SOLO QUELLI CHE SONO COSI' FOLLI DA PENSARE DI CAMBIARE IL MONDO, LO CAMBIANO DAVVERO (A.Einstein)

PER TUTTI
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domenica 9 gennaio 2011

DA LUNEDI' A LUNEDI' (Domenica)


E' Domenica allorquando,
con il cielo per coperchio,
rimirandosi a vicenda
bene seduti tutti in cerchio,
giorni e cose ed animali,
uomo e donna e beni e mali
si domandano ispirati
chi e poi chi li avrà creati.

La Domenica, elegante
in un ampio guardinfante
che s'è messa per la festa,
spiega loro chiara e lesta
che soltanto il vasto mondo
può rispondere al quesito.

Dietro suo cortese invito
su nel cielo s'apre allora,
come per telecomando,
uno schemo che d'aurora
ha la luce, e che premiando
ogni voglia di sapere,
mostra il mondo tutt'intero
mentre gira su se stesso,
più brillante, fiero e altero
d'un attore di successo.

Dice il mondo a chi l'ascolta,
e che per la prima volta
lo rimira a tutto tondo
come ben s'addice al mondo:

"Posso dirvi solamente,
con il cuore e con la mente,
che pur io con voi son stato
un bel dì fatto e creato
da un'essenza universale,
che pertanto è nota e vale
con i nomi più diversi
nei diversi suoi universi.

Che son tanti e sembran tutti
ora belli ed ora brutti,
a seconda dei momenti,
degli eventi contingenti
e degli occhi delle genti
che vedendomi rotondo,
perchè tondo appare il mondo,
non ammetton ch'io sia nato,
non rotondo, ma quadrato".

Se lo guardan tutti quanti
con occhioni da giganti,
e gli dicono perplessi:

"Cosa credi, che siam fessi?
Che sei tondo ognun lo vede,
e perciò non ci si crede
che una forma tanto bella
tu non vuoi che sia più quella".

Sbotta il mondo in un sospiro:
"Ascoltate, oppur mi adiro!

Non si tratta della forma
che rimane nella norma,
ma di quello che sta dentro,
della forma al cuor del centro,
e la forma al cuor del centro,
e la forma fa girare
non così, come le pare,
ma con moto e luogo all'uopo
di raggiungere lo scopo
di non mai girare a vuoto.

Vuoto! Vuoto! Vuoto!"
canta un'eco nelle menti
e nei cuori dei presenti,
che raccolgon la lezione
con la giusta soggezione.
Ora il mondo tira il fiato:
può parlare del tuo stato,
di se stesso e del pensiero,
tutto interno al sè più vero,
che lo fa girare in tondo,
che lo plasma come mondo,
come mondo illuminato
da un pensiero ben squadrato.

E conclude soddisfatto
dopo aver spiegato il fatto:
"Il pensiero non si vede,
ma l'avverte chi possiede
tanta voglia d'osservare
per studiare ed imparare.

Ogni giorno fa da sprone

al suo giorno successivo.
Ogni giorno da lezione
per tenere il ciclo vivo.
perciò, svelti, riposate:
con Domenica è finita
questa serie di giornate.
Da domani, Lunedì,
ricomincia la partita".

(Giacoma Limentani)

sabato 8 gennaio 2011

DA LUNEDI' A LUNEDI' (Sabato)


Il momento arriva tosto
con l'incedere composto
di Ser Sabato, il gran dì
che con far da sesto giorno, li risveglia lì per lì
con un lieve suon di corno.

Sono in piedi in un momento,
e prendendosi per mano
col sorriso più contento:
"Il mio uomo!" "La mia donna!"
si confidan piano piano.

Poi, turbati dal fracasso
della grande confusione,
vanno incontro agli animali
per far loro soggezione.

Come sia, come non sia,
ci riescono davero,
anche in fretta, ma non pria
che trascorra un giorno intero.

venerdì 7 gennaio 2011

DA LUNEDI' A LUNEDI' (Venerdì)


Pur vi arriva Giovedì,
che stremato dalla corsa, or ricorre alla risorsa
d'aspettar lì Venerdì.

E' suo tempo di venire,
e vedendolo sbucare
dritto dritto fuor dal mare,
gli domanda: "Come va?
C'è fracasso pur costà?"

"No, chè i pesci son tranquilli:
molti guizzi, niente strilli.
Di', lo vedi quel delfino
che lì salta nell'azzurro?
Lui fa un fischio fino fino,
più sottile d'un sussurro".

