara' certo esso che mi permettera' di apprezzare le bellezze d'un corpo di ballo. Ma su una montagna! Che ne faccio d'un ventaglio, se ho bisogno d'un binocolo?
Non parliamo poi d'una casamatta o della tolda d'una nave da guerra. Immaginate un generale nel suo osservatorio o un ammiraglio sul ponte di comando, che durante l'infuriare della battaglia, dovendo seguire le mosse del nemico, domandi all'aiutante di campo:
" Portaste il binocolo?" e si senta rispondere: " No, ma portai il vostro ventaglio ".
Anche ammesso che faccia molto caldo, in quel momento il comandante ha bisogno di guardare.
Forse gli autori degli esercizi di traduzione immaginano un mondo di stolidi. Ecco un altro dialogo della grammatica inglese:
" Mamma, comperasti la tovaglia? "
" No, ma comperai il rasoio per tuo fratello. "
Una famiglia di pazzi, evidentemente. Pazza la madre, che forse immagina si possa apparecchiare la tavola col rasoio; e pazza la figlia, che dal manuale non risulta essersi minimamente turbata alle parole inconsulte della vecchia insensata.
Ancora:
" Vedeste il mio allacciabottoni? ".
" No, ma vidi il vostro colletto e polsini. "
Magari qui si puo' ravvisare un barlume di coerenza, in quanto siamo sempre in materia inerente al vestirsi. Ma c'e un abisso, tra la domanda e la risposta.
Uno dei torti degli esercizi di conversazione e per l'appunto di non dare quasi mai la terza battuta. S'imparerebbero molte altre parole, magari non delle piu' ortodosse. Come rispondereste a uno che vi parla di colletto e polsini, quando voi gli domandate notizie dell'allacciabottoni?
E evidente:
" O sei un imbecille, o vuoi prendermi in giro. Come ti viene in mente di rispondermi cosi? "
E giu' una sequela di parolacce, che pure hanno la loro utilita' nello studio d'una lingua.

In conclusione m'* pi* volte capitato, nell'esprimermi in una lingua straniera imparata di fresco su una grammatica, di essere quanto mai incoerente. Una volta, a un passante che mi domandava: "Sapreste dirmi dov'e' la tale strada? " mi avvenne di rispondere sulla base di un dialoghetto studiato nella grammatica.
" No, ma so dirvi l'eta' del cugino di vostro padre. "
Il passante rispose con una frase che non capii, perche' purtroppo, come dicevo, negli esercizi di conversazione manca sempre la terza replica.
Per tacere degli scorci di vita che si possono cogliere, attraverso quegli esercizi, specie se si diffondono in particolari
" Eravate con vostro padre? "
" No, ero con l'amico di mio padre, ma le mie sorelle erano con vostra madre; siamo stati a vedere la cattedrale."
Bella brigata di cretini davvero. Tra l'altro c'e' da scommetere che ognuno non capiva chi fossero gli altri quanto a grado di parentela reciproca, durante questa famosa visita alla cattedrale. Perche' e' soprattuto sull'indicazione delle parentele che queste frasi risultano sibilline.
Doveva essere una mattina grigia in una citta' gotica del Nord-Europa, una pioggerella leggerissima punzecchiava appena i volti dei passanti. I nostri amici, usciti dall'albergo e avendo lasciato qua e la' un certo numero d'imprecisati parenti, andavano in fretta verso la cattedrale con le guide in mano. Nella chiesa semibuia tra le navate, si sbirciavano sospettosi:
" Chi e quello? ".
" E' l'amico di vostro padre, e io sono la madre di un tale che non c'e', perche' io sto con le vostre sorelle. "
" E che rapporto di parentela c'e' fra voi e l'amico di mio padre? "
" Egli e' l'amico del padre delle ragazze che stanno con me e che sono vostre sorelle, mentre voi siete l'amico di mio figlio. "
E' un groviglio.
" Ed io chi sono? "
" Voi siete il figlio dell'amico di quel signore e il fratello delle signorine che stanno con la madre di un altro vostro amico che non e' qui, e questa sarei io."
Basta, basta, per carita' , c'e' da diventare pazzi.
E notate che queste frasi sono tutte rigorosamente dedotte da quella dell'esercizio, quanto a rapporti di parentela, amicizia e semplice compagnia, tra i partecipanti alla visita della cattedrale.
Durante la quale - e' ovvio aggiungerlo - il cicerone avra' zittito:
" Signori, occupatevi della cattedrale, invece che di questi pasticci di famiglia; guardate i vetri istoriati ".
Dopo la visita, tornati all'aperto:
" Ed ora andiamo a far colazione? ".
" No, ma posdomani arriva il cognato di vostro figlio. "
E via in fretta, senza volti, senza cervello, mentre una pioggerella leggerissima fa viscido il selciato fra le basse arcate e i negozi di frutta della grigia citta' gotica. E si sente nell'aria un odorino di cavoli cotti e di birra, mentre il carillon dei pupazzi metallici suona mezzogiorno nella torre del palazzo di citta'.
Europa, Europa mia! Quando verremo a liberarti?

