SOLO QUELLI CHE SONO COSI' FOLLI DA PENSARE DI CAMBIARE IL MONDO, LO CAMBIANO DAVVERO (A.Einstein)

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martedì 9 giugno 2009

BUON COMPLEANNO !!!!!!


Nel 1934 appare in questo giorno per la prima volta in un cartone animato il nostro caro PAPERINO .

« Giù nello stagno vive Paperino.
Mai nessun lavoro lo infastidisce,
perché nemmeno lui infastidisce il lavoro.
Preferisce di gran lunga ballare o nuotare! »

« Come? Lo zio Paperone è nei guai?
Non allarmatevi!
Io sono nei guai da quando sono nato
e godo ottima salute! »
_________________________________
OGGI MI SENTO COSI' PAPERINO UN PO' SFIGATO, MA COME DICO SEMPRE... DOMANI E' UN ALTRO GIORNO.

lunedì 8 giugno 2009

IL VIAGGIO


(di Lorena B.G.)

SECONDA PARTE
.........

E guida e telefona senza auricolare, che bello!, ma a Roma tutto è permesso: nessuno ti ferma, nessuno ti dice niente. La radio è accesa su una stazione che da minuto per minuto la situazione cittadina del traffico. Per evitare gli ingorghi penso che facciamo minimo "dieci" km in più e mi sembra una gran perdita di tempo. Ma se è così sempre, ma perchè non siamo andati in un bar?
Ma poi penso che come posso rendermi conto io della vita in una città così grande? Dove le distanze sono enormi quando viaggi in auto, per spostarsi velocemente cosa ci vuole? La metropolitana: se vuoi evitare il traffico, le code, lo smog, le arrabbiature, i cantieri, e poi qui in mezzo a tanta gente puoi fare come vuoi, nessuno ti conosce.
Non è come da me, dove io abito: sono abituata ad uscire di casa, portare mia figlia a scuola a piedi, ritornare in negozio a piedi, girare a piedi, ho tutto lì a portata di mano come un topolino dentro una scatola. Da quando esco dal portone comincio a salutare: lo spazzino... buongiorno Paolo... il falegname... 'giorno ... la moglie dell'architetto... ciao Luisa... tutto bene, dai che sono gli ultimi giorni poi la scuola è finita finalmente... e così ogni metro o quasi saluto qualcuno fino a scuola. Poi nel cortile non ti dico, una scuola con trecento alunni ed io che faccio parte del Consiglio d' Istituto, sono Responsabile della mensa, Comitato genitori, fra insegnanti genitori bidelli dopo dieci minuti ho la mandibola slogata da quanto ho sorriso. Se anche volessi fare qualcosa di strano, come potrei?
Finalmente la campanella, la mia amica, il caffè insieme come ogni mattina.
Ieri ha cominciato con la solita storia di tutti gli anni... ma lo sai che prendiamo il caffè insieme ancora per cinque giorni e poi le vacanze e non ci vediamo più la mattina fino a settembre. Niente fino a settembre!...
Fra me penso che per qualche mese non parlerò più di scuola, che mi riposerò anch'io senza più obblighi scolastici, di mensa, che non sarò costretta a parlare di cose che adesso non m'interessano.
Anche se mi dispiace sospendere il rito della nostra chiaccherata, ma un po' di stacco da tutto lo voglio anch'io.
Ecco ci risiamo la mia testa continua a pensare ad altre cose e invece devo concentrarmi. Devo stare attenta: ripensare a tutto, focalizzare per non tralasciare niente di quello che devo dire. Adesso sono a Roma e sono venuta qua per una cosa seria.
Giacomo non è di questo avviso, lo capisco quando entriamo in casa.
E' vero mi ascolterà, ma prima vuole stare con me. Mi prepara un caffè, meno male, ne avevo bisogno.
Poi comincia a parlarmi di alcune cose sue personali.
Io gli chiedo se posso ricaricare il pc, non ha funzionato durante tutto il viaggio niente collegamento, ma l'ho tenuto acceso e ormai è quasi scarico. Mi mostra dove posso metterlo.
