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venerdì 5 maggio 2023

L'ambra del Simeto - La Simetite



Simetite

L'ambra del Simeto, nota anche come Simetite, è un tesoro della Sicilia che spesso viene sottovalutato e poco conosciuto, nonostante la sua bellezza e la sua storia millenaria.

Questa preziosa resina fossile, che si presenta sotto forma di gocce, pezzi irregolari o sferiche, è stata estratta per secoli in diverse zone della Sicilia, ma è particolarmente legata alla valle del Simeto, da cui prende il nome.

La Simetite è una resina fossile che si è formata circa 50 milioni di anni fa, a seguito di una serie di processi geologici che hanno coinvolto piante di conifere. La resina fu sepolta sotto strati di sedimenti, subendo un processo di fossilizzazione che ha dato origine all'ambra.

L'ambra del Simeto si presenta in diverse sfumature di colore, dal giallo al marrone scuro, e può contenere inclusioni di piccoli insetti, foglie, ramoscelli e altri materiali organici. Grazie alle sue caratteristiche, l'ambra del Simeto è molto apprezzata in gioielleria e nella produzione di oggetti d'arte e di antiquariato.

Inoltre, l'ambra del Simeto è stata usata per secoli nella medicina tradizionale come rimedio contro le infiammazioni, i dolori articolari e le malattie respiratorie. Secondo alcune teorie, l'ambra sarebbe in grado di liberare ioni negativi, che avrebbero un effetto benefico sull'organismo umano. Tuttavia, va sottolineato che l'efficacia dell'ambra come rimedio medico non è stata scientificamente dimostrata.

Inoltre, alcuni rimedi omeopatici contengono estratti di ambra, utilizzati per alleviare i sintomi come ansia, stress e insonnia. Anche in questo caso, va sottolineato che l'efficacia dell'ambra come rimedio omeopatico non è stata dimostrata scientificamente.

In generale, è importante ricordare che l'utilizzo di rimedi naturali deve essere sempre valutato con attenzione e sotto il controllo di un medico. Inoltre, l'ambra non può sostituire una terapia medica appropriata.

In conclusione, l'ambra del Simeto è un tesoro della Sicilia che merita di essere conosciuto e valorizzato, non solo per la sua bellezza e la sua storia millenaria, ma anche per le sue possibili applicazioni artistiche e industriali. Tuttavia, va sottolineato che l'efficacia dell'ambra come rimedio medico non è stata scientificamente dimostrata e che l'utilizzo di rimedi naturali deve sempre essere valutato sotto il controllo di un medico.

lunedì 3 aprile 2023

La mia Danza Macabra

 La Danza Macabra, anche conosciuta come "Danza della Morte", è un tema iconografico che ha affascinato artisti e spettatori sin dal Medioevo. Si tratta di una rappresentazione allegorica della morte, che si manifesta sotto forma di scheletri che ballano con i vivi, invitandoli a ballare con loro fino alla fine della vita.

La Danza Macabra è stata rappresentata in molte forme d'arte, tra cui la pittura, la scultura, l'architettura e la musica. In particolare, la Danza Macabra ha ispirato numerosi artisti della musica, tra cui il compositore francese Camille Saint-Saëns, che nel 1874 scrisse una celebre composizione orchestrale intitolata "Danse Macabre".

Nella Danza Macabra, la figura della morte è rappresentata come un'entità che ha il potere di livellare le differenze sociali tra i vivi, riunendoli in un'esperienza comune di trasformazione e morte. Questo tema si presta a molteplici interpretazioni, che riflettono il contesto culturale, religioso e politico del momento storico in cui l'opera è stata creata.

Nella pittura, la Danza Macabra ha avuto la sua massima espressione durante il tardo Medioevo e il Rinascimento, quando l'arte figurativa era incentrata sulla rappresentazione realistica dell'anatomia umana. Le rappresentazioni della Danza Macabra mostrano scheletri ballare con persone di ogni ceto sociale, dalla nobiltà ai contadini, sottolineando la vanità delle differenze di status sociale di fronte alla morte.

Nella scultura, la Danza Macabra è stata rappresentata in forme tridimensionali, come ad esempio i celebri teschi intagliati delle chiese gotiche e le tombe monumentali dei re e dei nobili. Queste opere d'arte erano spesso decorate con dettagli ricchi di simbolismo, come serpenti, teschi, scheletri e altre immagini associate alla morte.

