(di Lorena B.G.)PRIMA PARTE
Si erano conosciuti così. Un incontro casuale, dal giornalaio. Poi si erano rivisti ancora, sembrava quasi un appuntamento: ogni mattina alla solita ora. Ma anche durante il giorno sembrava che ci fosse un tacito accordo: al bar, per una passeggiata, dal gelataio.
Aveva cominciato a guardarlo meglio: un bell'uomo fra i cinquanta e i sessant'anni. Barbetta, baffi e capelli bianchi molto ben curati. Occhi acuti penetranti. Occhi di chi è abituato a guardare e osservare. Gesti di chi è abituato a decidere e comandare.
Anche i vestiti denotavano che non era uno qualsiasi.
Mani ben curate, profumo leggero.
Una volta si erano sfiorati con le braccia, direi quasi urtati, ma lui fu gentilissimo, pronto a chiederle come stava. Forse era la scusa che cercava da tanto tempo. Cominciò così fra loro.
Lui molto sicuro, soprattutto sicuro che fra loro sarebbe durata per sempre. Lei più titubante. Era uscita da una brutta storia l'anno prima, aveva sofferto molto: non voleva ripetere nessuna esperienza.
Però si era lasciata conquistare da quest'uomo così affascinante, sicuro di sè e di quello che voleva e in quel momento voleva lei.
Non oppose nessuna resistenza, ma i primi giorni il gioco andò avanti per capire cosa avrebbe portato oltre che in un letto.
Parlarono di tante cose, ma soprattutto le loro chiaccherate al telefono la fcevano divertire molto, ricominciò a ridere.
Ma lei continuò a stare sulle sue posizioni per un po', non voleva cedere. Il cuore non voleva aprirsi.
La prima volta si incontrarono a Bologna lontano da tutti quelli che conoscevano. Un incontro clandestino che durò tutto il giorno.
Lui fu molto gentile comprensivo, lei non voleva sembrare una donna che andava con tutti, soprattutto che cedeva subito.
Ma per lui la strada era già tracciata: aveva deciso per tutti e due: da allora lei fu la sua donna, non di altri. Le disse che avrebbe fatto tutto quello che poteva per renderla felice, per starle vicino e non lasciarla mai sola.
...Non sono geloso, sono possessivo...
Questa frase la spaventò. Il possesso può dare origine a tante cose, anche sentimenti che lei non voleva affrontare.
Lo sapeva bene: conosceva una donna che era stata perseguitata dal suo ex fino a denunciarlo per stalking e la sua vita non era piacevole.
Non era entusiasta c'era qualcosa nel modo di fare di lui che non la faceva essere a suo agio, non riusciva mai a rilassarsi quando erano in compagnia.
Se andavano al bar a prendere un caffè era lui che si preoccupava di scegliere il tavolo, di metterle lo zucchero nella tazzina.
Decideva sempre lui quanti cucchiaini, a lei non piaceva il dolce: il caffè voleva gustarlo amaro. Ma era costretta a berlo così, se non lo faceva o provava a dire qualcosa lui si irrigidiva subito e con tono imperioso le diceva... lasciati guidare da me e ti troverai bene...sei stata sola troppo tempo ora ci sono io...
In principio lei avrebbe voluto un rapporto meno impegnativo, ma quando i loro sguardi si incontrarono la prima volta, già il destino era segnato.
Dopo che le loro braccia si incrociarono ecco che magicamente apparve fra le sue mani un piccolo pezzo di carta con il numero del suo cellulare. Sembrava quasi che l'avesse preparato da tanto tempo. Non telefonò subito, voleva farlo aspettare come se la cosa non le interessasse. Ma il fascino di quell'uomo era indiscutibile.
La sua voce calda, profonda, calma, la colpì molto. Misurava le parole, come se dopo ognuna volesse vedere che effetto faceva su chi aveva davanti. Anche al telefono la stessa cosa, ogni volta sembrava che fosse lì nascosto a guardare le espressioni del suo viso e a poco a poco la naturalezza dei primi tempi cessò: si sentiva sempre osservata.
Le dava l'impressione che accettare un appuntamento subito gli facesse capire che lo desiderava molto, e per questo provò a rimandare qualche giorno con una scusa.
Ma lui era una vecchia volpe, abituato a trattare con gli uomini ma soprattutto conosceva la debolezza femminile.
Tutte le sue titubanze, il suo non arrendersi subito non potevano non avere un seguito.
La prima volta fra le sue braccia le sembrò di non avere mai amato, di non essere mai stata amata da un uomo. I gesti di lui, le sue mani sapevano dove toccare in ogni momento. Salì la scala che portava al paradiso piano piano senza fretta, ma alla fine della giornata sapeva che non avrebbe più potuto fare a meno di lui.
Diventò lui-dipendente, un amore "tossico" lo definì un suo amico.
Pensava di essere molto attenta a come si muoveva, di saper nascondere bene, ma probabilmente ci sono persone che hanno dei sensi più sviluppati. Chissà perchè nei loro discorsi quest'amico aveva dato questa definizione?
(continua...)