SOLO QUELLI CHE SONO COSI' FOLLI DA PENSARE DI CAMBIARE IL MONDO, LO CAMBIANO DAVVERO (A.Einstein)

PER TUTTI
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sabato 30 gennaio 2010

Phishing scam




Ecco un esempio di phishing scam

Mi raccomando NON RISPONDERE MAI a queste mail

Anche se a scrivervi sembra che sia il Papa in persona.

venerdì 29 gennaio 2010

J. D. Salinger



"Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com'è stata la mia schifa infanzia e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne.
Primo, quella roba mi secca, e secondo ai miei genitori verrebbero un paio d'infarti per uno se dicessi qualcosa di troppo personale sul loro conto. Sono tremendamente suscettibili su queste cose, soprattutto mio padre.
Carini e tutto quanto - chi lo nega - ma anche tremendamente suscettibili. D'altronde non ho nessuna voglia di mettermi a raccontare la mia dannata autobiografia e compagnia bella.."


Addio
e
grazie

SINE STUDIO


Ci sono certe mattine che mi chiedo...PERCHÈ, MA PERCHÈ DEVO LEGGERE CERTE CAZZ....TE MOSTRUOSE?

Volete sapere l'ultima novità sulla SCUOLA!

Cominciamo dal lontano......

"L’abolizione del latino dalle scuole medie fu un grande errore del Pci. I comunisti credevano che il latino discriminasse i figli degli operai sui figli della borghesia, ma non era vero. Il latino discrimina tra ragazzi studiosi e ragazzi pigri. ...."(L'Unità-19 gennaio 2010)

Ad ogni Governo c'è sempre stato qualcuno che ha fatto "voto" per far sì che la gente lo ricordasse nelle "preghierine"! Siamo passati in un crescendo di anomalie nella scuola a disastri annunciati, a progetti che nel tempo ignobilmente e con acredine stanno portando verso la DISOCCUPAZIONE INTELLETTUALE!

Adesso forse si sta procedendo nello stesso modo con la GEOGRAFIA? Questa volta però non è il Pci a farlo! Cosa stiamo giocando una partita a ping pong con i ragazzi che studiano? La pallina che cos'è la testa del ragazzo? Cosa c'è in ballo ?

Io direi di pensare un attimino alla conoscenza di sapere cos'è il mondo attuale, i nostri confini, le varie etnie che popolano la Terra ecc.ecc.ecc.

Qui si parla che una volta usciti di casa non sappiamo se girare a destra o a sinistra per andare a Roma e magari ci troviamo persi nelle nebbie della Padania!

Significa non sapere più che l'extracomunitario che viene a chiedere la cittadinanza italiana proviene dal Congo o dal Pakistan o dal Messico.

Vuol dire che se una nave deve portare delle merci in Europa dall'Asia non sa dov'è l'Africa, ma gira dalla parte sbagliata e circumnaviga l'America del sud e si ritrova nell'Atlantico, e magari approda alla mitica Atlandite!

Cosa devo fare? Guardare mia figlia crescere e non sapere dov'è il Nord o il Sud?

Andare in un Paese fuori dall'Italia e non conoscere gli usi e i costumi? Scendere dall'aereo in un paese arabo (perchè ho preso un aereo a caso e non sapevo dove andavo!) e trovarmi lapidata perchè non ho indossato il burqa, perchè non conosco le usanze di quel popolo ?

Ma io mi chiedo... ma dai barbieri dove questi signori vanno tutti i giorni a tagliarsi i capelli e a farsi la barba (perchè farla da soli a casa fa troppa fatica!), che giornali leggono. Non nomino nessuna testata perchè anche quella detestabile dei gossip è troppo istruita rispetto alle letture che danno questi spunti. Eppure si parla di un buon numero di personaggi pubblici politici che non sa dov'è l'Afghanistan? Se non sbaglio c'è stato un giornalista che ha intervistato dei parlamentari all'uscita dai palazzi "dorati" e ha posto questa domanda e..... nessuno di loro ha saputo rispondere!

