Icona femminile di "Ultimo tango"
RARAMENTE un attore è stato tanto associato a un unico ruolo, a un unico film, quanto Maria Schneider: partner di Marlon Brando - indimenticabile, intensa e totalmente calata nel ruolo - in Ultimo tango a Parigi, capolavoro crepuscolare ed erotico firmato da Bernardo Bertolucci. E adesso il mondo del cinema piange la scomparsa della sua protagonista femmimile: l'attrice francese è morta a quasi 59 anni, dopo una lunga malattia. A dare la notizia, da Parigi, sono stati i suoi familiari.
Una vita difficile, complicata, drammatica, quella di Maria. Segnata da un'infanzia difficile, da problemi psicologici (accentuati forse dalla tossicodipendenza) e anche da quel ruolo "maledetto" accanto a Brando. A cui è stata sempre associata, e da cui in un certo senso non è riuscita a liberarsi.
La Schneider nasce nel marzo 1952, figlia illegittima dell'attore Daniel Gélin - che non ha mai voluto riconoscerla. Fin dalla prima giovinezza, forse per avvicinarsi indirettamente al padre, coltiva due passioni: la musica, ma soprattutto il cinema. L'esordio su grande schermo avviene a nel 1969, con Madly - Il piacere dell'uomo; seguono La tardona (1971) e Cari genitori (1972). L'exploit, però, avviene - sempre nel 1972 - quando Bertolucci la sceglie per il ruolo di giovane amante di un Marlon Brando di mezza età, in Ultimo tango a Parigi. Film decadente, triste, disperato, che a causa delle sue sequenze di sesso molto realistiche - sopratutto quella, celeberrima, del burro - in Italia va incontro a una
censura durissima, con interventi pesanti della magistratura. Difficoltà che in qualche modo contribuiscono a consolidare la fama del fil, che diventa immediatamente un cult.
Negli anni successivi, la Schneider non riesce però a ottenere ruoli altrettanto incisivi, in opere importanti. Con qualche eccezione. Anche perché la sua vita va alla deriva: tra le poche eccezioni Professione reporter (1975), Cercasi Gesù di Luigi Comencini (1982), Jane Eyre di Franco Zeffirelli (1996). L'ultima sua apparizione su grande schermo è in Qualcosa in cui credere (1998).
http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2011/02/03/news/maria_schneider-12014661/?ref=HRER2-1
Nessun commento:
Posta un commento