Lo ascolto, ma sinceramente non ricordo cosa mi ha detto. Noto solo che nella sua casa c'è all'ingresso una grande libreria con libri messi in disordine e accumulati gli uni sugli altri. Non mi sembra ci sia un sistema di catalogazione, sono proprio alla rinfusa. E nella camera dove entriamo non c'è l'armadio, anzi non c'è un armadio in nessuna stanza. Ma gli abiti dove li mette?
Ci sono due bagni su piani diversi, mi dice che posso usare quello che voglio. Mi guardo allo specchio e non mi riconosco !....
Solo una domanda...hai mai avuto dopo di me un altro amante più giovane?...
Cosa? Ritorno con i piedi per terra.... Cioè? dove vuole arrivare? Che domanda è questa?
...no, solo "vecchietti"...
Gli rispondo così perchè penso sia una battuta, ma non lo è e me lo dice subito. Mi ha pensato in continuazione e le nostre rare telefonate hanno provocato un po' di gelosia, ma ha aspettato che fossi io a ricercarlo. E se non lo avessi più chiamato cosa succedeva?
Che trappola mi ha preparato? Meno male non è delle peggiori, se vuole, sarà!, ma poi dovrò capire se posso fidarmi di lui.
In due ore i cellulari continuano a suonare, non smettono mai.
E' un incubo senza fine. Non sono concentrata non ho voglia, mi pento di essere venuta.
E' molto carino molto dolce, ma forse ho sottovalutato il tutto. Questo no non doveva succedere.
E poi mentre siamo insieme continua a rispondere, a chiaccherare, ma come fa a dire "ti voglio" se pensa ai clienti e alle loro problematiche e a come giostrarsi fra i vari appuntamenti?
...Vuoi fare una doccia?...
E perchè? Non ho sudato, non mi sono sporcata, non ho corso mi sembra di essere scesa dal treno ora, adesso. Mi basta lavarmi.
Non mi sono mai sentita più pulita come in questo momento.
E' diventato così l'amore, una cosa che non sento più, che mi lascia indifferente? Sono riuscita ad isolarmi in un modo che non ero io lì in quel letto con lui?
O forse sono stati i cellulari con quel suono incessante.
Ha risposto ad ogni chiamata: è chiaro che sono tutte importanti e forse non vuol far sapere cosa fa e dove è.
Sento il bisogno di vestirmi e ritornare al treno. Ho sbagliato cercherò qualche professionista serio a casa.
Mi chiede quando voglio partire... è stato bello sai, avevo voglia da tanto tempo.... appena torno dall'America ti chiamo e stiamo insieme ancora... ti ho pensato tanto...
...sì certo quando vorrai, ma senza cellulari...
Risposta scontata, cosa voleva che dicessi oltre a... certo! torno subito appena mi chiami... ( che equivale a... povero bischero! schiocca pure le dita che sono qui pronta per te!...).
Non credo, non è e non sarà nelle mie intenzioni tornare mai più. Certo ritornerò a Roma, per altre cose per altre persone, ma non più per te.
Lo penso e questo pensiero è fortissimo. Forse se non ci fossero stati quei maledetti cellulari, avremmo potuto parlare anche un po' di noi.
Gli rispondo che ho un appuntamento e che vorrei andare via verso le due del pomeriggio, se è possibile. Non è vero ho detto a casa che non sarei tornata prima di sera, ma non ho più voglia di stare qui.

(continua....)

Un prete..

Lettera aperta al cardinale Bagnasco

Egregio sig. Cardinale,

viviamo nella stessa città e apparteniamo alla stessa Chiesa: lei vescovo, io prete. Lei è anche capo dei vescovi italiani, dividendosi al 50% tra Genova e Roma. A Genova si dice che lei è poco presente alla vita della diocesi e probabilmente a Roma diranno lo stesso in senso inverso. E’ il destino dei commessi viaggiatori e dei cardinali a percentuale. Con questo documento pubblico, mi rivolgo al 50% del cardinale che fa il Presidente della Cei, ma anche al 50% del cardinale che fa il vescovo di Genova perché le scelte del primo interessano per caduta diretta il popolo della sua città.

