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venerdì 21 febbraio 2025

Vino - origine di un termine

Vino 



 



Il termine **"vino"** (italiano), così come le sue corrispondenti forme nelle lingue romanze (es. spagnolo *vino*, francese *vin*), deriva direttamente dal latino **vinum**. Per risalire all'origine indoeuropea, è necessario analizzare l'etimologia di *vinum* nel contesto delle radici proto-indoeuropee (PIE) e dei possibili prestiti linguistici.

 

### 1. **Radice proto-indoeuropea *wóyh₁nom*** 

La forma ricostruita **\*wóyh₁nom** (o **\*woi-no-m**) è generalmente considerata la fonte del latino *vinum*, del greco antico *oinos* (ονος), dell'ittita *wiyana* e di termini in altre lingue indoeuropee. Questa radice si riferisce specificamente al concetto di "vino" e potrebbe essere legata alla viticoltura antica.

 

### 2. **Connessione con la vite** 

Alcuni studiosi collegano **\*woi-no-m** alla radice PIE **\*wei-** ("torcere, intrecciare"), da cui derivano parole come *vite* (lat. *vītis*), *vinchio* (intreccio di rami) e termini germanici come *wīþiją* (ramo flessibile). L'associazione si basa sull'idea che la **vite** (pianta che si attorciglia) fosse centrale nella produzione del vino, dando origine a un'etimologia "vegetale".

 

### 3. **Prestito da lingue non indoeuropee?** 

Una teoria alternativa ipotizza che **\*woi-no-m** sia un prestito da lingue caucasiche o anatoliche, dove la viticoltura era già sviluppata in epoca preistorica. Ad esempio: 

- Il georgiano **ɣvino** e l'armeno **gini** (գինի) mostrano somiglianze fonetiche con *vinum*. 

- Tuttavia, la presenza di termini simili in ittita (indoeuropeo) e greco suggerisce che la radice fosse già diffusa in PIE, rendendo meno probabile un prestito esterno.

 

### 4. **Evoluzione fonetica** 

- In greco, la perdita del suono iniziale */w/ (digamma)* trasformò **\*woinos** in *oinos*. 

- In latino, */w/** divenne */v/ (vinum), mantenendo la consonante labiale. 

- Nell'area germanica, il prestito latino *vinum* diede origine al proto-germanico **\*wīną** (da cui l'inglese *wine*, tedesco *Wein*).

 

### 5. **Conclusioni** 

L'ipotesi più accreditata è che **"vino"** derivi da una radice PIE **\*wóyh₁nom**, legata alla produzione della bevanda. La connessione con **\*wei-** ("torcere") potrebbe essere secondaria, legata alla morfologia della vite, ma non esclude un'origine autonoma del termine. Sebbene non si escluda un influsso caucasico, la diffusione del termine in lingue indoeuropee antiche (ittita, greco, latino) supporta un'origine PIE.

 

**Riferimenti incrociati:** 

- Georgiano *ɣvino* e armeno *gini* potrebbero essere prestiti reciproci o derivare da un substrato comune. 

- Il sanscrito *vāa* (liquore) è un possibile parente indiano, ma meno diretto. 

- L'etimologia popolare romana collegava *vinum* a *vis* (forza), ma è priva di fondamento linguistico. 

 

In sintesi, **"vino"** affonda le sue radici nell'antica radice indoeuropea per una bevanda già centrale nella cultura eurasiatica, con possibili intersezioni con le prime pratiche agricole del Vicino Oriente.



Tracce della vinificazione nella ricerca archeologica 


martedì 4 febbraio 2025

Setsubun

 🌸 Setsubun: tra storia, spiritualità e tradizione popolare 🌸


Il Setsubun, celebrato il 3 febbraio in Giappone, è una festa affascinante che segna il passaggio dall'inverno alla primavera secondo l'antico calendario lunare. Questa ricorrenza, radicata nella cultura giapponese, unisce elementi storici, spirituali e folkloristici, offrendo uno sguardo unico sulla visione del mondo nipponica.

