SOLO QUELLI CHE SONO COSI' FOLLI DA PENSARE DI CAMBIARE IL MONDO, LO CAMBIANO DAVVERO (A.Einstein)

PER TUTTI
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica poiché viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62/2001. Le immagini pubblicate sono quasi tutte tratte da Internet e quindi valutate di pubblico dominio (è consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro).
Gli amministratori dichiarano di non essere responsabile per i commenti inseriti nei post.
Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze non sono da attribuirsi all'autore, nemmeno se il commento viene espresso in forma anonima o criptata.
Inoltre qualsiasi racconto o storia che viene scritto non fa riferimento nè a persone nè a luoghi. É solo frutto di fantasia. La vita, la realtà purtroppo accomuna nei fatti molte persone, ma niente è riferito a qualcuno in particolare.
In fine gli amministratori si riservano il diritto di cancellare tutti i commenti che ritengono non opportuni e contro lo spirito dell'informazione, commenti quindi scritti solo per creare confusione.


per info:gold.indi@gmail.com

mercoledì 12 gennaio 2011

I MIEI OCCHIALI...


Una voce della lunga lunghissima lista dell'invecchiare è quella della vista calante!

Purtroppo non ha le fasi come la luna che prima cala e poi cresce: qui la vista cala e basta e le lettere diventano sempre più invisibili e si divertono a scomparire e a giocare a nascondino.

Come me ne sono accorta? Semplice quando le braccia sono diventate tanto corte che non mi bastavano più.

Decisione da prendere: o allungarmele con un'operazione sicuramente dolorosa (ma soprattutto psicologicamente sapere di avere un pezzo di un'altra persona addosso mi faceva schifo come fosse stata una tarantola!) o comprarmi gli occhiali.

Chi ha detto che avere le lenti risolve i problemi?

Cominciai subito una guerra con il porta-occhiali. Credo di non avere mai odiato niente come quella cosa lì. Chissà perchè alcuni devono essere così grossi duri e ingombranti. Nella mia borsa anche se non è piccola non ci stava più niente: o mettevo quel coso o il portafoglio e il resto.

Anche tenerlo in tasca sembrava di avere un'arma e poi mi vergognavo ad aprire una "scatola" marrone come avessi avuto 80 anni e dovessi tirare fuori una pipa con il tabacco.

Inoltre chissà perchè mi dava la nausea e sentivo sempre odore di marcio.

A nulla era servito al momento dell'acquisto chiedere di averne uno diverso.

L'ottico, un veneto odioso!, fu irremovibile.

Cominciai allora a riempire questo coso di profumo: gli occhiali mi si appannavano ed erano così appiccicosi che dovevo lavarli con il sapone. Se fossi stata sempre in casa nessun problema ma fuori? O mi portavo due bottigliette una con il detergente e l'altra con l'acqua per il risciacquo o entravo in un bar... scusi mentre mi fa il caffè... mi lava gli occhiali che sono tutti appiccicosi di profumo?...

A Prato mi considerano una persona irreprensibile poco incline al compromesso figuriamoci se accattavo l'elemosina per un paio di occhiali!

Buttai tutto!!!

Nuovo paio di occhiali... prenda la cordicella così li ha sempre a portata di mano... non avrà più problemi...

Problemi? Qualche volta mi chiedo chi è quel sant'uomo che ha "coniato" la parola problemi e perchè? Quando quel signore ha messo insieme una per una le lettere ha pensato a tutti in guai che gli sono capitati nella vita o a quello che sarebbe capitato all'umanità intera con l'acquisizione di questa parola o ha fatto una iattura perchè tutti i guai del mondo fossero capiti meglio o l'ha fatto solo dopo una solenne sbornia perchè non riusciva a togliersi il mal di testa?

La cosa migliore che mi capitò un giorno è che manco poco mi c'impicco!

Un'altra volta quasi quasi mi tagliavo la testa e poi non contiamo le volte che chinandomi mi sono trovata agganciata da tutte le parti. Riusciii a scoprire appigli che mai avrei immaginato.

Un giorno addirittura "agganciai" un ragazzo per l'alamaro del suo montgomery! Mi ritrovai praticamente a sentire il suo alito che puzzava di fumo! dallo strattone che procurò quella meravigliosa quanto inutile cordicella!