Ma quando vanno in missione diplomatica all'estero lo sanno con chi parlano e quale lingua, ma soprattutto sanno dove sono e che rapporti politici economici sociali e diplomatici ci sono fra i due paesi?

Ma che gente abbiamo eletto? Chi è stato bocciato più di una volta o rimandato a settembre o non era nella "rosa" dei primi della classe?

Ma cosa hanno decretato guerra alla scuola? Una volta era un vanto e un onore studiare, perchè lo studio significava civiltà.

O forse vogliamo tornare ai tempi bui della Storia nel Medioevo, quando i libri erano segregati e venivano bruciati?

Mi ricordo sempre alcuni filmati della Seconda Guerra Mondiale di roghi fatti con cataste di libri. Cosa vogliamo gridare .... ALL'UNTORE... verso chi studia o legge?

Tra poco assisteremo alla vendita di pacchetti di sigarette dove troveremo scritto

LO STUDIO UCCIDE oppure LO STUDIO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE !

Ancora VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA

contro questo modo di governare!

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=89424&sez=HOME_MAIL



giovedì 28 gennaio 2010

GIBRAN (4)

...(terza parte)..

"Sono una donna, impegnata ogni giorno ad essere una donna." era questo il pensiero che l'accompagnava sempre.

Quando un uomo le si avvicinava non riusciva più ad essere spontanea.
Un unico pensiero "... anche questo mi lascerà sola... "
Aveva deciso che tanto valeva essere se stessa, sempre. Non cercava più di piacere; se il risultato era quello, tanto valeva parlare subito rivelando i suoi pensieri le sue idee. Dapprima.... poi si era un po' chiusa. Lasciava trasparire meno se stessa. Sentiva il suo cuore chiuso come fosse diventato pietra e le dispiaceva. Avrebbe voluto rivivere almeno per una volta un sentimento. Le emozioni che fanno aspettare con ansia l'ora dell'appuntamento, il cuore che impazzisce a vedere l'uomo che ami da lontano, tremare fra le sue braccia,...
Adesso non ci riusciva più.
Le sembrava di dover combattere tutti i giorni una battaglia contro il mondo. Non si sentiva più tranquilla, non riusciva più a godere delle piccole cose che aveva o che le capitavano.
Decise di avere un ultimo incontro con quello che scherzando chiamava il suo "amante fisso". In fin dei conti era vero, perchè negli ultimi mesi era l'unico con il quale si vedeva seppur raramente.
Si incontrarono come al solito: un lungo abbraccio, un lungo bacio.
"Mi mancava il tuo sapore di tabacco." gli disse, lei non fumava, ma in quei momenti non le dispiaceva.
Caffè al solito bar, il cameriere sembrò quasi che li riconoscesse. Lui le aveva raccontato delle sue relazioni precedenti: non le aveva nascosto niente. Ma non era gelosa. Cercava di appagarsi degli attimi che vivevano e non chiedeva di più. Affrontarono durante le ore che stettero insieme anche la possibilità che se fosse successo qualcosa ad uno dei due l'altro non lo avrebbe saputo perchè nessuno conosceva la loro relazione. Erano sempre stati attenti a nascondersi, a trovare scuse accettabili per incontrarsi.
Ma non trovarono soluzione, non doveva saperlo nessuno. Pensò che se non lo avesse sentito per qualche giorno sarebbe "morta". Bisognava che cominciasse a rendersi conto che poteva accadere e doveva farsene un'idea.
Ma rifiutava questo pensiero. Allora si chiese se mentre andava avanti questo rapporto anomalo lei non si fosse innamorata.
No, non era possibile. Non doveva e non poteva succedere.
Il pensiero andò a Gibran. Se avesse avuto lui al suo fianco, il dolore nel giorno del distacco, nel giorno in cui l'altro sarebbe diventato un fantasma, forse sarebbe stato più sopportabile. Ma non si fidava. Quando fosse tornata a casa doveva mettere Gibran alla prova. Non la convinceva del tutto. Il suo istinto le diceva che non andava bene.