Origini storiche e spirituali

Il Setsubun ha origini antiche, legate alle tradizioni cinesi introdotte in Giappone durante il periodo Heian (794-1185). Inizialmente, era una cerimonia di purificazione (tsuina) per scacciare gli spiriti maligni e garantire un nuovo anno prospero. Con il tempo, si è fuso con credenze popolari e pratiche buddiste e shintoiste, diventando un evento profondamente radicato nella vita quotidiana.

Il mamemaki: un rito di purificazione

Uno dei momenti più iconici del Setsubun è il mamemaki, il lancio dei fagioli di soia tostati. Questo rituale simboleggia la cacciata degli oni (demoni), rappresentanti delle forze negative, e l'invito alla fortuna. La formula "Oni wa soto! Fuku wa uchi!" ("Demoni fuori! Fortuna dentro!") riflette una visione dualistica del mondo, dove il bene e il male devono essere costantemente bilanciati.

Antropologicamente, il mamemaki può essere visto come un rito di passaggio: un momento di transizione tra l'anno vecchio e quello nuovo, in cui la comunità si unisce per rinnovare l'armonia e allontanare le energie negative.

Ehōmaki: il sushi della fortuna

Un'altra tradizione del Setsubun è il consumo dell'ehōmaki, un rotolo di sushi lungo e non tagliato. Questo cibo, mangiato in silenzio guardando nella direzione considerata fortunata per l'anno, rappresenta l'unità e la continuità. La pratica, nata nel periodo Edo (1603-1868) nella regione del Kansai, si è diffusa in tutto il Giappone solo negli ultimi decenni, dimostrando come le tradizioni possano evolversi e adattarsi ai tempi moderni.

Setsubun oggi: tra sacro e profano

Oggi, il Setsubun è una festa che unisce sacro e profano: dai rituali nei templi buddisti e nei santuari shintoisti alle celebrazioni familiari e scolastiche. È un momento di gioia e condivisione, ma anche di riflessione sul rapporto tra l'uomo, la natura e il divino.

Il Setsubun ci ricorda che, in ogni cultura, i riti di passaggio sono fondamentali per affrontare il cambiamento e ritrovare un senso di equilibrio.


Fonti accademiche e storiche

1.      "Japanese Folklore and Cultural Identity" di Michiko Iwasaka e Barre Toelken

o    Un'analisi approfondita delle tradizioni popolari giapponesi, inclusi i rituali legati alle stagioni e alle festività come il Setsubun.

2.      "The Catalpa Bow: A Study of Shamanistic Practices in Japan" di Carmen Blacker

o    Questo libro esplora le pratiche spirituali e sciamaniche in Giappone, con riferimenti ai rituali di purificazione come quelli del Setsubun.

3.      "Anthropology of Japan: Culture and Society" di Joy Hendry

o    Un testo che analizza la cultura giapponese attraverso una lente antropologica, con capitoli dedicati alle festività e ai riti di passaggio.

4.      "The Japanese Festival: Matsuri as a Window on Japanese Culture" di Herbert Plutschow

o    Un'opera che esplora il significato culturale e storico delle festività giapponesi, incluso il Setsubun.


lunedì 3 febbraio 2025

La Dea Febris

 

La Dea Febris: Protettrice e Custode della Febbre nella Mitologia Romana




Nella vasta e intricata mitologia romana, tra le divinità maggiori e minori che popolavano il pantheon, troviamo una figura tanto misteriosa quanto affascinante: Febris (o Februa), la dea della febbre. Sebbene oggi la febbre sia vista come un sintomo di malattia, per gli antichi Romani essa era un fenomeno carico di significato, tanto da meritare una divinità dedicata al suo controllo e alla sua interpretazione.

Origini e Significato del Nome

Il nome “Febris”deriva dal latino”febris”, che significa appunto "febbre". Tuttavia, il termine è legato anche alla radice februa, che si riferisce ai rituali di purificazione e ai riti espiatori. Questo collegamento non è casuale: per i Romani, la febbre non era solo un disturbo fisico, ma un segnale divino, un messaggio degli dei che richiedeva attenzione e, spesso, purificazione.