Ho letto la sua prolusione alla 59a assemblea generale della Cei (24-29 maggio 2009) e anche la sua conferenza stampa del 29 maggio 2009. Mi ha colpito la delicatezza, quasi il fastidio con cui ha trattato - o meglio non ha trattato - la questione morale (o immorale?) che investe il nostro Paese a causa dei comportamenti del presidente del consiglio, ormai dimostrati in modo inequivocabile: frequentazione abituale di minorenni, spergiuro sui figli, uso della falsità come strumento di governo, pianificazione della bugia sui mass media sotto controllo, calunnia come lotta politica.

Lei e il segretario della Cei avete stemperato le parole fino a diluirle in brodino bevibile anche dalle novizie di un convento. Eppure le accuse sono gravi e le fonti certe: la moglie accusa pubblicamente il marito presidente del consiglio di «frequentare minorenni», dichiara che deve essere trattato «come un malato», lo descrive come il «drago al quale vanno offerte vergini in sacrificio». Le interviste pubblicate da un solo (sic!) quotidiano italiano nel deserto dell’omertà di tutti gli altri e da quasi tutta la stampa estera, hanno confermato, oltre ogni dubbio, che il presidente del consiglio ha mentito spudoratamente alla Nazione e continua a mentire sui suoi processi giudiziari, sull’inazione del suo governo e sulla sua pedofilia. Una sentenza di tribunale di 1° grado ha certificato che egli è corruttore di testimoni chiamati in giudizio e usa la bugia come strumento ordinario di vita e di governo. Eppure si fa vanto della morale cattolica: Dio, Patria, Famiglia. In una tv compiacente ha trasformato in suo privato in un affaire pubblico per utilizzarlo a scopi elettorali, senza alcun ritegno etico e istituzionale.

Lei, sig. Cardinale, presenta il magistero dei vescovi (e del papa) come garante della Morale, centrata sulla persona e sui valori della famiglia, eppure né lei né i vescovi avete detto una parola inequivocabile su un uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al livello più basso del degrado morale, valorizzando gli istinti di seduzione, di forza/furbizia e di egoismo individuale. I vescovi assistono allo sfacelo morale del Paese ciechi e muti, afoni, sepolti in una cortina di incenso che impedisce loro di vedere la «verità» che è la nuda «realtà». Il vostro atteggiamento è recidivo perché avete usato lo stesso innocuo linguaggio con i respingimenti degli immigrati in violazione di tutti i dettami del diritto e dell’Etica e della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, con cui il governo è solito fare i gargarismi a vostro compiacimento e per vostra presa in giro. Avete fatto il diavolo a quattro contro le convivenze (Dico) e le tutele annesse, avete fatto fallire un referendum in nome dei supremi «principi non negoziabili» e ora non avete altro da dire se non che le vostre paroline sono «per tutti», cioè per nessuno.

Il popolo credente e diversamente credente si divide in due categorie: i disorientati e i rassegnati. I primi non capiscono perché non avete lesinato bacchettate all’integerrimo e cattolico praticante, Prof. Romano Prodi, mentre assolvete ogni immoralità di Berlusconi. Non date forse un’assoluzione previa, quando vi sforzate di precisare che in campo etico voi «parlate per tutti»? Questa espressione vuota vi permette di non nominare individualmente alcuno e di salvare la capra della morale generica (cioè l’immoralità) e i cavoli degli interessi cospicui in cui siete coinvolti: nella stessa intervista lei ha avanzato la richiesta di maggiori finanziamenti per le scuole private, ponendo da sé in relazione i due fatti. E’ forse un avvertimento che se non arrivano i finanziamenti, voi siete già pronti a scaricare il governo e l’attuale maggioranza che sta in piedi in forza del voto dei cattolici atei? Molti cominciano a lasciare la Chiesa e a devolvere l’8xmille ad altre confessioni religiose: lei sicuramente sa che le offerte alla Chiesa cattolica continuano a diminuire; deve, però, sapere che è una conseguenza diretta dell’inesistente magistero della Cei che ha mutato la profezia in diplomazia e la verità in servilismo.

I cattolici rassegnati stanno ancora peggio perché concludono che se i vescovi non condannano Berlusconi e il berlusconismo, significa che non è grave e passano sopra all’accusa di pedofilia, stili di vita sessuale con harem incorporato, metodo di governo fondato sulla falsità, sulla bugia e sull’odio dell’avversario pur di vincere a tutti i costi. I cattolici lo votano e le donne cattoliche stravedono per un modello di corruttela, le cui tv e giornali senza scrupoli deformano moralmente il nostro popolo con «modelli televisivi» ignobili, rissosi e immorali.