Stando insieme al suo "vecchietto" aveva imparato alcune cose, anche quello di dare retta al suo istinto e a non pentirsene. Le sue sensazioni erano sviluppate, ma spesso aveva fatto, con la testa, quello che invece il "naso" le diceva di non fare. E gli errori e le delusioni si erano accumulate negli anni.
Non pensò più: voleva avere e dare piacere. Si spogliò e cominciò ad accarezzarlo come non aveva mai fatto prima. Anche lui fu più dolce del solito, più appassionato e risero e chiacchierarono per ore.
Lo abbracciava e baciava in continuazione. Tutto come fosse la prima volta. Gli si concesse in maniera assoluta, chiedendogli cosa voleva. Questa volta sembrò che fossero ancora più uniti. Lui fu più premuroso, lei quasi innamorata.
Nel viaggio di ritorno prese un libro, ma non riuscì a leggere: un sms.
Sentì il suono, ma non lo guardò. Non rispose subito: aveva paura di spezzare quell'aria di felicità che la circondava. Non si era mai sentita così bene.
Non rispose con un sms, ma telefonò.
La voce di Gibran:"Pronti, attenti." "Non sei un militare e hai sbagliato a rispondere..." qualche scambio di battute per ridere poi appuntamento alla sera per i saluti della buonanotte.
No, non la convinceva. Questa sensazione era molto forte.
Ricominciò ad analizzare tutto. Le due storie quello che sarebbe stato il futuro.
Ma il parallelismo non la portava a niente. Anche con l' "amante" era cominciata senza nessuna base, ma aveva subito avuto fiducia. Il suo rapporto portato avanti nel tempo senza spiegazioni si era solidificato.
Gibran invece non le permetteva di capire. Ogni giorno le sembrava si comportasse in maniera diversa. Diceva delle cose, le sembrava promettesse e poi non spiegava, non manteneva. Anche quando si parlavano spesso si assentava spariva per minuti. Cosa faceva? Era meglio cinque minuti insieme piuttosto che venti ad aspettare fra una parola e l'altra.
Forse era meglio se avesse avuto un altro incontro anche con lui.
Era un periodo caotico nel lavoro, ma lo spazio di un'ora doveva trovarlo.
Appena si videro lui buttò per terra la giacca e la spogliò subito, il solito tavolino, poi sul tappeto non fecero in tempo ad arrivare in camera da letto. Ma questa volta fu più bello più intenso. Pochi minuti, ma il cervello era più lucido partecipò attimo per attimo a tutti i gesti tutti i baci ad ogni parola che fu detta. I gesti si susseguivano le carezze in un ritmo incessante e crescente, ma non perdette nemmeno un secondo. Assimilò tutto, doveva farlo per capire. Fisicamente le procurò sensazioni che non aveva mai avuto. In pochi minuti si sdoppiò: visse contemporaneamente le due storie insieme ai due uomini.
Gibran le diceva cose che voleva sentirsi dire da sempre. La toccava e la baciava come nessuno lo aveva mai fatto prima.
Cominciò a sentirsi bene, il cuore si aprì.
Sì adesso non sarebbe più tornata indietro. Lui era quello che voleva, lo aveva desiderato, cercato per tanto tempo e con una stupida poesia si era aperta la vita. Le sembrò di ricordare che forse all'inizio aveva avuto un po' di difficoltà a catturare la sua attenzione, ma forse non sapeva più se era vero o no. Chissà! adesso c'erano solo giorni e giorni da vivere insieme da bere da mangiare da leggere da scrivere. Lui andò via. Dopo pochi minuti un sms... Sei sogno e realtà.
Sì, la vita era sogno e realtà, una realtà che le stava regalando un amore bellissimo. Aveva dubitato, aveva avuto paura, ma chissà perchè all'improvviso nelle tenebre una luce accecante di speranza. Avrebbe ricominciato a scrivere, avrebbe raccontato che c'è sempre una strada che porta alla felicità. Doveva scrivere che anche nei momenti peggiori negli attimi di sconforto totale c'è sempre un cuore che ne cerca un altro e quando s'incontrano è l'atto d'amore più puro e bello che esista.
Avrebbe ricominciato a scrivere per raccontare la sua felicità.
Mentre pensava e rispondeva con un altro sms... magnifico! grazie un bacio... cominciò a ripetersi i versi della poesia di Kahlil Gibran che li aveva avvicinati....

