Sul piano interno, Adolf Hitler poteva contare su un ampio consenso tra la classe media tedesca, tra i veterani della I° Guerra Mondiale e tra i contadini grazie al suo nazionalismo (la Germania era uscita pesantemente sconfitta e umiliata dal conflitto) e all'anticomunismo. Candidato alle presidenziali del 1932, raccolse il 35% dei consensi: di fronte all'ennesima crisi di governo e al rischio di una guerra civile (il Partito comunista tedesco aveva molto seguito) nel gennaio del 1933 il presidente Hindenburg gli conferì l'incarico di cancelliere(primo ministro). Con la rapida formazione di uno Stato di polizia, ogni opposizione fu liquidata. A quel punto solo un colpo di Stato (tentato più volte, ma sempre fallito) lo avrebbe potuto rovesciare.
IPOCRISIE
Sul piano internazionale, Hitler era dunque un capo di governo legittimo. E le sue teorie non suscitavano particolare scandalo (l'antisemitismo era molto diffuso in tutta Europa). Così, con l'Accordo di Monaco (settembre 1938) non solo l'Italia fascista, ma anche l'Inghilterra e la Francia accettarono le rivendicazioni tedesche sulla Cecoslovacchia. Poco dopo, l'Urss stipulò un patto di non aggressione con la Germania che permise a Hitler, nel settembre del '39, di invadere la Polonia e attuare i suoi piani di espansione a est e di sterminio degli ebrei. Piani che troppo tardi il mondo prese sul serio.
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