Buttai anche la cordicella!!!

Decisi di avere quei cosi da soli senza accessori.

Cominciò però così la caccia all'...occhiale perduto!

Non sapevo mai dopo li mettevo: giravo come un'ebete per le stanze tastando i mobili alzando i piedi con la paura di passarci sopra e romperli.

Spesso però me li trovavo sul collo che è il posto che adottai per ricordarmi dove erano!

Magari averlo ricordato! vagavo per minuti interi con appresso fogli e libri o altro ancora e nessun risultato.

Alla fine decisi di comprarmene un altro paio quello sicuramente sarebbe stato sempre nella mia borsa e all'occorrenza era a portata di mano. Il secondo paio! Un'idea geniale! genialeeeeeeeeeeee?

Spariva anche quello dopo averlo usato.

Allora decisi per un altro paio ancora. Alla fine ne avevo tre in borsa uno nella tasca del cappotto uno in mano per leggere all'occorrenza e quindi trovarlo velocemente uno sul comodino uno in cucina uno... uno... uno...

Insomma per farla breve, dopo l'ennesima richiesta di aiutarmi a trovare un paio di occhiali per leggere, mia figlia l'altro giorno è passata in tutta la casa con un cesto grande e ha raccolto la bellezza di trenta paia di occhiali sui mobili sugli scaffali nelle borse...

Nel casseto del mio comodino ne ha trovati addirittura 5. E solo quelli che ha visto naturalmente!

Quando si è presentata in cucina mi ha detto... ma ti rendi conto che dici a me di non comprare le figurine e tu hai speso un sacco di soldi in tutti questi occhiali che poi non trovi mai?...

L'ho guardata con riconoscenza... bella di mammasoia! per qualche giorno ho un cesto pieno di occhiali "da perdere" in giro per casa!

lunedì 10 gennaio 2011

BENTORNATO INDI


E ora ... a dieta strettissima!


«Io non ho bisogno di grissini.
Ho bisogno di piatti succulenti,
di mussu e carcagnolo,
di cassate scelte sapientemente,
di ericini e di arancine,
di ciuccìe e di panelle…
Ho bisogno di cazzille,
questa magia che
brucia
la pesantezza
di rascature e di stigghiole...»


(con la complicità di Alda Merini)

http://www.cucinario.it/

domenica 9 gennaio 2011

DA LUNEDI' A LUNEDI' (Domenica)


E' Domenica allorquando,
con il cielo per coperchio,
rimirandosi a vicenda
bene seduti tutti in cerchio,
giorni e cose ed animali,
uomo e donna e beni e mali
si domandano ispirati
chi e poi chi li avrà creati.

La Domenica, elegante
in un ampio guardinfante
che s'è messa per la festa,
spiega loro chiara e lesta
che soltanto il vasto mondo
può rispondere al quesito.

Dietro suo cortese invito
su nel cielo s'apre allora,
come per telecomando,
uno schemo che d'aurora
ha la luce, e che premiando
ogni voglia di sapere,
mostra il mondo tutt'intero
mentre gira su se stesso,
più brillante, fiero e altero
d'un attore di successo.

Dice il mondo a chi l'ascolta,
e che per la prima volta
lo rimira a tutto tondo
come ben s'addice al mondo:

"Posso dirvi solamente,
con il cuore e con la mente,
che pur io con voi son stato
un bel dì fatto e creato
da un'essenza universale,
che pertanto è nota e vale
con i nomi più diversi
nei diversi suoi universi.

Che son tanti e sembran tutti
ora belli ed ora brutti,
a seconda dei momenti,
degli eventi contingenti
e degli occhi delle genti
che vedendomi rotondo,
perchè tondo appare il mondo,
non ammetton ch'io sia nato,
non rotondo, ma quadrato".

Se lo guardan tutti quanti
con occhioni da giganti,
e gli dicono perplessi:

"Cosa credi, che siam fessi?
Che sei tondo ognun lo vede,
e perciò non ci si crede
che una forma tanto bella
tu non vuoi che sia più quella".

Sbotta il mondo in un sospiro:
"Ascoltate, oppur mi adiro!