...Accetterai un cuore che ama, ma mai
si sottomette? E che arde, ma mai
si strugge? Ti sentirai tranquillo
con un anima che trepida prima
della tempesta ma mai vi si arrende?
Accetterai come compagna chi non vuole
schiavi, né mai diverrà schiava?
Mi avrai senza possedermi,
prendendomi il corpo ma non il cuore?
Allora, eccoti la mia mano: prendila con la
tua bella mano. Ed ecco il mio corpo; stringilo
tra le tue amorevoli braccia. Ed eccoti
le mie labbra: schiudi su di esse
il vertiginoso abisso di un bacio.
(Kahlil Gibran)

mercoledì 27 gennaio 2010

PER NON DIMENTICARE......MAI





C'È UN TEMPO PER TUTTE LE COSE

Un tempo per nascere, un tempo per morire.
Un tempo per piantare, un tempo per sradicare la pianta.
Un tempo per uccidere, un tempo per guarire.
Un tempo per distruggere, un tempo per costruire.

Un tempo per piangere, un tempo per ridere.
Un tempo per gemere, un tempo per ballare.
Un tempo per scagliare pietre, un tempo per raccogliere sassi.
Un tempo per abbracciare, un tempo per separarsi.

Un tempo per cercare, un tempo per perdere.
Un tempo per conservare, un tempo per gettare via.
Un tempo per strappare, un tempo per ricucire.
Un tempo per tacere, un tempo per parlare.

Un tempo per amare, un tempo per odiare.
Un tempo per la guerra, un tempo per la pace.

martedì 26 gennaio 2010

BRUNETTA BRUNETTA....(2)


L'ennesima trovata dei giorni scorsi del nostro caro "zio", ormai è un parente stretto.

ZIO BRUNETTA !, BELLISSIMO MI PIACE, MI PIACE!

Mi dispiace per Voi che non ce l'avete così vicino e concreto, ma io con una bambina di dieci anni che deve ancora iniziare il suo futuro mi devo preoccupare!!!!!!!!!
Dite che anche Voi avete problemi ? M allora siamo tutti sulla stessa barca. O in Italia non c'era la ripresa? Il costo del denaro era diminuito, il potere di acquisto degli Italiani era aumentato? Le vacanze i cellulari i televisori nuovi, l'auto, ma la Fiat non aveva cominciato a chiudere qualcosa nel Sud?

L'ultima "pensata"?

Quella di dare 500 euro al mese ai ragazzi che "DEVONO" uscire di casa a 18 anni e vivere da soli.
Dove si prendono questi soldi? Ma naturalmente dagli stipendi e dalle pensioni dei genitori?
Ma sapete quanto costa vivere da solo? Il doppio rispetto a vivere insieme.

Prendete una famiglia che sta mangiando: tre o quattro persone insieme in una stanza. Il figlio esce di casa. Due stanze, due luci, due bollette da pagare.
E QUESTO È UN RISPARMIO?

Due nuclei familiari, anche se uno è composto da una persona sola!
Due case, due affitti, doppie bollette da pagare (fossero economiche almeno!), spesa alimentare doppia, due auto, due assicurazioni, due volte la benzina, due condomini, ecc.ecc.ecc.

TUTTO CON 500 MISERI EURO?

Poi cosa si fa s'impoversce ancora di più i pensionati e chi ha lo stipendio, senza dare però un'adeguata sistemazione ai ragazzi.
Ma finiamola! potrei continuare fino a domattina.

Ma in Italia esiste qualche dottore in grado di formulare una diagnosi per queste castronerie e dare una cura definitiva?

lunedì 25 gennaio 2010

GIBRAN (3)

..(prima parte)...
..(seconda parte)..

Era arrivato il momento che niente poteva essere più rimandato?