La Danza Macabra ha ispirato anche l'architettura, in particolare le decorazioni delle chiese e dei cimiteri. Le facciate delle chiese gotiche erano spesso decorate con rappresentazioni della Danza Macabra, come ad esempio la celebre facciata della cattedrale di Notre-Dame a Parigi. Anche i cimiteri del Medioevo e del Rinascimento erano spesso decorati con rappresentazioni della Danza Macabra, per sottolineare la transitorietà della vita umana.

Infine, la Danza Macabra ha ispirato molti artisti della musica. La composizione di Saint-Saëns è solo uno degli esempi più noti. La Danza Macabra ha ispirato anche numerosi cantautori e gruppi musicali, che hanno creato canzoni e album ispirati al tema della morte e della transitorietà della vita umana.

La Danza Macabra è un tema artistico che ha affascinato molti artisti nel corso dei secoli. Questo tema si presta a molteplici interpretazioni e riflette il contesto ed ecco la mia personale interpretazione.

martedì 14 marzo 2023

Il LIOTRU: simbolo della città di Catania

Il LIOTRU, o "u Liotru" in dialetto catanese, è una statua in pietra lavica rappresentante un elefante che si trova nel centro storico della città di Catania, in Sicilia. Questa imponente figura, alta oltre 3 metri e con una lunghezza di circa 4 metri, è considerata il simbolo della città e rappresenta uno dei monumenti più importanti e rappresentativi della cultura catanese.

La storia del LIOTRU risale al periodo della dominazione romana, quando la città di Catania era un importante centro di commercio. Durante questa epoca, gli elefanti venivano utilizzati come animali da trasporto per i prodotti commerciali e militari, e la figura dell'elefante divenne simbolo della città. La fontana con la statua, invece, risale al XVII secolo, quando fu realizzata su commissione del Senato di Catania per celebrare la fine di una lunga epidemia di peste.



Il LIOTRU è stato oggetto di molte leggende e superstizioni nel corso dei secoli. Ad esempio, si dice che se si tocca la zampa destra dell'elefante si ha fortuna, mentre se si tocca la zampa sinistra si attira la sfortuna. Inoltre, si crede che la statua abbia il potere di proteggere la città da calamità naturali come terremoti ed eruzioni vulcaniche.


Nonostante il passare dei secoli, il LIOTRU continua ad essere un importante simbolo della città di Catania e un punto di riferimento per i suoi abitanti. La statua si trova al centro della piazza del Duomo, circondata da importanti monumenti come la Cattedrale di Sant'Agata e il Palazzo degli Elefanti, sede del Municipio di Catania. La piazza è un luogo di incontro e di ritrovo per i catanesi, che si riuniscono qui per festeggiare le ricorrenze religiose e le festività locali.

Inoltre, il LIOTRU è diventato un'importante attrazione turistica, attirando ogni anno migliaia di visitatori da tutto il mondo. La statua rappresenta un esempio del ricco patrimonio storico e culturale della città di Catania, e un simbolo della sua identità e della sua forza.

In conclusione, il LIOTRU rappresenta un importante simbolo della città di Catania, un punto di riferimento per i suoi abitanti e un'attrazione turistica di rilievo. Questa statua in pietra lavica rappresenta la storia e la cultura di una città antica e affascinante, e la sua presenza al centro della città testimonia la sua importanza e il suo ruolo nella storia dell'isola.

martedì 28 febbraio 2023

L'Antiminsio

 L'Antiminsio è un oggetto liturgico usato sia nella Chiesa Cattolica che in quella Ortodossa, ma con alcune differenze nell'uso e nella forma.



Storia e Origine:

L'Antiminsio ha avuto origine nell'antica liturgia cristiana orientale e viene utilizzato come una sorta di "tovaglia sacra" durante la celebrazione eucaristica. Iniziale, era costituito da una semplice tovaglia di lino o cotone che veniva posta sull'altare durante la celebrazione.

Nel corso del tempo, tuttavia, l'Antiminsio si è evoluto fino a un momento liturgico molto importante, con una forma e una funzione specifica. Nella Chiesa Ortodossa, l'Antiminsio è una specie di copertura dell'altare, mentre nella Chiesa Cattolica è un tessuto di dimensioni più ridotte rispetto a quel ortodosso e via posto sull'altare.