Non si tratta della forma
che rimane nella norma,
ma di quello che sta dentro,
della forma al cuor del centro,
e la forma al cuor del centro,
e la forma fa girare
non così, come le pare,
ma con moto e luogo all'uopo
di raggiungere lo scopo
di non mai girare a vuoto.

Vuoto! Vuoto! Vuoto!"
canta un'eco nelle menti
e nei cuori dei presenti,
che raccolgon la lezione
con la giusta soggezione.
Ora il mondo tira il fiato:
può parlare del tuo stato,
di se stesso e del pensiero,
tutto interno al sè più vero,
che lo fa girare in tondo,
che lo plasma come mondo,
come mondo illuminato
da un pensiero ben squadrato.

E conclude soddisfatto
dopo aver spiegato il fatto:
"Il pensiero non si vede,
ma l'avverte chi possiede
tanta voglia d'osservare
per studiare ed imparare.

Ogni giorno fa da sprone

al suo giorno successivo.
Ogni giorno da lezione
per tenere il ciclo vivo.
perciò, svelti, riposate:
con Domenica è finita
questa serie di giornate.
Da domani, Lunedì,
ricomincia la partita".

(Giacoma Limentani)

sabato 8 gennaio 2011

DA LUNEDI' A LUNEDI' (Sabato)


Il momento arriva tosto
con l'incedere composto
di Ser Sabato, il gran dì
che con far da sesto giorno, li risveglia lì per lì
con un lieve suon di corno.

Sono in piedi in un momento,
e prendendosi per mano
col sorriso più contento:
"Il mio uomo!" "La mia donna!"
si confidan piano piano.

Poi, turbati dal fracasso
della grande confusione,
vanno incontro agli animali
per far loro soggezione.

Come sia, come non sia,
ci riescono davero,
anche in fretta, ma non pria
che trascorra un giorno intero.

venerdì 7 gennaio 2011

DA LUNEDI' A LUNEDI' (Venerdì)


Pur vi arriva Giovedì,
che stremato dalla corsa, or ricorre alla risorsa
d'aspettar lì Venerdì.

E' suo tempo di venire,
e vedendolo sbucare
dritto dritto fuor dal mare,
gli domanda: "Come va?
C'è fracasso pur costà?"

"No, chè i pesci son tranquilli:
molti guizzi, niente strilli.
Di', lo vedi quel delfino
che lì salta nell'azzurro?
Lui fa un fischio fino fino,
più sottile d'un sussurro".

Giovedì sospira allora,
e indicando gli animali
che da gran rompistivali
non accenano a calmarsi,
lo consulta sul da farsi.

Venerdì ch'è più deciso,
a mal gioco fa buon viso:
"Se continuano a gridare
in sì grande confusione,
qui bisogna convocare
chi lor metta soggezione".
"Soggezione! E' presto detto!
Ma dov'è questo prefetto,
questo sindaco: il qualcuno
che può metter soggezione
ad un simile raduno?"

Venerdì salta d'un balzo
e prendendolo a braccetto,
prima fatto che non detto
con lui vola ancor più in alto
del bell'albero da frutto,
e dei rovi e soprattutto
d'una strana montagnola
con un buco dentro il centro,
per planar poi proprio dentro
il bel mezzo di un'aiola.

Lì due tipi più che strani,
con due piedi, con due mani
ed un fisico imprevisto
per chi solo bestie ha visto,
se la dormano tranquilli,
sordi e ignari degli strilli,
come della confusione
che dovrebbero placare
con la loro soggezione.

"Non ci resta che aspettare"
Venerdì dice pacato.
Giovedì, preoccupato,
vuol sapere chi mai sono,
il perchè dell'abbandono
che li rende come morti,
a che sorti son chiamati
e perchè non van destati.

Gli fa cenno Venerdì
d'aspettare con pazienza,
e di far buona accoglienza
ai tre giorni dell'inizio,
chè pur loro sono giunti,
per attendere compunti
il momento più propizio
a destar gli addormentati.

giovedì 6 gennaio 2011

DA LUNEDI' A LUNEDI' (Giovedì)


Nel chiarore della luna
Mercoldì scorge una duna
dove andarsi a riposare,
sì stremato dal guardare
che con gioia cede il passo
a chi preme senza chiasso
per non stare più nascosto,
e pigliare il giusto posto
ch'ora spetta al quarto dì,
anche detto Giovedì.