Agli occhi della nostra gente voi, vescovi taciturni, siete corresponsabili e complici, sia che tacciate sia che, ancora più grave, tentiate di sminuire la portata delle responsabilità personali. Il popolo ha codificato questo reato con il detto: è tanto ladro chi ruba quanto chi para il sacco. Perché parate il sacco a Berlusconi e alla sua sconcia maggioranza? Perché non alzate la voce per dire che il nostro popolo è un popolo drogato dalla tv, al 50% di proprietà personale e per l’altro 50% sotto l’influenza diretta del presidente del consiglio? Perché non dite una parola sul conflitto d’interessi che sta schiacciando la legalità e i fondamentali etici del nostro Paese? Perché continuate a fornicare con un uomo immorale che predica i valori cattolici della famiglia e poi divorzia, si risposa, divorzia ancora e si circonda di minorenni per sollazzare la sua senile svirilità? Perché non dite che con uomini simili non avete nulla da spartire come credenti, come pastori e come garanti della morale cattolica? Perché non lo avete sconfessato quando ha respinto gli immigrati, consegnandoli a morte certa? Non è lo stesso uomo che ha fatto un decreto per salvare ad ogni costo la vita vegetale di Eluana Englaro? Non siete voi gli stessi che difendete la vita «dal suo sorgere fino al suo concludersi naturale»? La vita dei neri vale meno di quella di una bianca? Fino a questo punto siete stati contaminati dall’eresia della Lega e del berlusconismo? Perché non dite che i cattolici che lo sostengono in qualsiasi modo, sono corresponsabili e complici dei suoi delitti che anche l’etica naturale condanna? Come sono lontani i tempi di Sant’Ambrogio che nel 390 impedì a Teodosio di entrare nel duomo di Milano perché «anche l’imperatore é nella Chiesa, non al disopra della Chiesa». Voi onorate un vitello d’oro.

Io e, mi creda, molti altri credenti pensiamo che lei e i vescovi avete perduto la vostra autorità e avete rinnegato il vostro magistero perché agite per interesse e non per verità. Per opportunismo, non per vangelo. Un governo dissipatore e una maggioranza, schiavi di un padrone che dispone di ingenti capitali provenienti da «mammona iniquitatis», si è reso disposto a saldarvi qualsiasi richiesta economica in base al principio che ogni uomo e istituzione hanno il loro prezzo. La promessa prevede il vostro silenzio che - è il caso di dirlo - è un silenzio d’oro? Quando il vostro silenzio non regge l’evidenza dell’ignominia dei fatti, voi, da esperti, pesate le parole e parlate a suocera perché nuora intenda, ma senza disturbarla troppo: «troncare, sopire … sopire, troncare».

Sig. Cardinale, ricorda il conte zio dei Promessi Sposi? «Veda vostra paternità; son cose, come io le dicevo, da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo … si fa peggio. Lei sa cosa segue: quest’urti, queste picche, principiano talvolta da una bagattella, e vanno avanti, vanno avanti… A voler trovarne il fondo, o non se ne viene a capo, o vengon fuori cent’altri imbrogli. Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire» (A. Manzoni, Promessi Sposi, cap. IX). Dobbiamo pensare che le accuse di pedofilia al presidente del consiglio e le bugie provate al Paese siano una «bagatella» per il cui perdono bastano «cinque Pater, Ave e Gloria»? La situazione è stata descritta in modo feroce e offensivo per voi dall’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che voi non avete smentito: «Alla Chiesa molto importa dei comportamenti privati. Ma tra un devoto monogamo [leggi: Prodi] che contesta certe sue direttive e uno sciupa femmine che invece dà una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupa femmine. Ecclesia casta et meretrix» (La Stampa, 8-5-2009).

Mi permetta di richiamare alla sua memoria, un passo di un Padre della Chiesa, l’integerrimo sant’Ilario di Poitier, che già nel sec. IV metteva in guardia dalle lusinghe e dai regali dell’imperatore Costanzo, il Berlusconi cesarista di turno: «Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l’anima con il denaro» (Ilario di Poitiers, Contro l’imperatore Costanzo 5).