Achille Campanile

venerdì 13 novembre 2009

LA TORRE DELLA SOLITUDINE (libro)



Valerio Massimo Manfredi



"La colonna avanzava lentamente nel bagliore del cielo e delle sabbie; l'oasi di Cydamus non era più che un ricordo, con le sue acque limpide e con i suoi datteri freschi. Da molti giorni l'avevano lasciata, non senza timore, ma l'orizzonte meridionale continuava ad allontanarsi, vuoto, falso e sfuggente come i miraggi che danzavano tra le dune.
In testa, sul suo cavallo, il centurione Fulvio Macro teneva eretta la schiena e diritte le spalle nè si toglieva mai l'elmo arroventato dal sole, per dare agli uomini l'esempio della disciplina.
Era originario di Ferentino e veniva da una famiglia di piccoli proprietari terrieri. Se ne stava a marcire da mesi con il suo reparto in un ridotto della costa sirtica fra le allucinazioni della malaria, bevendo vino inacidito e sognando invano Alessandria e le sue delizie, quando improvvisamente il Governatore della provincia lo aveva convocato a Cirene e gli aveva affidato l'incarico di attraversare il deserto con una trentina di legionari, un geografo greco, un aruspice etrusco e due guide mauritane."

TRAMA

Nella notte dei tempi un popolo osò sfidare Dio. E la Torre della Solitudine, persa tra le dune, è l'ultima testimonianza di quella sfida, ma è anche la promessa di un portentoso evento. Per ritrovarla, per scioglierne l'indicibile mistero, tre uomini si avventurano nel cuore del Sahara. Un archeologo che insegue le tracce di suo padre, un colonnello della Legione Straniera assetato di vendetta, un prete che mette alla prova la sua fede: di fronte alla Torre della Solitudine si compie il loro destino. Mentre dai confini del tempo e dello spazio rieccheggia il più superbo e sconvolgente dei messaggi. Un thriller archeologico. Un'avventura ai limiti dell'impossibile.

PERSONALE

Ancora Manfredi!
Il nostro caro scrittore-storico-archeologo, narratore scorrevole e incisivo.
Continuo a dire che i suoi racconti sono semplicemente "semplici".
E' vero che qualcosa mi è sembrato ovvio scontato, ma è anche vero che ad alcuni amici che ho consigliato i suoi libri ne sono rimasti entusiasti.
Adesso Manfredi per me è diventato l' "ora di ricreazione" fra la lettura di Joyce e Hooper, fra Balbi e Critchley.
Mi sono ritrovata in mano i suoi libri prima di addormentarmi nei minuti che concedo alla lettura prima di spengere la luce.
Lettura piacevole non impegnativa, la mia mente si libera della giornata e di quello che ho studiato fino a quel momento.
Non voglio angustiarvi troppo con il dirvi che le sue storie gli artifici che inventa possono essere reali, o possono dare spazio a pensieri più fantastici.
In questo libro ho pensato al 2012, a Nibiru, agli Anunnaki, ai Dogon....ma come spesso succede tutte le notizie che tengono con il fiato sospeso milioni di persone aspettando l'ora X, la fine del mondo, l'Apocalisse svaniscono nel nulla.
Per sapere come va a finire e cosa viene lasciato in sospeso, l'unico modo è leggerlo.