Nella sua testa pensieri che si rincorrevano. Se lasciava un rapporto che ormai andava avanti da un po' e con l'altro non fosse iniziato niente, cosa le rimaneva?
Anche senza amore passava alcune ore piacevoli. Mentre c'era da parte di tutti e due la ricerca del piacere reciproco, la testa vagava altrove. Come se il suo corpo fosse una cosa diversa dalla sua mente.
Molto spesso si sentiva sola. Avrebbe voluto, oltre ad un rapporto fisico più regolare, anche qualche momento in cui potevano chiacchierare veramente. I primi tempi era stato così: stavano molto al telefono, si cercavano.
Poi passata l'estate era rimasta soltanto questo, quello che lei definiva "abitudine".
Aveva analizzato la cosa e, per ora, il futuro era tutto dalla sua parte.
Lui più anziano di lei forse non aveva più voglia di cercare, di mettersi a fare la corte per piacere ad altre donne, forse anche di iniziare un'altra relazione che poteva essere più "faticosa" di questa. E quindi le bastava lei con la sua presenza a farle provare quel piacere che ormai non era più della sua età. E.... allora veramente si era adagiato in un rapporto tranquillo, accanto ad una donna che non chiedeva: avevano tutti e due la loro vita, lei non parlava d'amore, non cercava impegni o promesse.
Lo ascoltava ogni volta aspettando che il suo cervello andasse tutto da un'altra parte e spesso ci riusciva. Poi all'improvviso si ricordava cosa stava facendo dove era e con chi e allora cercava di finire il più alla svelta possibile perché lo sentiva stanco. Il respiro di chi hai accanto è un vocabolario tutto da studiare: ti fa intuire molte cose.
I loro incontri erano diventati di poche ore rispetto alle prime volte, ma a lei non interessava, andava bene.

Ma adesso c'era GIBRAN. Lo chiamava così, le stimolava una certa curiosità.
GIBRAN... il suo poeta preferito. Quello che era riuscito a mettere in parole i sentimenti e le emozioni che le procurava, quando lo leggeva.
Si sarebbe rivelato anche lui come Gibran? Avrebbe reso reale quello che lei nascondeva dentro il suo cuore?

Pochi mesi prima aveva cominciato a scrivere quasi per scommessa, ma si era appassionata subito a questo nuovo "gioco". I suoi scritti dapprima si erano presentati come un torrente in piena. Le sue storie sembravano vere. Aveva raccolto le sue emozioni, le sue esperienze, poi anche quelle di persone che parlavano con lei. Era felice di quello che scriveva.
Poi un giorno aveva chiesto a qualcuno cosa ne pensasse. Le era stato risposto che le sue storie erano piene di giansenismo e spesso quando leggeva non si capiva cosa scriveva.
Si era bloccata. Lei che voleva scrivere cosa succedeva nella vita. Raccontare che spesso la vita è come una linea già tracciata, che per quanti sforzi uno possa fare rimane sempre diritta e non s'interrompe mai e non cambia mai percorso. Diritta sempre. Voleva avvicinarsi alle persone comuni per far capire loro che non erano sole, che anche altri potevano provare quel dolore che li aveva dilaniati.
No questo non se lo aspettava ed era entrata in crisi.
Da allora pochi racconti.
Ogni volta che voleva farlo si fermava, ripensava sempre a quelle parole...giansenismo... non capisco cosa scrivi....
"Eppure la vita è così....." lei la vedeva così attraverso i racconti e gli occhi di chi le aveva raccontato la propria storia: solo poche persone che conosceva poteva dire che fossero felici, molti invece avevano avuto problemi di tutti i tipi.

"Sono una donna, impegnata ogni giorno ad essere una donna." era questo il pensiero che l'accompagnava sempre.
(continua....)

giovedì 21 gennaio 2010

GIBRAN (2)

.........(GIBRAN) prima parte

Poi un sms ... sono felice...
Rilesse il messaggio due o tre volte.
No, non tutto era perduto.
(continua).........