Egregio sig. Cardinale, in nome di quel Dio che lei dice di rappresentare, ci dia un saggio di profezia, un sussurro di vangelo, un lampo estivo di coerenza di fede e di credibilità. Se non può farlo il 50% di pertinenza del presidente della Cei «per interessi superiori», lo faccia almeno il 50% di competenza del vescovo di una città dove tanta, tantissima gente si sta allontanando dalla vita della Chiesa a motivo della morale elastica dei vescovi italiani, basata sul principio di opportunismo che è la negazione della verità e del tessuto connettivo della convivenza civile.

Lei ha parlato di «emergenza educativa» che è anche il tema proposto per il prossimo decennio e si è lamentato dei «modelli negativi della tv». Suppongo che lei sappia che le tv non nascono sotto l’arco di Tito, ma hanno un proprietario che è capo del governo e nella duplice veste condiziona programmi, pubblicità, economia, modelli e stili di vita, etica e comportamenti dei giovani ai quali non sa offrire altro che la prospettiva del «velinismo» o in subordine di parlamentare alle dirette dipendenze del capo che elargisce posti al parlamento come premi di fedeltà a chi si dimostra più servizievole, specialmente se donne. Dicono le cronache che il sultano abbia gongolato di fronte alla sua reazione perché temeva peggio e, se lo dice lui che è un esperto, possiamo credergli. Ora con la benedizione del vostro solletico, può continuare nella sua lasciva intraprendenza e nella tratta delle minorenni da immolare sull’altare del tempio del suo narcisismo paranoico, a beneficio del paese di Berlusconistan, come la stampa inglese ha definito l’Italia.

Egregio sig. Cardinale, possiamo sperare ancora che i vescovi esercitino il servizio della loro autorità con autorevolezza, senza alchimie a copertura dei ricchi potenti e a danno della limpidezza delle verità come insegna Giovanni Battista che all’Erode di turno grida senza paura per la sua stessa vita: «Non licet»? Al Precursore la sua parola di condanna costò la vita, mentre a voi il vostro «tacere» porta fortuna.

In attesa di un suo riscontro porgo distinti saluti.

Genova 31 maggio 2009

Paolo Farinella, prete

di Paolo Farinella - da domani.arcoiris.tv

Trovata su Facebook... una bufala?

Uguali?

Il caso segnalato da "Il mattino"

Daria, bravissima a scuola, ma senza
codice fiscale: niente maturità

La ragazza, ucraina e clandestina, rischia di saltare l'esame. Prof e compagni si mobilitano per lei

NAPOLI - Frequenta il quinto anno del liceo linguistico 'Margherita di Savoia', nei pressi di piazza Dante, nel cuore di Napoli. Questo è l'anno del suo esame di maturità, ma una circolare di Stato le ha bloccato la strada. Daria è bravissima, conosce sei lingue, ma è ucraina e clandestina, non ha documenti italiani, tantomeno il codice fiscale che da quest'anno è obbligatorio per sostenere la prova scolastica. Il ministero dell'Istruzione, per compilare l'anagrafe dello studente, sta infatti rilevando i dati relativi a ogni singolo candidato, compreso il codice fiscale che passerà al vaglio dell'Agenzia delle entrate. Il termine per inserire i dati sul sito del Ministero è martedì. A raccontare la vicenda è «Il Mattino».

IL CASO - «Sto esaminando la situazione - spiega al quotidiano il preside del liceo linguistico, Carmine Santaniello - spero di trovare una soluzione a breve. La circolare voluta dal ministro Gelmini è un diktat chiaro: senza codice fiscale non si può sostenere l'esame. Daria è stata iscritta tre anni fa in base alle normative vigenti, ha frequentato regolarmente e adesso ci troviamo dinanzi a questo problema. Cercheremo di risolverlo». In realtà una norma, l'articolo 45 del Dpr 31 agosto 1999, numero 394, sancisce che «tutti i minori, presenti sul territorio nazionale e nei diversi gradi e ordini di scuola hanno diritto all'istruzione, indipendentemente dalla regolarità della loro posizione di soggiorno». «Diritto all'istruzione che vale, evidentemente, fino alle soglie dell'esame di maturità perché per la prova finale c'è una circolare (22 maggio 2009) che impone il possesso del codice fiscale», rileva 'Il Mattino'.