SCHEDA

Genere - Romanzo
Titolo - LA TORRE DELLA SOLITUDINE
Autore - Valerio Massimo Manfredi
Editore - Oscar Mondadori

( libro del I anno)

mercoledì 4 novembre 2009

L'ORACOLO (libro)


di Valerio Massimo Manfredi

"Efira, Grecia nordoccidentale. 16 novembre 1973, ore 20

Tremarono improvvisamente le cime degli abeti, le foglie secche delle querce e dei platani ebbero un brivido, ma non c'era un soffio di vento e il mare lontano era freddo e immoto come una lastra di ardesia.
Parve al vecchio studioso che tutto tacesse d'un tratto, il pigolio degli uccelli e l'abbaiare dei cani e anche la voce del fiume, come se le acque lambissero le sponde e le pietre dell'alveo senza toccarle, come se la terra fosse pervasa da un oscuro, subitaneo tremore.
Si passò una mano fra i candidi capelli, fini come seta, si toccò la fronte e cercò dentro di sè il coraggio di affrontare, dopo trent'anni di caparbia, infaticabile ricerca, la vista della meta.
Nessuno avrebbe potuto dividere con lui quel momento. I suoi operai, Yorgo l'ubriacone e Stathis l'attaccabrighe già si allontanavano dopo aver riposto gli attrezzi, con le mani affondate nelle tasche e il bavero rialzato e il rumore delle loro suole sulla ghiaia della strada era il solo nella sera."
TRAMA
Atene, 17 novembre 1973. Un eminente archeologo muore misteriosamente subito dopo aver ritrovato il vaso d'oro di Tiresia. Poche ore più tardi, nei disordini di Piazza del Politecnico, una giovane e bella studentessa viene catturata, stuprata e uccisa dalla polizia sotto gli occhi del fidanzato. Dieci anni dopo una catena di efferati delitti sconvolge la Grecia. Riti annunciati da oscure profezie. Omicidi senza spiegazione per chi non abbia vissuto i giorni della rivolta studentesca e non conosca il segreto del vaso di Tiresia. Con il ritmo incalzante del giallo d'azione, con la seducente magia delle antiche leggende Valerio Manfredi racconta una straordinaria avventura tra passato e presente, tra umanissime passioni e divine suggestioni. Una storia mozzafiato, imprevedibile fino all'ultimo clamoroso colpo di scena.
PERSONALE

Cosa dire di questo romanzo? Le prime cento pagine le ho lette in treno in due ore. Storia appassionante un po' troppo cruda e crudele all'inizio con la descrizione dell'assalto delle polizia greca agli atenei e conseguentemente gli interrogatori che ha dovuto subire chi fu catturato. Storia d'amore e di vendetta. Poi la noia ha cominciato ha prendermi. Il finale per me è diventatao scontato prima della metà del libro. Molto ben descritti i paesaggi, ottima collocazione storica. Ma la fantasia è andata oltre il consentito. Il personaggio che per me è diventato il protagonista, il comandande Bogdanos, mi ricordava ad ogni frase una persona che conosco. E' stato come ripetere un copione imparato a memoria.
Comunque ottima come sempre la trama, Manfredi ha di particolare che riesce a rispettare il lettore senza gravarlo troppo di idee arzigogolate e la lettura è semplice e veloce. Un pregio o un difetto? Lascio a voi il giudizio.
Manfredi si può leggere sempre quando non abbiamo voglia di pensare.
SCHEDA
Genere - Romanzo
Titolo - L'ORACOLO
Autore - Valerio Massimo Manfredi
Editore - Oscar Mondadori
( libro del I anno)

domenica 25 ottobre 2009

POESIA


Lo specchio

Lo specchio che hai fissato sul petto
è il segnale di un patto profondo
tu mi guardi mentre io ti guardo
dentro
e se ti guardo dentro mi vedo.