Nella Chiesa Ortodossa, l'Antiminsio è una sorta di "mini-altare" portatile che contiene le reliquie di uno o più santi, e che viene utilizzato durante la celebrazione della Liturgia.

Il termine Antiminsio deriva dal greco antico e significa "al posto dell'altare". Questo perché, nella Chiesa Ortodossa, l'Antiminsio viene utilizzato al posto dell'altare stesso quando il presbitero celebra la Liturgia in una chiesa privata di un altro permanente.

Nella Chiesa Cattolica, invece, l'Antiminsio è un tessuto di dimensioni ridotte rispetto a un quel ortodosso e via posto sul caporale. Il caporale è un altro oggetto liturgico che viene utilizzato per coprire l'altare durante la celebrazione della messa. L'Antiminsio cattolico contiene anche le reliquie dei santi, ma non viene utilizzato come mini-altare portatile.


Uso:

L'Antiminsio viene utilizzato durante la celebrazione della messa o delle varie  Liturgie come un simbolo della presenza di Cristo durante il sacrificio eucaristico. In entrambe le tradizioni, l'Antiminsio è un oggetto sacro che deve essere maneggiato con grande rispetto e venerazione.

Nella Chiesa Ortodossa, l'Antiminsio viene messo sull'altare prima dell'inizio della Liturgia. Il celebrante, il diacono e il clero presenti baceranno l'Antiminsio in segno di rispetto per le reliquie dei santi contenuti al suo interno.

Nella Chiesa Cattolica Il celebrante bacerà l'Antiminsio durante la messa con il rispetto per la reliquie dei santi contenuti al suo interno.


Alcune curiosità sull'Antiminsio:

Nella Chiesa Ortodossa, l'Antiminsio viene conservato all'interno di un'apposita custodia che viene portata in processione durante le feste solenni.

Nella Chiesa Cattolica, l'Antiminsio è un oggetto di devozione popolare. In alcuni luoghi, si usa porta con sé un piccolo tessuto con la reliquie dei santi contenute nell'Antiminsio, a segno di protezione e benedizione.

L'Antiminsio viene preparato in modo molto accurato e solenne nella Chiesa Ortodossa. Le reliquie dei santi contenute all'interno vengono siglato all'interno dell'Antiminsio con un'apposita cerimonia chiamata antiminsia.

Nella Chiesa Ortodossa, l'Antiminsio viene utilizzato da solo durante la celebrazione della Liturgia, mentre nella Chiesa Cattolica può essere utilizzato anche durante altre celebrazioni eucaristiche.

L'uso dell'Antiminsio è un'espressione della ricchezza della tradizione liturgica e della venerazione per i santi nella Chiesa Ortodossa e Cattolica.

lunedì 27 febbraio 2023

Odore d'origano



Gli odori per me sono come i colori e le immagini.

Cominciano a infiltrarsi nella mia coscienza e dirottano il pensiero su eventi e ricordi, su sogni passati, su una vita che ora sempre idilliaca.

Questa mattina il gatto si è intrufolato nel ripostiglio dove tengo le scorte alimentari e per convincerlo ad uscire mi sono chinato sino a che il mio naso è venuto a contatto con il sacchetto dell’origano.

È stato come un pugno nel cervello, prima una macchia verde scura poi i contorni cominciano ad emergere e il ricordo di quella mattina a Piraino mentre a piedi discendevano lungo i tornati che portavano a Torre delle Ciavole. Francamente non so se il nome fa riferimento ai corvi o al pesce che si potrebbe pescare in quello specchio di mare.

Ma so che lo spettacolo allora era sublime, sublime come il viso della francesina che accompagnavo.
E l’origano era la pianta che mi ritrovai sotto il naso mentre potete benissimo immaginare cosa stessi facendo, ecco perché per me quell’odore è come una fanfara dei bersaglieri,  meglio di qualsiasi stimolate industriale.

Ma torniamo alla Torre delle Ciavole.
Su uno Sperone roccioso sul mare edificata con grossi blocchi di pietra su tre rialzi era la difesa di quel tratto di costa nel XVI secolo.

Bastavano quattro soldati a sorvegliare e con l’ausilio della campana posta accanto alla finestra del lato sud, dare l’allarme se arrivavano pirati o altri pericoli. E proprio un guardiano scatenò l’amore della principessa Maria La Bella di nome e di fatto.

