SOLO QUELLI CHE SONO COSI' FOLLI DA PENSARE DI CAMBIARE IL MONDO, LO CAMBIANO DAVVERO (A.Einstein)

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mercoledì 25 luglio 2012

A Staccia e l'asina

 A Staccia e l'asina


(Cosmologia siciliana) 







Castello Normanno di Paternò (CT)

In questi giorni riflettevo sulla natura della cosiddetta religiosità umana. Per restringere il campo mi sono concentrato su quella che conosco per esperienza diretta e cioè quella siciliana.
Mi è venuto in mente un momento della mia giovinezza.
Eravamo in estate inizio luglio, mi ero alzato presto per andare nella vigna per raccogliere un po' di frutta, fichi, pesche e speravo anche su un po' di gelsi, quelli neri grossi e succosi che di rendono le mani come Caino, per poi lasciarti un marchio di golosità bruno violaceo.
Ero appena arrivato che dalla trazzera sento cadenzati rumori di zoccoli sulla pietra lavica, dall'angolo ecco sbucare prima la testa con le enormi orecchie e poi, sulla groppa, il mio caro Santipamma.    
- Voscenza benirica!
Lo apostrofo cordialmente.
- Tuttu bonu e binidittu!!!
Mi rispose.
Lo feci entrare dal cancelletto di legno e vedendolo un po' malfermo sulle gambe gli dissi di sedersi e di riposarsi per tutto il tempo che voleva.
Ringraziandomi mi disse:
- Attacca a scecca 'nda staccia.
-Staccia? E chi è a staccia?
- Come non sai chi è a staccia?
- Ma cà non c'è staccionata!
- No, a staccia è l'arburu ca to nonno chiantò 'menzu a stu curtigghiu. a staccia e unni si appennuni i vettuli co' mangiari, u ciascu i vinu e l'arburu chi sacru ca c'è no na campagna, ndi 'na vigna o davanti a na mannara.
navota l'annu si ci mettuno ne rami i vuredda, ficuto, cori e minghia di cunigghia, capretti...
Prima di chiantari l'arburu si metti na petra a fomma di ovu e i sticchioli di armali appena ammazzatu.

Ecco cosa erano quei gangi, oramai arrugginiti che erano legati sui rami più in alto della pianta di gelso.
Ora dopo anni riesco a coniugare questi fatti con l'antichissima e misteriosa Gereatide, la divinità senza sesso generatrice di tutta la vita, forse l'uovo cosmico da cui tutto scaturisce e a cui fu dedicata una città sicana:  
Hybla Gereatis.

Che viene identificata con l'odierna Paternò.

sabato 21 luglio 2012

Due libri sotto l'ombrellone

Due autori, due libri come due granite siciliane la prima ai gelsi con tanta panna, la seconda al caffè, per le brioche sperate sul vostro intelletto.


LUOGHI SOTTO SPIRITO


GERALD DURRELL






Vi  apre ai ricordi con occhi che vi faranno sorridere l'anima , quei particolari dell'essere umano che solo una buona penna sa tratteggiare.










Racconti che legano il cibo a tutto, al sesso, alla morte, al nulla..

giovedì 19 luglio 2012

Le cene di San Giuseppe - Salemi


















Un Santo che esce da tutti gli schemi è San Giuseppe, simbolo paterno e rappresentativo della famiglia, ma anche del lavoro manuale e soprattutto protettore dei poveri.
Chi meglio di lui può rappresentare lo spirito di ospitalità, accoglienza e carità che nel popolo siciliano si è formata nei millenni e che veniva nell'antica Grecia riassunto nel termine Xenia.
In questo spirito la sera del 19 marzo si usava allestire le tavolate di San Giuseppe.
L'usanza medievale era all'origine una cena offerta dalle famiglie dei ricchi a tre poveri, una donna, un uomo e un bambino a simboleggiare la Sacra Famiglia.
Col tempo i banchetti si allargarono a tutta la comunità e si arricchirono di decorazioni scenografiche, magnifiche sono quelle baroccheggianti che si svolgono a Salemi, in cui la tavola diviene una vera e propria Ara votiva lussureggiante e sfarzosamente piena di cibarie, dolci e frutti.
Tra queste pietanza sono da ricordare le tre forme di pani: u' Cucciddatu a forma di stella, a' Parma a rappresentare la palma che la tradizione vuole che nutrì la Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto e u' Vastuni a forma di bastone fiorito.
Da non dimenticare anche i Jadduzzi pani a forma di galletti che ricordano San Pietro.   




http://www.italianodoc.com/eventi/2008/salemi.cene.sangiuseppe.htm