"Chi conosce Gibran è degno della mia attenzione."
Era cominciata così.
Un periodo in cui lei si stava annoiando. Nessuno in particolare che la interessasse.
I pochi amici con cui scambiava due parole, ormai li conosceva "a memoria". I discorsi portavano sempre al solito punto e spesso fuggiva la conversazione.
La linearità della vita che conduceva non la importunava più di tanto, aveva imparato ad aspettare.
C'erano in sospeso alcune cose, non riusciva a decidersi e a mettere la parola fine.
Fisicamente aveva voglia di avere rapporti con un uomo, ma era tanto che non succedeva. Voleva nuovamente sentire due braccia che la stringevano, il respiro che si smorzava prima corto poi sempre più veloce, poi sospeso come se non esistesse più nessuno e poi finalmente di nuovo regolare. Il sudore sulla pelle, i capelli scompigliati a coprirle il viso. I giochi di luce sui corpi.
Aveva capito che non sarebbe riuscita a raggiungere un orgasmo se prima non fosse stata stimolata intellettualmente. Prima di allora incontri frettolosi che non l'avevano soddisfatta. Ormai era certo che non cercava tanto il contatto fisico quanto un'intesa cerebrale.
Cerebrale! che parolona. Però più ci pensava e più le sembrava di essere un cervello che camminava e il suo corpo era solo un mezzo per muoversi. Non si era mai curata molto. Doveva però ringraziare madre natura se le aveva dato una pelle vellutata, un corpo senza grossi problemi e degli occhi penetranti. Fisicamente c'erano donne molto più belle di lei, ma il suo fascino traspariva tutto da ogni movimento. Non aveva costruito niente nè i gesti nè le parole, era molto spontanea.
Negli ultimi tempi qualcuno l'aveva incuriosita il tempo necessario per decidere di approfondire questo rapporto. Quanti? tanti? pochi? nessuno aveva superato la "prova", eppure aveva conosciuto anche uomini interessanti. Ma non le avevano procurato nessuna emozione.
Si era accorta che mentre parlavano li osservava come un biologo al microscopio e cercava di capire da dove tirassero fuori tutte quelle parole che dicevano. PAROLE! Lettere messe insieme a formare parole, perchè ascoltandole non riusciva a trovare un contenuto. Una lezioncina imparata a memoria.
Quest'uomo invece sembrava diverso.
Alla fine dei discorsi non è che le rimaneva molto, ma forse il suo modo caotico di porsi, poco tranquillo, la voce affannata di chi vuol dire tante cose e non ha tempo, incrociava le braccia le imprigionava come se,libere, dovesse muoversi così tanto da farlo sembrare un pazzo.....
Avrebbe affermato quasi che possedeva un certo carisma.
Diceva e non diceva. Spesso seguiva un suo pensiero, ma non era difficile capire e immaginare dove voleva arrivare.
Non erano indovinelli, solo un modo di vedere la vita.
Non si avvicinava al suo nemmeno di un metro. Quando parlava si meravigliava di alcuni suoi principi morali. L'ultima volta si era detta che forse era unico e solo nell'universo. Che forse non si era adattato ai tempi in cui viviamo. Sembrava un omino uscito da quelle palle di vetro con la neve. Quei personaggi che non riusciamo bene ad individuare i contorni per tutto quel rimestio di palline bianche che svolazzano. Non capiva se quel suo modo di comportarsi potesse servire da base per creare un rapporto futuro.
Ma come spesso viene detto si crea nell'universo all'improvviso la materia che occupa il vuoto, e così le sembrò che stesse nascendo fra loro un'alchimia che poteva essere dirompente solo se lei lo avesse voluto.
La tratteneva sola la paura che una volta la storia fosse esplosa sarebbe stata bruciata troppo in fretta e i danni che poteva lasciare questa volta non avrebbe saputo affrontarli.
Decise intanto di cominciare a chiudere prima un'altra storia che andava avanti da un po'. Non aveva mai capito quanto lei fosse importante per l'altro. Si vedevano ogni tanto, non era nemmeno cadenzata. Ogni tanto e basta.
Dipendeva da molti fattori: il lavoro di lui, i suoi impegni, i suoi appuntamenti fuori dell'uffico in altre città, e alla fine anche le settimane di assunzione della pillola. Era una cosa che non ne avevano mai tenuto conto, poi all'improvviso lei aveva pensato anche a questo.
Perchè? Ma perchè aveva avuto altre occasioni con altri uomini e aveva dovuto rinunciare perchè non erano i giorni giusti! Allora era iniziata una sorta di appunti sull'agenda, sul calendario:"... questa settimana va bene, ma ricordati che questa no perchè ho il ciclo. Se poi rimandiamo non ha importanza..."
Ed era lì invece che era scattato qualcosa che a lei sfuggiva, perchè da quel momento lui aveva cominciato a cercare il loro appuntamento in maniera quasi ossessiva. Se anche avessero ritardato di qualche giorno non ci sarebbero stati problemi e invece lui voleva per forza che fosse entro una certa data.
"Mi manchi...." era il solito ritornello che le diceva tutti i giorni. Non avevano mai parlato di amore, anzi non avevano mai affrontato nessun argomento. Mai un accenno al loro rapporto. MAI.
Lui le raccontava di qualche festa cui aveva partecipato, qualche riunione, qualche lavoro di consulenza che faceva, qualche spettacolo teatro cinema, ma non erano andati oltre.
Lei non faceva domande: aveva imparato a non farle. Le domande implicano risposte e spesso quello che si riceve non è quello che si vorrebbe sentire. Anzi spesso le risposte l'avevano offesa come donna e come donna intelligente. Soprattutto quando aveva chiesto spiegazioni davanti ad una bugia. Si era sempre trovata nella posizione di chi aveva in mano i fatti con prove reali e tangibili ed erano state rifiutate dicendo che era una visionaria. Non aveva dato più modo a nessuno di contraddirla. La bugia la sentiva subito. Chiudeva immediatamente qualsiasi rapporto sia d'amicizia o d'amore e cancellava la persona dalla sua vita. Non dava più una seconda opportunità. Non voleva spiegazioni. Perchè ascoltare altre bugie che si arrampicavano su specchi e che a guardare bene si deformavano ad ogni parola? Finiva tutto e basta.
Era arrivato il momento che niente poteva essere più rimandato?