(Antonio Porta)

sabato 24 ottobre 2009

INDOVINA INDOVINELLO.......

OGGI PICCOLA GIRATINA NEL MERCATINO DELL'USATO E IN MEZZO A TANTI LIBRI NE HO TROVATI ALCUNI INTERESSANTI. VI DICO SOLTANTO CHE HO SPESO POCHI EURO E MI SONO FATTA FELICE CON POCO !

- Glenn Cooper

LA BIBLIOTECA DEI MORTI

Editrice NORD

- Marcello Craveri

SANTE E STREGHE

Universale Economicaa Feltrinelli

- Primo Levi

LA CHIAVE A STELLA

Einaudi

- Giuseppe Giacosa

UNA PARTITA A SCACCHI

Attilio Barion Editore - 1920


Come al solito mi riservo il tempo necessario per leggerli e poi commentarli insieme a Voi.
Buona lettura

mercoledì 21 ottobre 2009

LIBRI DA LEGGERE

Continuano i nostri consigli su alcuni libri particolamente interessanti.
Ne ho comprato anche un altro ma non voglio anticipare il titolo anche perchè potrebbe dare adito a pensieri strani.
Quando lo avrò finito se reputerò sia il caso di approfondire la recensione con Voi non mancherò di illustarvelo, per ora mi riservo una lettura e un giudizio personali.

- Valerio Massimo Manfredi

L'ORACOLO

Oscar Mondadori
Euro 9,50

-Corrado Augias - Vito Mancuso

DISPUTA SU DIO E DINTORNI

Mondadori
Euro 18,50

- Carlo A.Martigli

999 - L'ULTIMO CUSTODE

Castelvecchi Editore
Euro 18,50

- Denis Guedj

IL TEOREMA DEL PAPPAGALLO

Tea
Euro 8,90

lunedì 19 ottobre 2009

IL SEGRETO DEL MONASTERO (libro)


Philip Vanderberg

"L'anno del Signore 1554, 1484° dalla distruzione di Gerusalemme, 224° dall'invenzione della polvere da sparo, 110° dall'invenzione della stampa, 62° dalla scoperta del Nuovo Mondo e 37° dala Riforma dell'empio dottore in teologia di Wittemberg, in quell'anno del tutto insignificante, nel giorno della Candelora, scomparve l'altrettanto insignificante becchino della cittadina tedesca di Sand, piccolo centro sorto lungo il corso del fiume Regnitz. Adam Friedrich Hamann morì all'improvviso e mentre svolgeva il suo lavoro, le mani strette al badile come un bene prezioso."

Testo da leggere facilmente. Interessante la trama e l'ambientazione storica. Se all'inizio del libro l'autore non avesse specificato che "il romanzo si basa su un intreccio di libera invenzione e realtà storica" il lettore avrebbe potuto pensare che i fatti narrati fossero veri e sarebbe andato a cercare anche il testo di Copernico menzionato fra le righe, "De astro minante".

Ripeto libro di facile lettura, ma poco sviluppato nella parte che riguarda la storia d'amore del protagonista, poco sviluppata l'importanza del libro negli anni della Riforma del Calendario Gregoriano, poco rilevanti i sentimenti e il comportamento del protagonista. Poco attento l'autore a mettere in risalto l'atmosfera di suspence che forse non guastava in certi passaggi.