Febris era dunque una dea ambivalente: poteva essere sia una forza protettiva che una punitiva. Da un lato, era invocata per allontanare la febbre e le malattie; dall’altro, era temuta come colei che poteva infliggere il male come castigo divino.

Il Culto di Febris

Il culto di Febris era particolarmente diffuso tra le donne romane, che spesso si rivolgevano a lei per proteggere la salute della famiglia. Esistevano piccoli santuari e altari dedicati alla dea, soprattutto nelle zone paludose, dove le febbri malariche erano endemiche. Questi luoghi sacri erano spesso situati ai margini delle città, quasi a simboleggiare il confine tra la salute e la malattia, tra la vita e la morte.

Uno dei luoghi più noti dedicati a Febris era il Tempio di Febris sul Palatino, dove i fedeli portavano offerte e compivano riti per placare la dea. Le offerte tipiche includevano oggetti simbolici, come statuette votive o piccoli amuleti, ma anche erbe e piante medicinali, che riflettevano il legame tra il sacro e il curativo.

Febris e la Medicina Antica

Nella concezione romana, la malattia non era separata dalla spiritualità. I medici dell’epoca, come Galeno, riconoscevano l’importanza di conciliare le cure fisiche con le pratiche religiose. Febris, in questo contesto, rappresentava il ponte tra il mondo umano e quello divino. Invocarla significava riconoscere che la febbre non era solo un fenomeno corporeo, ma un evento che coinvolgeva l’anima e il destino.

Febris nella Cultura Popolare

Nonostante il suo ruolo specifico, Febris non è una delle divinità più celebrate nella mitologia romana. Tuttavia, la sua presenza è testimoniata da diverse fonti antiche, tra cui gli scritti di Cicerone e Ovidio. Quest’ultimo, nei Fasti, accenna ai riti di purificazione legati a Februa, sottolineando il legame tra la dea e i mesi invernali, periodo in cui le febbri erano più comuni.

Un’Eredità Simbolica

Oggi, Febris può essere vista come un simbolo dell’eterna lotta dell’umanità contro la malattia e l’ignoto. La sua figura ci ricorda come gli antichi cercassero di dare un senso ai fenomeni naturali attraverso il mito e la religione. In un’epoca in cui la scienza medica era ancora agli albori, divinità come Febris offrivano conforto e speranza, incarnando la convinzione che ogni male avesse una causa e, soprattutto, una cura.

Febris, dunque, non è solo una dea dimenticata del pantheon romano, ma una testimonianza del profondo legame tra spiritualità e medicina, tra il sacro e il quotidiano. Un’eredità che, in qualche modo, continua a risuonare anche nel nostro rapporto moderno con la salute e la malattia.


Se ti è piaciuto questo viaggio nel mondo della mitologia romana, condividilo e lasciami un commento! Qual è la tua divinità romana preferita? 🌿✨

Fonti Antiche

  1. Ovidio, Fasti
    • Ovidio menziona i riti di purificazione legati a Februa nel contesto del mese di febbraio, che prende il nome da queste pratiche. Il testo è una delle fonti principali per comprendere i rituali romani legati alla purificazione e alle divinità minori.
    • Libro II, versi 19-46: Ovidio spiega l'origine del nome del mese di febbraio e i riti di purificazione associati.
  2. Cicerone, De Natura Deorum
    • Cicerone discute delle divinità minori romane e del loro ruolo nella vita quotidiana. Anche se non menziona direttamente Febris, il testo è utile per comprendere il contesto religioso in cui si inserisce il culto di divinità legate alla salute e alla malattia.
  3. Varrone, De Lingua Latina
    • Varrone analizza l'etimologia delle parole latine, tra cui febris e februa, fornendo spunti interessanti sul significato religioso e culturale di questi termini.
  4. Plutarco, Vite Parallele
    • Plutarco, nella sua descrizione delle tradizioni romane, accenna ai riti di purificazione e alle divinità minori, offrendo un quadro più ampio della religiosità romana.