LA PAURA - «Adesso ho paura - racconta Daria. - Paura di finire in carcere, lo stesso timore che ho da cinque anni ogni volta che vedo un poliziotto. Io voglio solo studiare, costruirmi un futuro, vorrei il mio diploma. Abito a piazza Carlo III. A casa siamo tutti clandestini perché non riusciamo a diventare regolari. Eppure da quattro anni mamma fa le pulizie ad ore e il mio papà, poverino, lavora tantissimo, fa il saldatore. Io un po' di tutto: lavo le scale dei condomini, faccio le pulizie, la baby sitter, la badante. E poi studio, mi piace tanto farlo». «Dopo vorrei iscrivermi ll'università: Scienze Politiche o la scuola per Infermieri - dice ancora - Non mi spaventano i sacrifici e, in questi giorni, sto ricevendo tanto affetto dai professori e dai miei compagni. I napoletani sono gente buona». Il Margherita di Savoia si è, infatti, mobilitato per aiutare Daria. Professori che si sono offerti di assumerla per regolarizzarla, il preside che cerca una soluzione tecnica, i compagni che stanno per lanciare una petizione. In Ucraina Daria ha già un titolo di studio «finito». «Tre anni fa ho dovuto ricominciare tutto - racconta - ma va bene così. Ho accettato di vivere da clandestina. Io non ho mai violato la legge, lavoro tanto, perché senza il codice fiscale automaticamente divento una delinquente? Perché in un paese democratico io devo diventare un'ombra invisibile per non finire in galera? Io ho paura di perdere la casa, vivo sulle valigie, perché da un giorno all'altro mi possono cacciare via. Due anni fa ho chiesto di essere regolarizzata, da allora non so nulla».


07 giugno 2009


IL VIAGGIO


(di Lorena B.G.)