Giovedì sospira allora,
e indicando gli animali
che da gran rompistivali
non accenano a calmarsi,
lo consulta sul da farsi.

Venerdì ch'è più deciso,
a mal gioco fa buon viso:
"Se continuano a gridare
in sì grande confusione,
qui bisogna convocare
chi lor metta soggezione".
"Soggezione! E' presto detto!
Ma dov'è questo prefetto,
questo sindaco: il qualcuno
che può metter soggezione
ad un simile raduno?"

Venerdì salta d'un balzo
e prendendolo a braccetto,
prima fatto che non detto
con lui vola ancor più in alto
del bell'albero da frutto,
e dei rovi e soprattutto
d'una strana montagnola
con un buco dentro il centro,
per planar poi proprio dentro
il bel mezzo di un'aiola.

Lì due tipi più che strani,
con due piedi, con due mani
ed un fisico imprevisto
per chi solo bestie ha visto,
se la dormano tranquilli,
sordi e ignari degli strilli,
come della confusione
che dovrebbero placare
con la loro soggezione.

"Non ci resta che aspettare"
Venerdì dice pacato.
Giovedì, preoccupato,
vuol sapere chi mai sono,
il perchè dell'abbandono
che li rende come morti,
a che sorti son chiamati
e perchè non van destati.

Gli fa cenno Venerdì
d'aspettare con pazienza,
e di far buona accoglienza
ai tre giorni dell'inizio,
chè pur loro sono giunti,
per attendere compunti
il momento più propizio
a destar gli addormentati.

giovedì 6 gennaio 2011

DA LUNEDI' A LUNEDI' (Giovedì)


Nel chiarore della luna
Mercoldì scorge una duna
dove andarsi a riposare,
sì stremato dal guardare
che con gioia cede il passo
a chi preme senza chiasso
per non stare più nascosto,
e pigliare il giusto posto
ch'ora spetta al quarto dì,
anche detto Giovedì.

Ascoltata con passione
delle cose la canzone,
Giovedì più riflessivo,
ed assai più creativo,
dalle cose vuol sapere
qual è il senso, il fine, il vanto
del lor decantato incanto:

"A chi serve insomma l'acqua,
ed a chi l'ardor del fuoco?
E del fiore la bellezza,
se non c'è poi chi l'apprezza,
non è inutile, sprecata?

Dite quindi, e mi sia data
spiegazione esauriente:
voi servite a qualche cosa
oppur non servite a niente?"
Un sussurro immantinente,
fa stormir tutte le fronde.

Quasi a dare il nulla osta
alla vita che risponde,
fuor dai rovi sguscia verde
una biscia, e poi si perde
nel fragor d'una cascata,
dove beve e sta beata.

Un allegro trafficare
lo costringe a contemplare
cosa smuove i grandi rami
d'un bell'albero da frutto,
dove accade un po' di tutto.

Un uccello vi fa il nido
per la sposa, e lo protegge
sotto l'ala sua amorosa.
Uno strano animaletto
con la cosa come un fiocco,
con la lingua fa uno schiocco
per dir grazie ad un bel frutto,
e poi se lo pappa tutto.
E il ronzio che c'è da basso?
Non può farlo quel bel sasso!

Ed infatti raso terra,
dove l'erba si fa serra
per gli aromi ed i colori
del fiorir di mille fiori,
il ronzio si fa più intenso
perchè lì, quale compenso
del ronzante suo cantare,
ogni ape può succhiare
il buon nettare dei fiori,
e portarlo a sciami fuori
per produrci il dolce miele
che fa l'orso men crudele.

Ma più in là già l'erba è prato,
dove pascola beato
un insieme d'animali
con aspetti e voci, tali
da lasciare sbalordito
Giovedì, che incuriosito
gira tutto e a tutti intorno.

Lì sta, muto, un unicorno.

Lì conigli e talpe e lepri
si rimpinzan di ginepri.
Lì dei tori e delle vacche
fertilizzano il terreno
con le loro cacche squacche.

Lì, agitando la criniera,
c'è un cavallo che nitrisce.

Lì brucando s'impigrisce
una capra, e al sole, inerte.
un leone si diverte
a ruggire e spaventare
cento pecore d'un gregge,
che scappando bela e avverte
chè al timore mai non regge.

Ed è tutto un gran fuggire
e nitrire galoppando,
e muggire calpestando
chi saltella non sapendo
del pericolo tremendo
che lì tutti fa scappare.