Ascoltata con passione
delle cose la canzone,
Giovedì più riflessivo,
ed assai più creativo,
dalle cose vuol sapere
qual è il senso, il fine, il vanto
del lor decantato incanto:

"A chi serve insomma l'acqua,
ed a chi l'ardor del fuoco?
E del fiore la bellezza,
se non c'è poi chi l'apprezza,
non è inutile, sprecata?

Dite quindi, e mi sia data
spiegazione esauriente:
voi servite a qualche cosa
oppur non servite a niente?"
Un sussurro immantinente,
fa stormir tutte le fronde.

Quasi a dare il nulla osta
alla vita che risponde,
fuor dai rovi sguscia verde
una biscia, e poi si perde
nel fragor d'una cascata,
dove beve e sta beata.

Un allegro trafficare
lo costringe a contemplare
cosa smuove i grandi rami
d'un bell'albero da frutto,
dove accade un po' di tutto.

Un uccello vi fa il nido
per la sposa, e lo protegge
sotto l'ala sua amorosa.
Uno strano animaletto
con la cosa come un fiocco,
con la lingua fa uno schiocco
per dir grazie ad un bel frutto,
e poi se lo pappa tutto.
E il ronzio che c'è da basso?
Non può farlo quel bel sasso!

Ed infatti raso terra,
dove l'erba si fa serra
per gli aromi ed i colori
del fiorir di mille fiori,
il ronzio si fa più intenso
perchè lì, quale compenso
del ronzante suo cantare,
ogni ape può succhiare
il buon nettare dei fiori,
e portarlo a sciami fuori
per produrci il dolce miele
che fa l'orso men crudele.

Ma più in là già l'erba è prato,
dove pascola beato
un insieme d'animali
con aspetti e voci, tali
da lasciare sbalordito
Giovedì, che incuriosito
gira tutto e a tutti intorno.

Lì sta, muto, un unicorno.

Lì conigli e talpe e lepri
si rimpinzan di ginepri.
Lì dei tori e delle vacche
fertilizzano il terreno
con le loro cacche squacche.

Lì, agitando la criniera,
c'è un cavallo che nitrisce.

Lì brucando s'impigrisce
una capra, e al sole, inerte.
un leone si diverte
a ruggire e spaventare
cento pecore d'un gregge,
che scappando bela e avverte
chè al timore mai non regge.

Ed è tutto un gran fuggire
e nitrire galoppando,
e muggire calpestando
chi saltella non sapendo
del pericolo tremendo
che lì tutti fa scappare.

E fin dove? Fino al mare.

BUONA BEFANA 2011 A TUTTI


LA BEFANA


Discesi dal lettino
son là presso il camino,
grandi occhi estasiati,
i bimbi affaccendati

a metter la scarpetta
che invita la Vecchietta
a portar chicche e doni
per tutti i bimbi buoni.

Ognun, chiudendo gli occhi,
sogna dolci e balocchi;
e Dori, il più piccino,
accosta il suo visino

alla grande vetrata,
per veder la sfilata
dei Magi, su nel cielo,
nella notte di gelo.

Quelli passano intanto
nel lor gemmato manto,
e li guida una stella
nel cielo, la più bella.

Che visione incantata
nella notte stellata!
E la vedono i bimbi,
come vedono i nimbi

degli angeli festanti
ne' lor candidi ammanti.
Bambini! Gioia e vita
son la vision sentita

nel loro piccolo cuore
ignaro del dolore.


(Guido Gozzano)

mercoledì 5 gennaio 2011

DA LUNEDI' A LUNEDI' (Mercoledì)


Mercoledì che stava pronto
in attesa del suo turno,
e trovava un poco tonto,
oppur forse taciturno,
martedì che intimidito
non osava più parlare,
di parlar prese partito.

