I quattro "rimedi" fondamentali che il noto filosofo dell'antica Grecia consiglia per conseguire la vera padronanza di noi stessi e acquistare, così, una felicità duratura.
Il pensiero di Epicuro non rappresenta solo uno dei vertici più alti raggiunti dalla cosiddetta filosofia ellenistica, ma si delinea sicuramente come uno dei messaggi più profondi lasciati in eredità all'uomo occidentale. La notorietà e la fortuna della filosofia di Epicuro sono legate, soprattutto - ma non solo - al quadrifarmaco, ovvero ai quattro "rimedi" che permettono al saggio di acquisire, diventando padrone di sé, la vera pace dell'anima e, quindi, una felicità consistente e duratura. Vediamo, dunque, da vicino in cosa consistono questi quattro "rimedi":
- I timori degli dèi sono vani. Gli dei esistono, ma non si occupano di noi, poiché vivono in una dimensione assolutamente imperturbabile e di a-mondana beatitudine;
- Non bisogna temere la morte, perché, essendo noi composti di atomi, essa altro non è che la loro dissoluzione, per cui quando c'è la morte non ci siamo noi e viceversa;
- Il piacere, se correttamente inteso, cioè come mancanza di dolore, come assenza di turbamento, di desiderio, è alla portata di tutti;
- Il male e il dolore corporei sono di breve durata, o, al limite, sono facilmente sopportabili; se, poi, sono riferiti all'anima, per liberarsene è sufficiente rintracciarne la genesi fallace: gli errori della mente e le false opinioni.Ma leggiamo un passo particolarmente famoso dello stesso Epicuro, che invita l'uomo di qualsiasi età a dedicarsi alla filosofia, la quale in ogni momento può aiutarci a conseguire saggezza e felicità: "Non aspetti il giovane a filosofare, né il vecchio si stanchi di farlo: nessuno è troppo giovane o troppo vecchio per la salute dell'anima. Chi dice che non è ancora giunta l'età di filosofare o che è già trascorsa, è come se dicesse che non è ancora o non è più l'età per essere felici. Per questo devono filosofare sia il giovane che il vecchio: il vecchio per rimanere giovane nei beni, grazie al ricordo gradito del passato; il giovane per ( poter) essere insieme giovane e vecchio, non avendo timore riguardo al futuro. Bisogna, dunque, cercare di ottenere tutto ciò che procura la felicità, perché, se abbiamo questa, abbiamo tutto, ma, se manca, facciamo di tutto per averla".
Il pensiero di Epicuro non rappresenta solo uno dei vertici più alti raggiunti dalla cosiddetta filosofia ellenistica, ma si delinea sicuramente come uno dei messaggi più profondi lasciati in eredità all'uomo occidentale. La notorietà e la fortuna della filosofia di Epicuro sono legate, soprattutto - ma non solo - al quadrifarmaco, ovvero ai quattro "rimedi" che permettono al saggio di acquisire, diventando padrone di sé, la vera pace dell'anima e, quindi, una felicità consistente e duratura. Vediamo, dunque, da vicino in cosa consistono questi quattro "rimedi":
- I timori degli dèi sono vani. Gli dei esistono, ma non si occupano di noi, poiché vivono in una dimensione assolutamente imperturbabile e di a-mondana beatitudine;
- Non bisogna temere la morte, perché, essendo noi composti di atomi, essa altro non è che la loro dissoluzione, per cui quando c'è la morte non ci siamo noi e viceversa;
- Il piacere, se correttamente inteso, cioè come mancanza di dolore, come assenza di turbamento, di desiderio, è alla portata di tutti;
- Il male e il dolore corporei sono di breve durata, o, al limite, sono facilmente sopportabili; se, poi, sono riferiti all'anima, per liberarsene è sufficiente rintracciarne la genesi fallace: gli errori della mente e le false opinioni.Ma leggiamo un passo particolarmente famoso dello stesso Epicuro, che invita l'uomo di qualsiasi età a dedicarsi alla filosofia, la quale in ogni momento può aiutarci a conseguire saggezza e felicità: "Non aspetti il giovane a filosofare, né il vecchio si stanchi di farlo: nessuno è troppo giovane o troppo vecchio per la salute dell'anima. Chi dice che non è ancora giunta l'età di filosofare o che è già trascorsa, è come se dicesse che non è ancora o non è più l'età per essere felici. Per questo devono filosofare sia il giovane che il vecchio: il vecchio per rimanere giovane nei beni, grazie al ricordo gradito del passato; il giovane per ( poter) essere insieme giovane e vecchio, non avendo timore riguardo al futuro. Bisogna, dunque, cercare di ottenere tutto ciò che procura la felicità, perché, se abbiamo questa, abbiamo tutto, ma, se manca, facciamo di tutto per averla".
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