E fin dove? Fino al mare.

mercoledì 5 gennaio 2011

DA LUNEDI' A LUNEDI' (Mercoledì)


Mercoledì che stava pronto
in attesa del suo turno,
e trovava un poco tonto,
oppur forse taciturno,
martedì che intimidito
non osava più parlare,
di parlar prese partito.

"Non bisogna bisbigliare!"
disse:"E se siete in gran fermento
per il "Sì!" detto dal vento,
su, gridatelo a gran voce!
Dal nocciolo della noce
la questione qui illustrate:
voi chi siete? Cosa fate?"
"Che facciamo? Noi viviamo!
E vivendo sopra il mondo
come lui contribuiamo
a tenerlo bello tondo".

La risposta non scontata
e neppure bisbigliata,
era tale da lasciare
molte cose a cui pensare.
Or grattandosi la pera
Mercoldì decise ch'era
la metà d'una risposta,
e siccome nulla costa
dir le cose per due volte
quando conta che sian colte:
"Cosa fate l'ho capito"
disse in tono assai compito
"ma, di grazia, ora volete
precisarmi chi voi siete?"

"Siamo cose, o almen lo siamo
se così veniam chiamate,
tutte insieme destinate
a parlare sempre in coro.
Ma il real capolavoro
della nostra quintaessenza,
è la singola esistenza
che ad ognuna da più gusto".

Così dissero, un trambusto
squarciò il mondo nella crosta,
della crosta ormai scomposta,
sorse un canto, un andantino,
non più coro nè bisbiglio,
e col tono più argentino
ogni cosa diede piglio
a mostrarsi per ciò ch'era:
sola, unica ed altera.

"Sono un fiore!"

"Sono un rovo!"

"Sono un sasso nuovo nuovo!"

"Sono un albero da frutto,
e non dir che sono brutto!"

"Io ti voglio strabiliare:
ecco, guarda, sono il mare!"

"Sono l'acqua che disseta
e la dieta ti completa!"

"Ed io fuoco che ti brucia,
ma che se gli dai fiducia
scalda e cuoce le vivande!"

"E perciò si sente grande!"
fa un vocione più deciso:
"Ma che dire del mio viso,
della gloria e lo splendore
con cui IO, per ore e ore
dono luce e gioia a tutto,
il bagnato rende asciutto
e coloro campi e aiole?
Guarda ME, che sono il sole!"

"No! Sta attento! Non guardarlo!"
grida forte un'altra voce:
"Alla vista troppo nuoce
la prestesa di fissarlo.

Guarda invece tutto intorno
all'accesa sua gran mole,
alla luce che produce
la gran lampada del sole.

Guarda e aspetta con pazienza,
chè al di là d'ogni apparenza
solamente fino a sera
sopra il mondo
il sole impera.

Quando a sera vien la notte,
dal profondo delle grotte
del riposo io prendo un velo,
ed insieme con il sole
mi ci avvolgo: io sono il cielo!"

"E noi siamo le sue stelle,
dolci e limpide sorelle.
Su nel ciel tessiamo un manto
per la luna ed il suo incanto,
che coi sogni più azzardati
pur gl'insonni fa beati".

martedì 4 gennaio 2011

DA LUNEDI' A LUNEDI' (Martedì)


Aprì gli occhi Martedì,
che guardando un po' più attento,
sbalordito percepì
come un forte ondeggiamento.
Riflettè poi Martedì
su quel mondo in movimento,
pensò molto e infin capiì
che nel mondo c'era il vento.

Disse allora a Lunedì:
"Non lo sentì questo vento
che ti sposta qui e costì?
Nel suo soffio il gran portento
che mettendo lì per lì
tutto quanto in movimento
lo crea pure!" E "Sì!Sì!Sì!"
rise il vento arcicontento.
Però tosto lo zittì
il bisbiglio d'un fermento:

"Cosa crede quello lì,
che noi siamo inanimate,
sciocche, stupide, patate?
Questo vento che ci sposta
è di grande faccia tosta!
Può spostando ricreare:
Quanto a farci oppure a fare,
beh,ci sta di mezzo il mare!"
...

lunedì 3 gennaio 2011

DA LUNEDI' A LUNEDI' (Lunedì)


Affacciandosi sul mondo
Lunedì lo vide tondo,
perchè tondo è l'orizzonte
come l'arco d'un gran ponte.
Nessun ponte però c'era:
c'era solo il mondo ch'era
un'azzurra,immensa sfera.

Lunedì vedendo intanto
del gran mondo un sol pezzetto,
panorama limitante
che lo rese circospetto,
diffidente chiese a un tratto:
"Chi sa dirmi chi l'ha fatto?"
...