"Non bisogna bisbigliare!"
disse:"E se siete in gran fermento
per il "Sì!" detto dal vento,
su, gridatelo a gran voce!
Dal nocciolo della noce
la questione qui illustrate:
voi chi siete? Cosa fate?"
"Che facciamo? Noi viviamo!
E vivendo sopra il mondo
come lui contribuiamo
a tenerlo bello tondo".

La risposta non scontata
e neppure bisbigliata,
era tale da lasciare
molte cose a cui pensare.
Or grattandosi la pera
Mercoldì decise ch'era
la metà d'una risposta,
e siccome nulla costa
dir le cose per due volte
quando conta che sian colte:
"Cosa fate l'ho capito"
disse in tono assai compito
"ma, di grazia, ora volete
precisarmi chi voi siete?"

"Siamo cose, o almen lo siamo
se così veniam chiamate,
tutte insieme destinate
a parlare sempre in coro.
Ma il real capolavoro
della nostra quintaessenza,
è la singola esistenza
che ad ognuna da più gusto".

Così dissero, un trambusto
squarciò il mondo nella crosta,
della crosta ormai scomposta,
sorse un canto, un andantino,
non più coro nè bisbiglio,
e col tono più argentino
ogni cosa diede piglio
a mostrarsi per ciò ch'era:
sola, unica ed altera.

"Sono un fiore!"

"Sono un rovo!"

"Sono un sasso nuovo nuovo!"

"Sono un albero da frutto,
e non dir che sono brutto!"

"Io ti voglio strabiliare:
ecco, guarda, sono il mare!"

"Sono l'acqua che disseta
e la dieta ti completa!"

"Ed io fuoco che ti brucia,
ma che se gli dai fiducia
scalda e cuoce le vivande!"

"E perciò si sente grande!"
fa un vocione più deciso:
"Ma che dire del mio viso,
della gloria e lo splendore
con cui IO, per ore e ore
dono luce e gioia a tutto,
il bagnato rende asciutto
e coloro campi e aiole?
Guarda ME, che sono il sole!"

"No! Sta attento! Non guardarlo!"
grida forte un'altra voce:
"Alla vista troppo nuoce
la prestesa di fissarlo.

Guarda invece tutto intorno
all'accesa sua gran mole,
alla luce che produce
la gran lampada del sole.

Guarda e aspetta con pazienza,
chè al di là d'ogni apparenza
solamente fino a sera
sopra il mondo
il sole impera.

Quando a sera vien la notte,
dal profondo delle grotte
del riposo io prendo un velo,
ed insieme con il sole
mi ci avvolgo: io sono il cielo!"

"E noi siamo le sue stelle,
dolci e limpide sorelle.
Su nel ciel tessiamo un manto
per la luna ed il suo incanto,
che coi sogni più azzardati
pur gl'insonni fa beati".

martedì 4 gennaio 2011

DA LUNEDI' A LUNEDI' (Martedì)


Aprì gli occhi Martedì,
che guardando un po' più attento,
sbalordito percepì
come un forte ondeggiamento.
Riflettè poi Martedì
su quel mondo in movimento,
pensò molto e infin capiì
che nel mondo c'era il vento.

Disse allora a Lunedì:
"Non lo sentì questo vento
che ti sposta qui e costì?
Nel suo soffio il gran portento
che mettendo lì per lì
tutto quanto in movimento
lo crea pure!" E "Sì!Sì!Sì!"
rise il vento arcicontento.
Però tosto lo zittì
il bisbiglio d'un fermento:

"Cosa crede quello lì,
che noi siamo inanimate,
sciocche, stupide, patate?
Questo vento che ci sposta
è di grande faccia tosta!
Può spostando ricreare:
Quanto a farci oppure a fare,
beh,ci sta di mezzo il mare!"
...

lunedì 3 gennaio 2011

DA LUNEDI' A LUNEDI' (Lunedì)


Affacciandosi sul mondo
Lunedì lo vide tondo,
perchè tondo è l'orizzonte
come l'arco d'un gran ponte.
Nessun ponte però c'era:
c'era solo il mondo ch'era
un'azzurra,immensa sfera.

Lunedì vedendo intanto
del gran mondo un sol pezzetto,
panorama limitante
che lo rese circospetto,
diffidente chiese a un tratto:
"Chi sa dirmi chi l'ha fatto?"
...