PRIMA PARTE

Sto scendendo dal treno. Sono arrivata a Roma alla stazione Termini con l'Eurostar: il viaggio è durato meno di due ore, non me ne sono quasi accorta.
Appena scendo chiamo.
... Ciao Giacomo sono arrivata, dove mi aspetti?...
...Con i binari alle spalle gira a destra, esci, trovi un grosso marciapiede, una fila di camion, purtroppo io non riesco a parcheggiare: sono con la macchina, dopo quello rosso...
...Ok l'ho visto...
...allora ti aspetto...
Comincio a camminare, ma "quello rosso" che ho adocchiato non è il primo, non me ne sono neanche accorta, ma uno in fondo.
...Ehi, Lory sono qua...
...Ciao tesoro fatto bene il viaggio... sì grazie...
I saluti, il solito bacio, partiamo.
Giacomo: barbetta o meglio pizzetto, che io chiamo "pinzetto", baffi, occhi vivaci, capelli castani, molto carino, occhi ..? sai che non lo so forse verdi, dietro gli occhiali, non li ho mai guardati bene. La voce è profonda molto sensuale, accattivante. E' avvocato civilista- penalista- diritto internazionale, e quant'altro non so, viaggia molto all'estero.
E' un amico, ma oggi per me è un amico-avvocato, soprattutto un avvocato.
Non mi sono fidata di nessuno dove abito, devo parlargli.
Spiegare tutto, avere dei consigli, affidarmi a lui completamente. Raccontargli cose che poi lui valuterà guardandomi negli occhi.
Non il solito avvocato, come mi è capitato, che non sa nemmeno chi ha davanti, che fa finta di interessarsi a me e ai miei problemi e invece nel frattempo nella sua testa valuta soltanto i soldi che riuscirà a spillarmi con la mia causa e quanto la potrà far durare.
Ho bisogno di avere accanto una persona che conosco e che mi conosce. Cosa mi aspetto da questo incontro? Forse sicurezza, parole di conforto, poter mettere la mia vita in mani fidate.
Ho pensato tante volte in questi giorni a cosa avrei detto, ma adesso mi accorgo che nessun discorso può essere preparato. Avverrà tutto spontaneamente e dovrò solo rispondere ad alcune domande che mi farà. Parlando al telefono mi è sembrato che per lui fosse tutto semplice, quasi scontato. E forse è per questo che sono venuta qua.
Ritorno con i piedi per terra. Lo guardo come fosse la prima volta.
E' passato tanto tempo. Abbiamo speso tante parole, ma saranno state parole d'amore o erano solo momenti in cui ci siamo sentiti più vicini, che avevamo bisogno di sentirci vicini?
Poteva esserci una storia fra noi, lunghe telefonate, emails interminabili, siamo stati molto uniti per qualche mese, ma la lontananza e altri problemi non ci hanno mai fatto avvicinare troppo e la "simpatia" è diventata una grossa amicizia.
Mentre guida mi guarda, me ne accorgo...sai, sei più bella di quello che ricordavo... divento rossa: i complimenti ... non ci sono abituata: mi vergogno sempre un po'.
Viaggiamo per le strade di Roma per un'ora, non mi ricordavo che lo studio fosse tanto distante. Forse lo capisce perchè mi spiega che andiamo a casa sua così siamo più tranquilli, altrimenti lì allo studio non avrebbe avuto pace e non poteva stare con me. Ha preso mezza giornata libera.
In auto comincia a squillare il primo cellulare, sì il primo perchè alla fine ne conto quattro. Credevo di essere pazza io con due cellulari, ma lui addirittura quattro. Poi mi spiega di fronte alla mia perplessità che uno è per i suoi genitori, e il numero ce l'ho anch'io. Solo noi due e basta. Accidenti quale onore! Gli altri sono, a seconda dell'importanza, per i clienti ed uno lo sta chiudendo. E' un sistema che adotta ogni quattro o cinque mesi: chiude un numero per aprirne uno nuovo ed evitare che i clienti vecchi continuino a telefonare a lui. Dopo devono passare quindi dalla segretaria e lì naturalmente c'è la selezione.
In un'ora riceve minimo trenta telefonate: un cellulare va e uno viene.
Entro in crisi. Meno male ha preso mezza giornata, altrimenti non so cosa sarebbe successo.
Cerco di tenere come punto fermo quello che devo dirgli, vorrei distrarmi guardare fuori del finestrino. Un'auto della Polizia ci passa accanto con la sirena spiegata, anche due motociclette e un'auto blu con le bandierina di Malta. Strade su strade, incroci, auto di tutti i colori, palazzi palazzi palazzi...
E guida e telefona senza auricolare, che bello!, ma a Roma tutto è permesso: nessuno ti ferma, nessuno ti dice niente. La radio è accesa su una stazione che da minuto per minuto la situazione cittadina del traffico. Per evitare gli ingorghi penso che facciamo minimo "dieci" km in più e mi sembra una gran perdita di tempo. Ma se è così sempre, ma perchè non siamo andati in un bar?
(continua....)

domenica 7 giugno 2009

Proposta..




"E se invece dell'obiettivo di un fotografo, Berlusconi si fosse ritrovato nel mirino di un fucile a cannocchiale?", osservano Cicchitto, Quagliarello ed Esposito.


Espropriamo tutto quello che c'è per un raggio di 40 Km per garantire le feste al nostro Premier. La sicurezza innanzi tutto, che non si dica che qualcuno voglia fargli del male, tanto prima o poi daranno la colpa di tutto all'opposizione.
Capezzoni dirà che la sinistra non ha mai proposto di aumentare la sorveglianza sulla villa e che questo è la dimostrazione dell'odio che hanno nei confronti di Berlusconi.

sabato 6 giugno 2009

OGGI HO VOTATO ........


Mentre noi corravam la morta gora,
dinanzi mi si fece un pien di fango,
e disse: "Chi se' tu che vieni anzi ora?".

E io a lui: "S'i' vegno, non rimango;
ma tu chi se', che sì se' fatto brutto?".
Rispuose: "Vedi che son un che piango".

E io a lui: "Con piangere e con lutto,
spirito maladetto, ti rimani;
ch'i' ti conosco, ancor sie lordo tutto".

Allor distese al legno ambo le mani;
per che 'l maestro accorto lo sospinse,
dicendo: "Via costà con li altri cani!".

