SOLO QUELLI CHE SONO COSI' FOLLI DA PENSARE DI CAMBIARE IL MONDO, LO CAMBIANO DAVVERO (A.Einstein)

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lunedì 23 maggio 2011

Amici



Giocavano a scacchi nel parco. Forse lo facevamo più per esibizione che per vero gusto del gioco.
Non che non ci fosse competizione, anzi era un punto d'orgoglio quello di sbaragliare l'avversario. Ma le partite, quelle toste, venivano fuori quando eravamo soli e senza testimoni, quando il silenzio durava anche un ora, quando i pezzi erano divenuti parte di noi stessi e sentivamo lo sforzo dell'altro per prevalere. Quando eravamo infossati su quelle poltrone marrone, che in estate portavano il fondo schiena ad una temperatura indescrivibile, quando il salone posto all'ultimo piano era per metà ricoperto da una nube di fumo e soprattutto quando il caso ci permetteva di assaporare qualche liquore o vino.
Fu la solitudine interiore che ci spinse a frequentarci e a riconoscerci come fratelli.
Ci piaceva discutere di tutto e su tutto, spingevamo le analisi delle nostre letture sino all'estremo delle nostre capacità intellettive.
Forse il tutto era anche causato dal fatto che non potevamo permetterci altri tipi di passatempi.
Le chiacchierate più lievi e divertenti erano quelle che riguardavano il sesso e per lo più avvenivano in compagnie più allargate. Già nell'essere in tre i toni divenivano diversi e se poi il gruppo era al completo, cosa che succedeva raramente, passavamo ad essere in quattro e le chiacchierate erano un balsamo per l'anima e ci facevano sentire partecipi del mondo.
Quanto tempo è passato da quel giorno, quanto spazio è stato percorso da quella panchina? Troppi anni e troppi giorni vissuti inutilmente, vissuti lontani perchè così credevo che dovesse essere la vita, ma forse è sopravvivenza e non vita questa scelta di lontananza.
Eppure non posso dire di essere infelice, sono contento della mia famiglia, non potrei concepire ora la mia esistenza senza mia figlia..ma!
Ma mi manca quell'amico e come se una parte di me fosse ancora legata a quella panchina di quel giorno nel parco.
Cosa ci ha resi così lontani?
E non è solo la lontananza dei chilometri è una lontananza di spiriti, di esistenze che potranno forse ricucirsi ma che hanno in qualche modo subito delle ferite, qualcosa che oramai sento come perdita. La perdita di una parte di me stesso. E pure fino a qualche tempo fa ho provato una gioia infinita nel vedere mia figlia giocare con i suoi figli e vedere come erano felici di stare insieme, vedevo in questo la mia stessa gioia.
Già immaginavo le lezioni di scacchi da dare ai bambini per poi vederli giocare tra di loro allo stesso nostro gioco, i possibili argomenti da tramandare e le tante storie scoperte, vissute o immaginate che avremmo con gioia e con prospettive diverse raccontato a quelle faccine meravigliate.
Riuscire a capire cosa sia cambiato! perchè si dividono così gli esseri che pure sono simili!
Possibile che l'intervento di altri sia stata la causa? Ma se così fosse come il suo essere non abbia le mie stesse reazioni e non cerchi ancora uno spazio d'azione in cui proiettare i suoi 16 pezzi allo scontro che ci ha fatto crescere con i miei 16 pezzi?
Perchè non riprendere quel gioco infinito che finirà nel momento in cui saremo di nuovo soli!  Definitivamente soli!

Ciao Amico... mi manchi!

1 commento:

  1. "il suo essere non abbia le mie stesse reazioni"
    Spesso si vorrebbe con tutto il nostro essere ritornare indietro nel tempo, ma la realtà e scelte fatte ci attanagliano al presente.

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