Fonti Moderne

  1. Georges Dumézil, La religione romana arcaica
    • Dumézil è uno dei massimi studiosi della religione romana e offre un'analisi approfondita delle divinità minori e dei loro ruoli nel contesto religioso e sociale.
  2. Mary Beard, John North, Simon Price, Religions of Rome
    • Questo testo è una delle opere più complete sulla religione romana, con un'attenzione particolare alle divinità minori e ai culti popolari. Include riferimenti a divinità come Febris e al loro significato nella vita quotidiana dei Romani.
  3. H.H. Scullard, Festivals and Ceremonies of the Roman Republic
    • Scullard esplora i festival e i riti romani, inclusi quelli legati alla purificazione e alla salute, fornendo un contesto storico per il culto di Febris.
  4. Robert Turcan, The Gods of Ancient Rome
    • Turcan analizza le divinità romane, comprese quelle minori, e il loro ruolo nella società romana. Il libro è una risorsa preziosa per comprendere figure come Febris.
  5. William Warde Fowler, Roman Festivals of the Period of the Republic
    • Fowler offre una panoramica dettagliata dei festival romani, inclusi quelli legati alla purificazione e alle divinità della salute, come Febris.

Fonti Online

  1. Perseus Digital Library
    • Un'ottima risorsa per accedere ai testi antichi in latino e greco, con traduzioni e commenti. Puoi trovare opere di Ovidio, Cicerone e altri autori citati.
    • Link: Perseus Digital Library
  2. Theoi Project
    • Sebbene si concentri principalmente sulla mitologia greca, il sito offre anche informazioni sulle divinità romane e sui loro equivalenti greci.
    • Link: Theoi Project

 

domenica 2 febbraio 2025

Wenchang Wang (文昌王)

 Wenchang Wang: il protettore degli studenti e della saggezza 📚✨


Nella ricca mitologia cinese, Wenchang Wang (文昌王), noto anche come Wenchang Dijun (文昌帝君), è una delle divinità più amate e venerate, soprattutto da studenti, studiosi e chiunque cerchi successo negli studi o nelle carriere intellettuali.


Wenchang Wang è il dio della cultura, della letteratura e della saggezza. Considerato il patrono degli studenti, è spesso invocato per ottenere buoni risultati negli esami, concorsi o in qualsiasi impresa legata alla conoscenza.


Le origini di Wenchang Wang risalgono a una fusione di credenze taoiste e tradizioni popolari. Si crede che rappresenti la costellazione di Wenchang, associata alla letteratura e alla conoscenza. Secondo alcune leggende, era in origine un uomo di nome Zhang Ya (张亚), vissuto durante la dinastia Jin (265-420 d.C.), noto per la sua saggezza e dedizione agli studi. Dopo la sua morte, fu divinizzato e associato alla protezione degli studenti.


Wenchang Wang è spesso raffigurato come un uomo anziano e saggio, seduto su un trono o in piedi, con in mano un libro o un rotolo di pergamena, simboli di conoscenza. A volte è accompagnato da due figure:

  • Kui Xing (魁星), il dio degli esami, rappresentato mentre calpesta una tartaruga (simbolo di longevità e saggezza).

  • Zhu Yi (朱衣), una divinità associata al successo accademico.


Gli studenti e le loro famiglie pregano Wenchang Wang prima di esami importanti o momenti cruciali della carriera accademica. Nei templi a lui dedicati, si offrono incenso, frutta e altri doni, chiedendo il suo aiuto per ottenere buoni risultati.
Uno dei templi più famosi dedicati a Wenchang Wang si trova nel Monte Qiqu (七曲山), nella provincia del Sichuan, meta di pellegrinaggi da parte di studenti e studiosi.


Wenchang Wang rappresenta l'importanza della cultura, dell'istruzione e della saggezza nella società cinese. Il suo culto riflette il valore attribuito al successo accademico e alla conoscenza, considerati strumenti per migliorare la propria vita e contribuire al bene comune.


Se siete studenti o state affrontando un esame, Wenchang Wang potrebbe essere il protettore che fa per voi! 🙏📖