(Dante Alighieri, Divina Commedia, If VIII, vv. 31-42)

venerdì 5 giugno 2009

CAFFE' AMARO

Una volta c'era il "ginocchio della lavandaia", oggi si rischia il "gomito del cellulare", a forza di tenere il telefonino all'orecchio!
E' da ieri che ho questo problema.
Chissà cosa ne pensano gli ortopedici?

ll buon Ministro, ma la Cultura?




Crocifisso di Michelangelo, è giallo
Scoppia la lite sull'attribuzione
di MARIA CRISTINA CARRATU e ORAZIO LA ROCCA

Crocifisso di Michelangelo, è giallo Scoppia la lite sull'attribuzione
"SU questa storia vogliamo vederci chiaro, abbiamo avviato un'istruttoria". La "storia" di cui parla Pasquale Iannantuono, procuratore generale della Corte dei conti del Lazio, è l'acquisizione da parte dello Stato del crocifisso di Michelangelo.

Si tratta di una scultura che negli ultimi tempi ha fatto molto parlare di sé, un Cristo di legno di tiglio attribuito nientemeno che al giovane Buonarroti. Un affare di 3,2 milioni di euro pagati a un antiquario torinese dal ministero dei Beni culturali per un'opera dalla paternità contestata, alta 41,3 centimetri per 39,7 di larghezza, realizzata - stando agli esperti - intorno all'anno 1495. Dopo i trionfi dei mesi scorsi - la scultura a dicembre è stata presentata a papa Benedetto XVI e, successivamente, esposta alla Camera dei deputati e portata in giro per l'Italia - ora la magistratura contabile "vuol vederci chiaro su tutta l'operazione", come spiega Innantuono, il quale ha aperto un fascicolo e affidato l'istruttoria sul caso a uno dei suoi sostituti, Salvatore Sfregola, vice procuratore generale della Corte dei Conti del Lazio.

Un passo nato, evidentemente, dalle polemiche esplose intorno all'acquisizione e rimbalzate nei giorni scorsi anche sul New York Times. Chi, invece, non ha mai avuto incertezze è l'attuale ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, convinto sostenitore dell'acquisto dell'opera, che dopo la presentazione ufficiale del 12 dicembre scorso nell'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, a Roma, è stata esposta anche a Trapani, Palermo e Milano. In questi giorni è a Napoli. Entro luglio dovrebbe prendere definitivamente posto al museo del Bargello, a Firenze.

Dovrebbe, perché ad oggi, come spiega la direttrice Beatrice Paolozzi Strozzi, "non ho ancora avuto nessuna comunicazione ufficiale, né del suo arrivo, né che sia questa la sua sede definitiva". Una dichiarazione che, dopo il clamore che ha accompagnato la presentazione ufficiale dell'opera, risuona di una singolare freddezza. Così come il no comment sull'attribuzione: "È di sicuro un'opera di buona qualità", dice Paolozzi Strozzi, "che arricchirà il museo. Ma per il resto, non sono una michelangiolista e non mi pronuncio".

E il crocifisso come verrà presentato al pubblico: come opera "di Michelangelo", o soltanto "attribuita a"?: "Lo concorderemo col Polo Museale" risponde Paolozzi Strozzi. Ovvero con la soprintendente Cristina Acidini, grande sponsor, insieme al direttore dei Musei vaticani Antonio Paolucci, della scultura e della sua attribuzione michelangiolesca. Che invece assicura: il Cristo "andrà al Bargello, non appena sarà pronto l'allestimento adatto".

Ma il mondo dell'arte fiorentino è diffidente. A partire da Paola Barocchi, fra i massimi studiosi di Michelangelo, per la quale si tratta di "un'opera seriale", e da Mina Gregori, la grande storica dell'arte che riuscì a far rifiutare l'acquisto del crocifisso alla Cassa di Risparmio di Firenze, la prima a cui l'antiquario torinese lo aveva offerto ("Se lo Stato non ha finito di pagarlo, valuti se non sia il caso di restituirlo"). "Stupito" dell'acquisto si è detto anche il direttore del prestigioso Kunsthistorisches Institut di Firenze Alessandro Nova; mentre "interrogativi" arrivano pure dallo storico Massimo Ferretti, in un primo momento fra i sostenitori dell'attribuzione a Michelangelo del Cristo tanto amato dal ministro Bondi.

(5 giugno 2009)

Mi ricorda qualcuno..