Rimane tutto sospeso come se ogni parte del libro aspettasse un'ulteriore disamina. Avrei preferito che fossero messi meno in rilievo alcuni passaggi e invece spiegare meglio il ruolo della Chiesa in quel periodo. Anche se il Rinascimento, l'Inquisizione non sono certo da sviluppare in un romanzo, ma il ruolo di alcune figure clericali non sarebbe stato malvagio capirlo meglio.

In complesso buona lettura da passare qualche giorno; per chi volesse approfondire la questione del Calendario Gregoriano questa è l'occasione giusta per farlo.

Una cosa devo puntualizzare, il primo titolo del libro era "La maledizione di Copernico" esattamente tradotto dal tedesco, ma poi l'editore italiano l'ha cambiato.

Buona lettura

sabato 26 settembre 2009

QUESTA E' L'ACQUA (libro)


David Foster Wallace

"Alle 2:30 del mattino, a letto, Solomon Silverfish, sassone segreto, celta teorico, aveva due notizie per Ira Schoenweiss, all'altro capo del filo. La prima era che a sentire le vicende di quella notte il culo troppo-stupido-e-ciccione-anche-solo-per-commentare-quanto-fosse-stupido-e-ciccione di Ira Schoenweiss era ancora il culo di Ira Schoenweiss solo perchè stava a dentro una grossa imbracatura giudiziaria che glielo teneva attaccato al corpo. La seconda era che se Silverfish non sbagliava quello era il terzo e peggiore arresto per guida in stato di ebrezza in due anni, e che si credeva, che Silverfish era un superman? Che faceva miracoli giudiziari?"

Mi è sempre piaciuto crogiolarmi nella frase ... la vita è come le 121 facce di un diamante: a seconda di come le metti sotto la luce brillano di luce più o meno intensa...
Potrei dire la stessa cosa della raccolta di Wallace.
I suoi racconti hanno luce a seconda di come li guardi. Non sono completamente entusiasta del linguaggio che usa o di come collega i vari momenti, ma se affrontiamo il tutto con l'ottica di chi vuole sondare i vari stati d'animo umani allora possiamo anche accettarlo.
E' un po' mettere in evidenza alcuni aspetti della società americana: le sue mediocrità, i suoi eccessi, le sue malattie psicologiche, gente comune gente importante non ha importanza chi viene raccontato. Si vuole soltanto evidenziare lo stato d'animo: dalla pazzia alla derisione della malattia, alla superficialità di come viene affrontata la vita.
Sicuramente chi ha recensito le sue opere e ne ha tratto lodi non mi ha completamente convinta di quello che ho letto.
Io sono italiana, sono europea in noi c'è una cultura diversa fatta di tante altre problematiche e meno vicina a quella dell'autore.
Da leggere e valutare a seconda del proprio stato d'animo.

venerdì 25 settembre 2009

DANTE, L'INEVITABILE (libro)


Ismail Kadare

"Il nostro pianeta è troppo piccolo per permettersi il lusso di ignorare Dante Alighieri. Sfuggire a Dante è impossibile come sfuggire alla propria coscienza. Nessun'altra creazione letteraria colloca a tal punto la coscienza umana, o meglio i suoi tormenti, nel proprio epicentro.
In Europa, in questo vasto quartiere che racchiude l'Italia e il suo Dante- ma potremmo dire Dante e la sua Italia-, non troverete nessuno che non abbia mai sentito pronunciare il suo nome. Quest'ultimo, del resto, vi raggiungerà ovunque andiate, negli Stati Uniti, in Russia, in Israele, ma anche in Giappone, in Australia o in Nuova Zelanda. Se ancora esistono paesi assenti da questa mappa (paesi che potremmo chiamare NoDantelands), è evidente che si tratta di una situazione provvisoria."