Ma come tutti gli amori impossibili la tragedia incombe.

La principessa stava al castello dei Lancia e il giovane arrivava in barca sino al caricatoio  e come nelle tragedie shakespeariane si arrampicava sino al balcone. Comunicavano anche di giorno usando gli specchi, ma tutto questo non poteva passare inosservato e il fratello della ragazza senti questo amore come un affronto al suo onore e preso di rabbia architetto un agguato nei pressi dello scoglio  vicino a Brolo detto appunto “del pianto” (ploratu). Uccise il guardiano e si liberò del corpo gettandolo con un sacco nel fondo del mare.

Ancora oggi la Maria la Bella appare ai pescatori del luogo e augura loro fortuna alla pesca e li allerta in caso di cattivo tempo.

Questa storia raccontai alla bella francesina mettendogli nell’orecchio sinistro in rametto di origano fiorito.



lunedì 20 febbraio 2023

Il Cirneco dell'Etna

 




Il Cirneco dell'Etna è una razza di cane antica e affascinante, che rappresenta un simbolo di identità e di orgoglio per la Sicilia. La storia del Cirneco può essere raccontata attraverso tre diverse versioni: le rappresentazioni del Cirneco su antichi reperti archeologici, le leggende e i miti che circondano questa razza e le sue capacità di cacciatore.

La prima versione si basa sulle rappresentazioni del Cirneco su antichi reperti archeologici, come le monete dell'antica città di Segesta. Questi reperti testimoniano l'antichità della razza, la sua presenza in Sicilia già nell'antichità e la sua importanza per le popolazioni che abitavano l'isola. Inoltre, la presenza del Cirneco sulle monete suggerisce che questa razza di cane fosse considerata un simbolo di potere e di prestigio.

Ma c'è un'altra teoria che collega il Cirneco dell'Etna al dio Adrano, che era adorato nell'antica città di Adranum, situata ai piedi del vulcano Etna. Secondo questa teoria, il Cirneco sarebbe stato considerato il cane sacro di Adrano, protettore della città e della sua gente.

Adrano era un dio fittizio della mitologia siciliana, rappresentato come un giovane dalla bellezza straordinaria e dalla forza sovrumana. Secondo la leggenda, Adrano si innamorò della dea Persefone, rapita dal dio degli inferi, e si offrì di lottare contro lui per liberarla. La sua offerta fu accettata e Adrano sconfisse il dio degli inferi, ottenendo così la libertà per Persefone.

La rappresentazione del dio Adrano su antichi reperti archeologici è molto simile alla descrizione che ci viene data del Cirneco dell'Etna: un cane snello, forte, agilissimo e con un fiuto infallibile. Secondo la teoria che collega il Cirneco al dio Adrano, questi cani sarebbero stati considerati un dono divino, in grado di proteggere la città dall'ira degli dei e dai pericoli della natura.

Inoltre, la presenza del Cirneco sulle monete dell'antica città di Segesta suggerisce che questa razza di cane fosse considerata un simbolo di potere e di prestigio. Probabilmente, il Cirneco era considerato un cane di caccia pregiato e costoso, che solo i più facoltosi potevano permettersi di avere.

La fusione di queste tre versioni ci permette di apprezzare appieno il fascino e la bellezza di questa razza di cane. Il Cirneco dell'Etna è molto più di un semplice cane da caccia: rappresenta un pezzo della storia e della cultura siciliana, che si può vedere nelle sue antiche rappresentazioni, nelle leggende e nei miti che lo circondano. Inoltre, le sue capacità di cacciatore lo rendono un compagno ideale per chi ama la natura e la caccia.




venerdì 17 febbraio 2023

Angelo Musco: il comico siciliano che ha conquistato l'Italia

 


Angelo Musco è stato uno dei più grandi comici siciliani del 1900. Nato a Palermo nel 1872, Musco ha lasciato un'impronta indelebile nella cultura popolare dell'isola e in tutto il panorama del teatro italiano.

La sua carriera artistica si è svolta principalmente nel teatro dialettale siciliano, un genere che in quel periodo stava prendendo sempre più piede nella cultura popolare dell'isola. Musco ha debuttato sulle scene teatrali nel 1890, all'età di 18 anni, e da subito si è fatto notare per il suo talento e la sua versatilità.

