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sabato 22 aprile 2023
lunedì 3 aprile 2023
La mia Danza Macabra
La Danza Macabra, anche conosciuta come "Danza della Morte", è un tema iconografico che ha affascinato artisti e spettatori sin dal Medioevo. Si tratta di una rappresentazione allegorica della morte, che si manifesta sotto forma di scheletri che ballano con i vivi, invitandoli a ballare con loro fino alla fine della vita.
La Danza Macabra è stata rappresentata in molte forme d'arte, tra cui la pittura, la scultura, l'architettura e la musica. In particolare, la Danza Macabra ha ispirato numerosi artisti della musica, tra cui il compositore francese Camille Saint-Saëns, che nel 1874 scrisse una celebre composizione orchestrale intitolata "Danse Macabre".
Nella Danza Macabra, la figura della morte è rappresentata come un'entità che ha il potere di livellare le differenze sociali tra i vivi, riunendoli in un'esperienza comune di trasformazione e morte. Questo tema si presta a molteplici interpretazioni, che riflettono il contesto culturale, religioso e politico del momento storico in cui l'opera è stata creata.
Nella pittura, la Danza Macabra ha avuto la sua massima espressione durante il tardo Medioevo e il Rinascimento, quando l'arte figurativa era incentrata sulla rappresentazione realistica dell'anatomia umana. Le rappresentazioni della Danza Macabra mostrano scheletri ballare con persone di ogni ceto sociale, dalla nobiltà ai contadini, sottolineando la vanità delle differenze di status sociale di fronte alla morte.
Nella scultura, la Danza Macabra è stata rappresentata in forme tridimensionali, come ad esempio i celebri teschi intagliati delle chiese gotiche e le tombe monumentali dei re e dei nobili. Queste opere d'arte erano spesso decorate con dettagli ricchi di simbolismo, come serpenti, teschi, scheletri e altre immagini associate alla morte.
La Danza Macabra ha ispirato anche l'architettura, in particolare le decorazioni delle chiese e dei cimiteri. Le facciate delle chiese gotiche erano spesso decorate con rappresentazioni della Danza Macabra, come ad esempio la celebre facciata della cattedrale di Notre-Dame a Parigi. Anche i cimiteri del Medioevo e del Rinascimento erano spesso decorati con rappresentazioni della Danza Macabra, per sottolineare la transitorietà della vita umana.
Infine, la Danza Macabra ha ispirato molti artisti della musica. La composizione di Saint-Saëns è solo uno degli esempi più noti. La Danza Macabra ha ispirato anche numerosi cantautori e gruppi musicali, che hanno creato canzoni e album ispirati al tema della morte e della transitorietà della vita umana.
La Danza Macabra è un tema artistico che ha affascinato molti artisti nel corso dei secoli. Questo tema si presta a molteplici interpretazioni e riflette il contesto ed ecco la mia personale interpretazione.
martedì 14 marzo 2023
Il LIOTRU: simbolo della città di Catania
Il LIOTRU, o "u Liotru" in dialetto catanese, è una statua in pietra lavica rappresentante un elefante che si trova nel centro storico della città di Catania, in Sicilia. Questa imponente figura, alta oltre 3 metri e con una lunghezza di circa 4 metri, è considerata il simbolo della città e rappresenta uno dei monumenti più importanti e rappresentativi della cultura catanese.
La storia del LIOTRU risale al periodo della dominazione romana, quando la città di Catania era un importante centro di commercio. Durante questa epoca, gli elefanti venivano utilizzati come animali da trasporto per i prodotti commerciali e militari, e la figura dell'elefante divenne simbolo della città. La fontana con la statua, invece, risale al XVII secolo, quando fu realizzata su commissione del Senato di Catania per celebrare la fine di una lunga epidemia di peste.
Il LIOTRU è stato oggetto di molte leggende e superstizioni nel corso dei secoli. Ad esempio, si dice che se si tocca la zampa destra dell'elefante si ha fortuna, mentre se si tocca la zampa sinistra si attira la sfortuna. Inoltre, si crede che la statua abbia il potere di proteggere la città da calamità naturali come terremoti ed eruzioni vulcaniche.
