
Mercoledì che stava pronto
in attesa del suo turno,
e trovava un poco tonto,
oppur forse taciturno,
martedì che intimidito
non osava più parlare,
di parlar prese partito.
"Non bisogna bisbigliare!"
disse:"E se siete in gran fermento
per il "Sì!" detto dal vento,
su, gridatelo a gran voce!
Dal nocciolo della noce
la questione qui illustrate:
voi chi siete? Cosa fate?"
"Che facciamo? Noi viviamo!
E vivendo sopra il mondo
come lui contribuiamo
a tenerlo bello tondo".
La risposta non scontata
e neppure bisbigliata,
era tale da lasciare
molte cose a cui pensare.
Or grattandosi la pera
Mercoldì decise ch'era
la metà d'una risposta,
e siccome nulla costa
dir le cose per due volte
quando conta che sian colte:
"Cosa fate l'ho capito"
disse in tono assai compito
"ma, di grazia, ora volete
precisarmi chi voi siete?"
"Siamo cose, o almen lo siamo
se così veniam chiamate,
tutte insieme destinate
a parlare sempre in coro.
Ma il real capolavoro
della nostra quintaessenza,
è la singola esistenza
che ad ognuna da più gusto".
Così dissero, un trambusto
squarciò il mondo nella crosta,
della crosta ormai scomposta,
sorse un canto, un andantino,
non più coro nè bisbiglio,
e col tono più argentino
ogni cosa diede piglio
a mostrarsi per ciò ch'era:
sola, unica ed altera.
"Sono un fiore!"
"Sono un rovo!"
"Sono un sasso nuovo nuovo!"
"Sono un albero da frutto,
e non dir che sono brutto!"
"Io ti voglio strabiliare:
ecco, guarda, sono il mare!"
"Sono l'acqua che disseta
e la dieta ti completa!"
"Ed io fuoco che ti brucia,
ma che se gli dai fiducia
scalda e cuoce le vivande!"
"E perciò si sente grande!"
fa un vocione più deciso:
"Ma che dire del mio viso,
della gloria e lo splendore
con cui IO, per ore e ore
dono luce e gioia a tutto,
il bagnato rende asciutto
e coloro campi e aiole?
Guarda ME, che sono il sole!"
"No! Sta attento! Non guardarlo!"
grida forte un'altra voce:
"Alla vista troppo nuoce
la prestesa di fissarlo.
Guarda invece tutto intorno
all'accesa sua gran mole,
alla luce che produce
la gran lampada del sole.
Guarda e aspetta con pazienza,
chè al di là d'ogni apparenza
solamente fino a sera
sopra il mondo
il sole impera.
Quando a sera vien la notte,
dal profondo delle grotte
del riposo io prendo un velo,
ed insieme con il sole
mi ci avvolgo: io sono il cielo!"
"E noi siamo le sue stelle,
dolci e limpide sorelle.
Su nel ciel tessiamo un manto
per la luna ed il suo incanto,
che coi sogni più azzardati
pur gl'insonni fa beati".
in attesa del suo turno,
e trovava un poco tonto,
oppur forse taciturno,
martedì che intimidito
non osava più parlare,
di parlar prese partito.
"Non bisogna bisbigliare!"
disse:"E se siete in gran fermento
per il "Sì!" detto dal vento,
su, gridatelo a gran voce!
Dal nocciolo della noce
la questione qui illustrate:
voi chi siete? Cosa fate?"
"Che facciamo? Noi viviamo!
E vivendo sopra il mondo
come lui contribuiamo
a tenerlo bello tondo".
La risposta non scontata
e neppure bisbigliata,
era tale da lasciare
molte cose a cui pensare.
Or grattandosi la pera
Mercoldì decise ch'era
la metà d'una risposta,
e siccome nulla costa
dir le cose per due volte
quando conta che sian colte:
"Cosa fate l'ho capito"
disse in tono assai compito
"ma, di grazia, ora volete
precisarmi chi voi siete?"
"Siamo cose, o almen lo siamo
se così veniam chiamate,
tutte insieme destinate
a parlare sempre in coro.
Ma il real capolavoro
della nostra quintaessenza,
è la singola esistenza
che ad ognuna da più gusto".
Così dissero, un trambusto
squarciò il mondo nella crosta,
della crosta ormai scomposta,
sorse un canto, un andantino,
non più coro nè bisbiglio,
e col tono più argentino
ogni cosa diede piglio
a mostrarsi per ciò ch'era:
sola, unica ed altera.
"Sono un fiore!"
"Sono un rovo!"
"Sono un sasso nuovo nuovo!"
"Sono un albero da frutto,
e non dir che sono brutto!"
"Io ti voglio strabiliare:
ecco, guarda, sono il mare!"
"Sono l'acqua che disseta
e la dieta ti completa!"
"Ed io fuoco che ti brucia,
ma che se gli dai fiducia
scalda e cuoce le vivande!"
"E perciò si sente grande!"
fa un vocione più deciso:
"Ma che dire del mio viso,
della gloria e lo splendore
con cui IO, per ore e ore
dono luce e gioia a tutto,
il bagnato rende asciutto
e coloro campi e aiole?
Guarda ME, che sono il sole!"
"No! Sta attento! Non guardarlo!"
grida forte un'altra voce:
"Alla vista troppo nuoce
la prestesa di fissarlo.
Guarda invece tutto intorno
all'accesa sua gran mole,
alla luce che produce
la gran lampada del sole.
Guarda e aspetta con pazienza,
chè al di là d'ogni apparenza
solamente fino a sera
sopra il mondo
il sole impera.
Quando a sera vien la notte,
dal profondo delle grotte
del riposo io prendo un velo,
ed insieme con il sole
mi ci avvolgo: io sono il cielo!"
"E noi siamo le sue stelle,
dolci e limpide sorelle.
Su nel ciel tessiamo un manto
per la luna ed il suo incanto,
che coi sogni più azzardati
pur gl'insonni fa beati".
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