Nel corso della sua carriera ha interpretato molte commedie e drammi, lavorando con i maggiori autori teatrali del suo tempo, tra cui Luigi Capuana, Giovanni Verga e Nino Martoglio. La fama di Musco è cresciuta esponenzialmente a partire dal 1908, quando ha debuttato al Teatro Politeama di Palermo con la commedia "La signorina Felicita". Questo spettacolo è stato un enorme successo, tanto che Musco è stato presto chiamato a recitarlo in tutta Italia, riscuotendo ovunque un grande successo di pubblico e di critica.

Musco era un attore dalla grande capacità mimica e gestuale, che sapeva trasmettere le emozioni e i sentimenti dei personaggi che interpretava con grande intensità. La sua comicità, basata soprattutto sulle espressioni facciali e sulle cadenze del dialetto siciliano, era irresistibile per il pubblico, che si divertiva enormemente ad assistere alle sue performance.

Tra le sue interpretazioni più celebri si ricordano quelle in "Il berretto a sonagli" (1910) di Luigi Pirandello, "La cena delle beffe" (1919) di Sem Benelli e "I giganti della montagna" (1937) di Luigi Pirandello. Musco ha saputo interpretare con grande maestria sia i personaggi comici che quelli drammatici, dimostrando una grande sensibilità e una grande versatilità artistica.

Musco è stato anche un grande innovatore del teatro dialettale siciliano, introducendo nuovi elementi di modernità e di novità nei suoi spettacoli. Ha saputo infatti sperimentare nuove forme di comicità, introducendo elementi di satira e di critica sociale nei suoi testi.

La sua eredità artistica è ancora oggi molto preziosa per la cultura siciliana e per l'intero panorama del teatro italiano. Angelo Musco è stato infatti uno dei più grandi interpreti della cultura popolare siciliana del 1900. Grazie alla sua straordinaria maestria artistica e alla sua comicità irresistibile, ha saputo conquistare il pubblico di tutta Italia, diventando uno dei più grandi comici del suo tempo.

La sua importanza nel panorama artistico italiano è stata riconosciuta anche dai maggiori intellettuali del suo tempo. Uno di questi è stato il poeta e scrittore siciliano Ignazio Buttitta

mercoledì 1 febbraio 2023

La Fontana del Mascherone (storie di Roma)




La Fontana del Mascherone sorge nella pittoresca Via Giulia a Roma, attirando l'attenzione di turisti e residenti da secoli. Costruita nel 1574, la fontana è un esempio dell'arte barocca e il suo design unico, che mostra un mascherone scultoreo, ha generato molte storie e leggende nel corso degli anni. Una delle leggende più diffuse sostiene che la fontana sia stata costruita su un antico pozzo che una volta alimentava le terme dell'antica Roma. Il mascherone rappresenterebbe un demone che è stato evocato dalle acque del pozzo e che possiederebbe chiunque avesse gettato monete nel pozzo. 

La gente diceva che la fontana era maledetta e che chiunque avesse disturbato il demone avrebbe dovuto affrontare le sue conseguenze. Ma non tutti erano spaventati dal mascherone. Alcune persone dicevano che la fontana fosse stata costruita per nascondere una sorgente d'acqua preziosa che alimentava le terme. Il mascherone sarebbe stato un guardiano che proteggeva l'acqua dalle persone malvagie e che avrebbe concesso solo a coloro che erano degni di riceverne i benefici.

Non importa quale delle due leggende sia vera, la Fontana del Mascherone è diventata un'icona della città e un luogo popolare per i turisti. Ancora oggi, la fontana viene visitata da migliaia di persone ogni anno, che vengono attirate dalla sua bellezza unica e dalla storia che la circonda. E anche se le leggende potrebbero non essere verificate, resteranno sempre un'interessante parte della storia della Fontana del Mascherone.

giovedì 10 febbraio 2022

Vecchie Truffe - QUATERNA SECCA

 Spulciando nell'archivio del giornale La Stampa.

Nella pagina 4 del Numero pubblicato il 10 Luglio 1904
si può leggere e apprezzare questa, forse per l'epoca, nuovo tipo di truffa.

Link all'archivio





riporto il testo 

Dopo il silenzio di 20 anni!!