Nonostante il passare dei secoli, il LIOTRU continua ad essere un importante simbolo della città di Catania e un punto di riferimento per i suoi abitanti. La statua si trova al centro della piazza del Duomo, circondata da importanti monumenti come la Cattedrale di Sant'Agata e il Palazzo degli Elefanti, sede del Municipio di Catania. La piazza è un luogo di incontro e di ritrovo per i catanesi, che si riuniscono qui per festeggiare le ricorrenze religiose e le festività locali.
Inoltre, il LIOTRU è diventato un'importante attrazione turistica, attirando ogni anno migliaia di visitatori da tutto il mondo. La statua rappresenta un esempio del ricco patrimonio storico e culturale della città di Catania, e un simbolo della sua identità e della sua forza.
In conclusione, il LIOTRU rappresenta un importante simbolo della città di Catania, un punto di riferimento per i suoi abitanti e un'attrazione turistica di rilievo. Questa statua in pietra lavica rappresenta la storia e la cultura di una città antica e affascinante, e la sua presenza al centro della città testimonia la sua importanza e il suo ruolo nella storia dell'isola.
martedì 28 febbraio 2023
L'Antiminsio
L'Antiminsio è un oggetto liturgico usato sia nella Chiesa Cattolica che in quella Ortodossa, ma con alcune differenze nell'uso e nella forma.
Storia e Origine:
L'Antiminsio ha avuto origine nell'antica liturgia cristiana orientale e viene utilizzato come una sorta di "tovaglia sacra" durante la celebrazione eucaristica. Iniziale, era costituito da una semplice tovaglia di lino o cotone che veniva posta sull'altare durante la celebrazione.
Nel corso del tempo, tuttavia, l'Antiminsio si è evoluto fino a un momento liturgico molto importante, con una forma e una funzione specifica. Nella Chiesa Ortodossa, l'Antiminsio è una specie di copertura dell'altare, mentre nella Chiesa Cattolica è un tessuto di dimensioni più ridotte rispetto a quel ortodosso e via posto sull'altare.
Nella Chiesa Ortodossa, l'Antiminsio è una sorta di "mini-altare" portatile che contiene le reliquie di uno o più santi, e che viene utilizzato durante la celebrazione della Liturgia.
Il termine Antiminsio deriva dal greco antico e significa "al posto dell'altare". Questo perché, nella Chiesa Ortodossa, l'Antiminsio viene utilizzato al posto dell'altare stesso quando il presbitero celebra la Liturgia in una chiesa privata di un altro permanente.
Nella Chiesa Cattolica, invece, l'Antiminsio è un tessuto di dimensioni ridotte rispetto a un quel ortodosso e via posto sul caporale. Il caporale è un altro oggetto liturgico che viene utilizzato per coprire l'altare durante la celebrazione della messa. L'Antiminsio cattolico contiene anche le reliquie dei santi, ma non viene utilizzato come mini-altare portatile.
Uso:
L'Antiminsio viene utilizzato durante la celebrazione della messa o delle varie Liturgie come un simbolo della presenza di Cristo durante il sacrificio eucaristico. In entrambe le tradizioni, l'Antiminsio è un oggetto sacro che deve essere maneggiato con grande rispetto e venerazione.
Nella Chiesa Ortodossa, l'Antiminsio viene messo sull'altare prima dell'inizio della Liturgia. Il celebrante, il diacono e il clero presenti baceranno l'Antiminsio in segno di rispetto per le reliquie dei santi contenuti al suo interno.
Nella Chiesa Cattolica Il celebrante bacerà l'Antiminsio durante la messa con il rispetto per la reliquie dei santi contenuti al suo interno.
Alcune curiosità sull'Antiminsio:
Nella Chiesa Ortodossa, l'Antiminsio viene conservato all'interno di un'apposita custodia che viene portata in processione durante le feste solenni.
Nella Chiesa Cattolica, l'Antiminsio è un oggetto di devozione popolare. In alcuni luoghi, si usa porta con sé un piccolo tessuto con la reliquie dei santi contenute nell'Antiminsio, a segno di protezione e benedizione.
L'Antiminsio viene preparato in modo molto accurato e solenne nella Chiesa Ortodossa. Le reliquie dei santi contenute all'interno vengono siglato all'interno dell'Antiminsio con un'apposita cerimonia chiamata antiminsia.
Nella Chiesa Ortodossa, l'Antiminsio viene utilizzato da solo durante la celebrazione della Liturgia, mentre nella Chiesa Cattolica può essere utilizzato anche durante altre celebrazioni eucaristiche.