Vi svelo un segreto il mio libro "di comodo", quello che rileggo volentieri quando non ne ho altri è, è sempre stato e sempre sarà la DIVINA COMMEDIA di Dante Alighieri, soprattutto l'Inferno.
Mai come adesso trovo articoli, libri, commenti sull'autore che ha decretato la storia dell'Italia.
Chi non conosce Dante? Con simpatia o no è stato letto, con intenzionalità è stato interpretato, con voluttà è stato sondato nei versi più nascosti per trovare segreti .
Perchè sezionarlo? Dante e la Divina Commedia camminano a braccetto nella loro magnificenza.
Ogni volta si sono svelati a me che leggevo lati sublimi, verità che la volta precedente non avevo percepito.
I Gironi non sono altro che la nostra vita.
E l'autore Kadarè svela come siano stati in qualche modo artefici anche della vita dell'Albania dei suoi travagli nelle invasioni.
L'amore che questo popolo ha dimostrato verso un poeta e la sua opera nel corso dei secoli è da ammirare. Non è un'opera nata da un loro consanguineo, ma importata da un paese vicino e amata come fosse stata propria.
Ogni tempo è il tempo di Dante, non possiamo dire che era meglio leggerlo nel Trecento ed adesso, dopo più di settecento anni, è obsoleto.
Non vi immaginate nemmeno per un attimo di pensarlo. Dante è ora, é la vita, é tutto quello che subiamo, che ci mette in relazione con gli altri, che ci porta per mano nei momenti di solidutine di dolore di smarrimento dei sentimenti.
E' una realtà percepita dal popolo albanese che ama come non mai il nostro poeta. Lo sapete che gli albanesi capisco perfettamente l'italiano senza averlo studiato? Potenza del DNA di un popolo? Come non capire quindi Dante e pretendere una versione albanese della Commedia?
Alcuni passi non sono perfettamente aderenti al testo, ma è lo spirito che conta. E sicuramente molto presto qualche traduttore riuscirà a correggere gli "errori".
Dante e l'Albania quale binomio più perfetto?
Dante..... compagno di passione politica e di sofferenza !

ROMEO E GIULIETTA NEL VILLAGGIO (libro)


Gottfred Keller

" Raccontare questa storia sarebbe oziosa imitazione, se essa non si fondasse su un avvenimento reale, quasi a dimostrare quanto profondamente sia radicata nella vita umana ognuna delle favole su cui sono costruite le grandi opere antiche. Il numero di tali favole non è eccessivo, ma sempre esse si rappresentano in nuova veste, costringendo la mano a fissarle.
Lungo il bel fiume che passa a mezz'ora di distanza da Seldwyla si eleva un'estesa collinetta che va a perdersi, anch'essa ben coltivata, nella fertile pianura. Lontano, ai suoi piedi sorge un villaggio, in cui si trovano...."

Qualche giorno fa cercavo un libro, niente di impegnativo, quando mi è capitato in mano un piccolo volume.
Il titolo "Romeo e Giulietta..." come avrebbe non potuto attirare.
La storia dei due amanti dannati! Ma quali amanti non sono stati dannati in tutta la letteratura? Chi fra voi ha letto una storia che non abbia avuto qualche risvolto traumatico?
Non importa che sia stata scritta nel XV secolo o nel Trecento o ai giorni nostri, sembra strano ma i due nomi insieme evocano e sono legati soltanto ad un destino tragico.
Ho letto tutto d'un fiato sperando che la storia si svolgesse in un'atmosfera idilliaca, che il sentimento nato fra le rovine dell'odio e delle assurdità umane prendesse il sopravvento.
Macchè! non posso nascondervi la fine tragica dei protagonisti dal momento che viene svelata fin dalle prime parole.
Come tutti i testi del Realismo vi si descrive la mostruosità della vita quotidiana che invece di svolgersi in maniere semplice volge spesso attraverso vie tortuose e impossibili ad una tragedia.
Vi potete trovare in poche pagine come può avvenire in persone normali con una vita normale un radicale sconvolgimento delle proprie abitudini e pensieri e come tutto questo coinvolga fino a travolgere come un fiume in piena tutte le persone che sono accanto.