Fra pochi giorni compiono ben venti anni in cui il celebre matematico Prof. DE ROBERTIS, spargendo la luce e la gloria nel mondo, diede all'estrazione di Napoli del 26 Luglio 1884 la grandiosa e memorabile vincita della QUATERNA SECCA con i numeri 12 14 52 81, vincita che inondò il mondo dì meraviglia e di stupore tanto più perché preannunziata da avvisi nei principali giornali d’Italia mercè i quali il Prof. DE R0BERTIS spronava tutti di avvalersi di quel colpo di fortuna, tanto raro nella vita, mentre se non ne avessero profittato avrebbero dovuto aspettare altri venti anni, perché solamente dopo tale periodo di tempo la regola avrebbe dato un'altra vincita di quaterna secca. Chi poteva allora assicurarci signori, che fossimo vissuti altri vent’anni e di giorno in giorno a lottare continuamente con la vita? Edotti da questa ragione, tutti allora profittarono di quel momento, di fortuna, e all'estrazione dì Napoli del 26 Luglio 1884 si ebbe la grande vittoria di QUATERNA SECCA che tuttora si ricorda ancora.,.
Signori! Iddio, quell'Ente supremo che tutto regge nella vita. Egli che dispone di tutti e di tutto, questo Spirito Eterno dà all’uomo la scienza mediante la quale si può penetrare nei più occulti misteri, ha mantenuto in vita il Prof. DE RODERT1S, al quale diede il mezzo come creare nella vita dell'uomo un'ora di grandezza e di prosperità ed egli che venti anni or sono al 26 Luglio 1884 diede già una prova indimenticabile della sua potenza matematica orar marcò la stessa regola all'estrazione di Napoli del 23 Luglio 1904 darà a tutto il mondo un'altra vincita di QUATERNA SECCA che sarà il corollario dell’altra vincita datavi. E in questi supremi momenti, signori, che ci separano dal giorno più bello della nostra vita, in questi istanti in cui si devo decidere dello sorti di tutti i vostri giorni, il Prof. DE ROBERTIS vi riporto le stesse parole di venti anni or sono, quando vi preannunziava la vincita della quaterna, e vi dico: APPROFITTATE dei mie consigli oggi che avete il mezzo e la possibilità di esser ricchi, mentre non potate sapere se noi saremo vivi nel 1924, cioè ad altri venti anni in cui la regola dovrà dare un'altra volta la vincita di QUATERNA SECCA.
Or dunque, svegliatevi una buona volta dal letargo in cui vi hanno posta tanti falsi cabalisti, camuffati da profeti e da sapienti, svegliatevi dal lungo sonno in cui a ragione vi hanno posto tanti nemici della verità, e pensate che la data più bella e memorabile della vostra vita è quella del 23 Luglio prossimo, in cui voi, dopo ben venti lunghi anni, vincerete per la ruota di Napoli un'altra QUATERNA SECCA, la più grande e bella prova matematica dell’illustre professore DE ROBERTIS. Che aspettate dunque? Dal vostro cuore sparisca ogni dubbio, dal vostro animo svanisca ogni ombra d'inganno, e se volete che il vostro portafogli sia, Sabato 23 Luglio prossimo gonfio di biglietti da mille non dovete far altro che richiedere il prezioso bollettino in cui è deposta la QUATERNA BECCA del Prof. DE ROBERTIS, che è il più grande e prezioso tesoro dei nostri tempi.
Con questa esortazione, signori, che è l'ultima mia parola, io finisco lasciando a voi riflettere la terribile responsabilità che avreste se vi lasciaste sfuggire un tal colpo di fortuna. Vi ripeto per l’ultima volta che il COLPO E' SICURO e il MOMENTO E’ SOLENNE! Inviate quindi a me sottoscritto, depositario o rappresentante del Prof. DE ROBERTIS, cartolina vaglia di lire DUE e cent 45, e riceverete in lettera raccomandata chiusa il bollettino contenente non solo la quaterna da avverarsi alta ruota di Napoli Sabato 23 Luglio, ma anche la relativa
regola o spiegazione, la quale dal 1884 ogni venti anni dà la vincita alla quarta estrazione di
Luglio della QUATERNA SECCA, e marcò detta regola ogni venti anni potrete da voi medesimo ricavare un’altra quaterna che Avrà, corso l’altro esito fortunato,
Le richieste le invierete a questo preciso indirizzo: Signor RAFFAELE MARINO, Borgo S. Antonio Abate, N. 242, NAPOLI.



Cambieranno i mezzi, ma le intenzioni di spennare i polli persiste nei secoli