L'uso dell'Antiminsio è un'espressione della ricchezza della tradizione liturgica e della venerazione per i santi nella Chiesa Ortodossa e Cattolica.
lunedì 27 febbraio 2023
Odore d'origano
lunedì 20 febbraio 2023
Il Cirneco dell'Etna
Il Cirneco dell'Etna è una razza di cane antica e affascinante, che rappresenta un simbolo di identità e di orgoglio per la Sicilia. La storia del Cirneco può essere raccontata attraverso tre diverse versioni: le rappresentazioni del Cirneco su antichi reperti archeologici, le leggende e i miti che circondano questa razza e le sue capacità di cacciatore.
La prima versione si basa sulle rappresentazioni del Cirneco su antichi reperti archeologici, come le monete dell'antica città di Segesta. Questi reperti testimoniano l'antichità della razza, la sua presenza in Sicilia già nell'antichità e la sua importanza per le popolazioni che abitavano l'isola. Inoltre, la presenza del Cirneco sulle monete suggerisce che questa razza di cane fosse considerata un simbolo di potere e di prestigio.
Ma c'è un'altra teoria che collega il Cirneco dell'Etna al dio Adrano, che era adorato nell'antica città di Adranum, situata ai piedi del vulcano Etna. Secondo questa teoria, il Cirneco sarebbe stato considerato il cane sacro di Adrano, protettore della città e della sua gente.
Adrano era un dio fittizio della mitologia siciliana, rappresentato come un giovane dalla bellezza straordinaria e dalla forza sovrumana. Secondo la leggenda, Adrano si innamorò della dea Persefone, rapita dal dio degli inferi, e si offrì di lottare contro lui per liberarla. La sua offerta fu accettata e Adrano sconfisse il dio degli inferi, ottenendo così la libertà per Persefone.
La rappresentazione del dio Adrano su antichi reperti archeologici è molto simile alla descrizione che ci viene data del Cirneco dell'Etna: un cane snello, forte, agilissimo e con un fiuto infallibile. Secondo la teoria che collega il Cirneco al dio Adrano, questi cani sarebbero stati considerati un dono divino, in grado di proteggere la città dall'ira degli dei e dai pericoli della natura.
Inoltre, la presenza del Cirneco sulle monete dell'antica città di Segesta suggerisce che questa razza di cane fosse considerata un simbolo di potere e di prestigio. Probabilmente, il Cirneco era considerato un cane di caccia pregiato e costoso, che solo i più facoltosi potevano permettersi di avere.
La fusione di queste tre versioni ci permette di apprezzare appieno il fascino e la bellezza di questa razza di cane. Il Cirneco dell'Etna è molto più di un semplice cane da caccia: rappresenta un pezzo della storia e della cultura siciliana, che si può vedere nelle sue antiche rappresentazioni, nelle leggende e nei miti che lo circondano. Inoltre, le sue capacità di cacciatore lo rendono un compagno ideale per chi ama la natura e la caccia.
venerdì 17 febbraio 2023
Angelo Musco: il comico siciliano che ha conquistato l'Italia
Angelo Musco è stato uno dei più grandi comici siciliani del 1900. Nato a Palermo nel 1872, Musco ha lasciato un'impronta indelebile nella cultura popolare dell'isola e in tutto il panorama del teatro italiano.
La sua carriera artistica si è svolta principalmente nel teatro dialettale siciliano, un genere che in quel periodo stava prendendo sempre più piede nella cultura popolare dell'isola. Musco ha debuttato sulle scene teatrali nel 1890, all'età di 18 anni, e da subito si è fatto notare per il suo talento e la sua versatilità.
Nel corso della sua carriera ha interpretato molte commedie e drammi, lavorando con i maggiori autori teatrali del suo tempo, tra cui Luigi Capuana, Giovanni Verga e Nino Martoglio. La fama di Musco è cresciuta esponenzialmente a partire dal 1908, quando ha debuttato al Teatro Politeama di Palermo con la commedia "La signorina Felicita". Questo spettacolo è stato un enorme successo, tanto che Musco è stato presto chiamato a recitarlo in tutta Italia, riscuotendo ovunque un grande successo di pubblico e di critica.