......(continua)

mercoledì 20 gennaio 2010

Tasse


Ma siamo sicuri che i governi retti da Berlusconi riducono le tasse?

Prospetto 5 - Pressione fiscale delle Amministrazioni pubbliche (a) - Anni 1980-2008 (in percentuale sul Pil)


Anni Pressione tributaria Pressione contributiva Totale Pressione fiscale
1980 17,6 13,8 31,4
1981 17,9 13,2 31,1
1982 20,4 13,7 34,1
1983 22 14,3 36,3
1984 21,4 13,5 34,9
1985 21,1 13,5 34,6
1986 21,4 13,6 35
1987 21,8 13,6 35,4
1988 23 13,6 36,6
1989 23,8 13,5 37,3
1990 24,2 14,1 38,3
1991 25 14,4 39,4
1992 27,2 14,7 41,9
1993 28,1 14,8 42,9
1994 26,2 14,6 40,8
1995 26,8 14,4 41,2
1996 26,9 14,7 41,6
1997 28,7 15 43,7
1998 29,7 12,6 42,3
1999 29,9 12,5 42,4
2000 29,2 12,4 41,6
2001 29 12,3 41,3
2002 28,3 12,5 40,8
2003 28,7 12,7 41,4
2004 27,9 12,7 40,6
2005 27,6 12,8 40,4
2006 29,2 12,8 42
2007 29,8 13,3 43,1
2008 29,1 13,7 42,8


(a) Per il calcolo della pressione fiscale si prendono in considerazione le imposte dirette sul reddito e sul patrimonio, le imposte indirette sulla produzione e sulle
importazioni, le imposte in conto capitale, i contributi sociali effettivi e i contributi sociali figurativi. Non sono invece comprese le imposte indirette di competenza
dell'Unione Europea. (fonte ISTAT)

Per l'anno appena passato il sole 24 ore ci informa che la pressione fiscale è passata al 43,3%.

Va bene non mantenere le promesse di ridurre le tasse ma aumentarle?
Ma com'è che la pressione fiscale aumenta e i servizi diminuiscono?

E la spese dei ministri?
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fermiamo la corsa verso il baratro?