Musco era un attore dalla grande capacità mimica e gestuale, che sapeva trasmettere le emozioni e i sentimenti dei personaggi che interpretava con grande intensità. La sua comicità, basata soprattutto sulle espressioni facciali e sulle cadenze del dialetto siciliano, era irresistibile per il pubblico, che si divertiva enormemente ad assistere alle sue performance.
Tra le sue interpretazioni più celebri si ricordano quelle in "Il berretto a sonagli" (1910) di Luigi Pirandello, "La cena delle beffe" (1919) di Sem Benelli e "I giganti della montagna" (1937) di Luigi Pirandello. Musco ha saputo interpretare con grande maestria sia i personaggi comici che quelli drammatici, dimostrando una grande sensibilità e una grande versatilità artistica.
Musco è stato anche un grande innovatore del teatro dialettale siciliano, introducendo nuovi elementi di modernità e di novità nei suoi spettacoli. Ha saputo infatti sperimentare nuove forme di comicità, introducendo elementi di satira e di critica sociale nei suoi testi.
La sua eredità artistica è ancora oggi molto preziosa per la cultura siciliana e per l'intero panorama del teatro italiano. Angelo Musco è stato infatti uno dei più grandi interpreti della cultura popolare siciliana del 1900. Grazie alla sua straordinaria maestria artistica e alla sua comicità irresistibile, ha saputo conquistare il pubblico di tutta Italia, diventando uno dei più grandi comici del suo tempo.
La sua importanza nel panorama artistico italiano è stata riconosciuta anche dai maggiori intellettuali del suo tempo. Uno di questi è stato il poeta e scrittore siciliano Ignazio Buttitta
mercoledì 1 febbraio 2023
La Fontana del Mascherone (storie di Roma)
La Fontana del Mascherone sorge nella pittoresca Via Giulia a Roma, attirando l'attenzione di turisti e residenti da secoli. Costruita nel 1574, la fontana è un esempio dell'arte barocca e il suo design unico, che mostra un mascherone scultoreo, ha generato molte storie e leggende nel corso degli anni. Una delle leggende più diffuse sostiene che la fontana sia stata costruita su un antico pozzo che una volta alimentava le terme dell'antica Roma. Il mascherone rappresenterebbe un demone che è stato evocato dalle acque del pozzo e che possiederebbe chiunque avesse gettato monete nel pozzo.
La gente diceva che la fontana era maledetta e che chiunque avesse disturbato il demone avrebbe dovuto affrontare le sue conseguenze. Ma non tutti erano spaventati dal mascherone. Alcune persone dicevano che la fontana fosse stata costruita per nascondere una sorgente d'acqua preziosa che alimentava le terme. Il mascherone sarebbe stato un guardiano che proteggeva l'acqua dalle persone malvagie e che avrebbe concesso solo a coloro che erano degni di riceverne i benefici.
Non importa quale delle due leggende sia vera, la Fontana del Mascherone è diventata un'icona della città e un luogo popolare per i turisti. Ancora oggi, la fontana viene visitata da migliaia di persone ogni anno, che vengono attirate dalla sua bellezza unica e dalla storia che la circonda. E anche se le leggende potrebbero non essere verificate, resteranno sempre un'interessante parte della storia della Fontana del Mascherone.
giovedì 10 febbraio 2022
Vecchie Truffe - QUATERNA SECCA
Spulciando nell'archivio del giornale La Stampa.
Dopo il silenzio di 20 anni!!
venerdì 2 luglio 2021
Spartito per Pianoforte - Delicatezza di Ottavio De Sica op.3
sabato 27 giugno 2020
giovedì 2 aprile 2020
Almanacco di CHIARAVALLE 1952
mercoledì 18 marzo 2020
La cornice del Decameron: la peste
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Il Trionfo della Morte è un affresco staccato (600×642 cm) conservato nella Galleria regionale di Palazzo Abatellis a Palermo. |
http://scuolabottega.org/wp-content/uploads/2016/07/Boccaccio-Decameron.pdf
Approfondimenti:
La peste nella letteratura
mercoledì 11 marzo 2020
Le “Terre Ballerine” di Montalto Dora
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Terre Ballerine quel che resta del Lago Coniglio |
Terre Ballerine quel che resta del Lago Coniglio |
Castello di Montalto dora visto dalla riva del lago Pistono |
Rudere lungo il percorso del lago Pistono |
Castello di Montalto Dora |